Marlane Marzotto, PCI di Vicenza: l'appello finale, l'ennesimo a forze politiche, sindacali, mezzi di informazione, cittadini
Lunedi 4 Settembre 2017 alle 21:08 | 0 commenti
La notizia di un nuovo procedimento penale in itinere per la morte di 29 lavoratori alla Marlane Marzotto di Praia a Mare accende una nuova speranza che si possa ottenere verità e giustizia su una delle più devastanti tragedie del lavoro accadute in Italia (cfr. "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante") . Nell'indagine preliminare sono coinvolti Vincenzo Benincasa (responsabile dello stabilimento Marlane Marzotto, con procura per la sicurezza dal 1996 al 2001), Salvatore Cristallino (responsabile del reparto di tintoria dal 1989 al 2003), Ivo Comegna (responsabile del reparto di finissaggio dal 1986 al 2004), Carlo Lomonaco (responsabile di stabilimento dal 2002 al 2003), Attilio Rausse (responsabile di stabilimento dal 2003 al 2004), Silvano Storer (amministratore delegato della società Marzotto Spa dal 1997 al 2001) e Antonio Favrin (amministratore delegato e vicepresidente della società Marzotto Spa dal 2001 al 2004).
Alcuni organi di informazione riportano che sono indagati di "cooperazione in omicidio colposo e in lesioni personali colpose".
Quella della Marlane è una tragedia oscurata per troppi anni che ha visto la morte per varie forme di tumore di oltre 100 lavoratori della fabbrica tessile calabrese. Nel primo processo concluso il 19 dicembre 2014, tutti gli imputati eccellenti furono assolti per non aver commesso il fatto o perché il fatto non sussiste. Nelle motivazioni della sentenza si poteva leggere (come riportato da alcuni giornali dell'epoca) che "non sono stati individuati scostamenti significativi di patologie neoplastiche o comunque correlabili alle sostanze ritrovate nell'ambiente circostante" e che "utilizzando l'approccio epidemiologico "Sentieri" non si evidenzia un aumento di mortalità e di ricoveri nei comuni di Praia a Mare e Tortora rispetto alla regione Calabria".
Affermazioni sulle quali sembra lecito avere qualche dubbio. Com'è possibile ritenere che oltre cento morti su un totale di poco più di mille lavoratori che hanno lavorato in quello stabilimento sia una percentuale normale e accettabile? Come si può pensare che, per tutti quei decessi, non ci fosse una qualche causa da ricercare proprio in quella fabbrica e nelle condizioni di lavoro che c'erano? Perché dopo tanti, troppi, anni si poteva arrivare a un nulla di fatto, a un colpo di spugna su quella tragedia? Perché in quel primo processo ci sono stati continui rinvii, cavilli, eccezioni sollevate dagli avvocati difensori degli imputati eccellenti che ne hanno, di fatto, dilatato a dismisura i tempi del dibattimento? E perché la Marzotto, ultima proprietaria della Marlane, aveva offerto (e, in seguito, dato) qualche decina di migliaia di euro ai familiari delle vittime che si erano costituiti parte civile per "chiudere la faccenda" con la clausola che non avrebbero mai più preteso di avvalersi in nessun modo verso la Marzotto, la Valentino e le altre aziende interessate dal processo? Per bontà , per generosità ? Noi non lo crediamo. Pensiamo, invece, che questa elargizione sia stata una maniera di tacitare le parti civili e di ottenere qualche beneficio nel processo allora in corso.
Oggi la notizia che viene aperta una nuova indagine ci dice che la "questione Marlane-Marzotto" è tutt'altro che chiusa e che potrà proseguire la ricerca della verità anche dopo la chiusura del processo di appello prevista per il 25 settembre. Ci dice anche che chi ha continuato, anche dopo quel 19 dicembre 2014, a cercare, a porre domande, a lottare perché venisse fatta reale giustizia e venissero individuate le responsabilità su quanto è successo alla Marlane aveva ragione di insistere.
Noi, oggi, rinnoviamo per l'ennesima volta l'appello alle forze politiche e sindacali, alle associazioni, ai mezzi di informazione, ai singoli cittadini che hanno a cuore la Costituzione e principi in essa contenuti: non lasciateci soli. Alla Marlane-Marzotto di Praia a Mare è sicuramente successo qualcosa di tragicamente anomalo.
Vogliamo conoscere la verità , sapere quali sono le responsabilità per le malattie e i decessi che hanno fatto strage dei lavoratori di quello stabilimento. È un diritto di tutti e un dovere verso chi ha visto morire le persone care. L'indifferenza, il silenzio e l'omerta sono armi che uccidono. Noi le ripudiamo.
Per questo alziamo la testa e lottiamo per ottenere giustizia. Noi vogliamo gridare ora e sempre: Verità e Giustizia per i morti della Marlane!
Giorgio Langella, segretario regionale Pci del Veneto
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