Morti Marlane Marzotto: tutti assolti meno sindacati e media
Venerdi 19 Dicembre 2014 alle 21:23 | 0 commenti
Mentre a Pescara in Abruzzo per il caso Montedison tutti erano stati appena assolti (Repubblica.it: «Il disastro c'è per la mega discarica di Bussi, ma il resto è prescritto. Sono stati tutti assolti i vertici della Montedison nel processo che vedeva imputati a Chieti 19 tra ex amministratori, ex dirigenti e tecnici») è arrivata stasera la seconda "mazzata" per chi, più a sud, a Praia a Mare, sperava che i 107 morti della Marlane Marzotto nella sentenza del tribunale di Paola, attesa a venti anni dall'inizio delle indagini, trovassero almeno una ragione: fare da deterrente con una condanna esemplare per futuri omicidi sul lavoro, da non derubricare con falsa e assolutoria ipocrisia in "morti sul lavoro".
È giusto assolvere chi non sia colpevole per la legge umana o, peggio, per l'uso tecnico e dilatorio della legge umana, così dilatorio, 20 anni, da far perdere le tracce o far ingrigire nel tempo le prove di 107 morti seriali o cancellarle con i rimborsi di 30.000 euro dati dagli accusati, evidentemente loro stessi non convinti della propria innocenza, ai poveri, in senso letterale, parenti delle vittime.
I pm di Paola di fronte a mega avvocati difensori, da Longo e Ghidini in giù, avevano chiesto 62 anni complesivi di carcere per gli imputati, Pietro Marzotto, Lorenzo Bosetti & c.
Ma «l'assoluzione di tutti per tutto», come ci anticipa da Paola il nostro inviato Andrea Polizzo (a breve la sua cronaca), condanna tutti quelli, dai sindacati confederali ai media locali, che col loro silenzio, amplificato dallo scarso interesse dei loro omologhi nazionali, salvo qualche rigurgito finale della Rai, hanno lasciato che fosse presa in un quasi totale disinteresse complice la decisione odierna.
Forse qualcuno, solo i poveri pm una volta "comprati" i più poveri parenti?, proverà ad opporsi ma rimane agli atti un'altra sentenza i cui effetti non vanno pesati solo per il caso specifico ma per il "tana libera tutti" che questa assoluzione, dopo quelle dei casi Eternit e Montedison, conferma e consolida.
Come precedente legale e ancor più etico. Anzi no: immorale.Â
«Alla Marlane Marzotto, tutti assolti! Evidentemente a Praia a Mare non è morto nessuno, non è successo niente, nessuno ha inquinato. Nel nostro paese i lavoratori e i loro diritti non contano più niente. Oppure i morti ci sono, i malati anche, l'inquinamento pure. La giustizia sembra di no» urla chi, Giorgio langella, segretario regionale del PdCI, ha urlato fin dall'inizio, prima di noi e con noi insieme, a livello nazionale, a Il Manifesto.
E Luc Thibault, un altro che ha lottato in nome di Usb, aggiunge: «Non ho sbaglaito quando ho detto che non credevo alla "loro" giustizia. Che paese!»
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