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Ma il vero nemico è il "global"

Di Alessio Mannino Lunedi 4 Gennaio 2010 alle 12:23 | 0 commenti

Dal n. 176 di VicenzaPiù

Condannare il razzismo va bene. Tuttavia difendere il "locale" è un valore contro il mito economicista di un mondo unito, uniforme e livellato

 

McDonalds arabo (flick.com/marco bellucciCapitemi: non riesco a non vedere i torti e le ragioni di ogni punto di vista. In quello di Abdullah Domenico Buffarini c'è da scindere da una parte il merito specifico della contesa col Carroccio anti-Islam e dall'altra la prospettiva culturale con cui lui condanna il leghismo.
Quanto al primo, ho poco da aggiungere rispetto al mio articolo di due settimane fa sulle calunnie della Lega a proposito del mancato festival che avrebbe dovuto tenersi nel centro musulmano di via Vecchia Ferriera. Il terrorismo che ogni qual volta gli islamici organizzano qualcosa viene sparso a piene mani dal partito padano è pura strumentalizzazione della paura fomentata dall'ambaradan mediatico dall'11 settembre 2001 in poi: l'Islam, secondo la vulgata, sarebbe una minaccia alla nostra civiltà, alla nostra identità cristiana e occidentale. C'è il piccolo particolare che questa identità esiste solo nella testa dei Lovat, che ci crede pure, e in quella di chi la evoca con squallido cinismo elettorale.

Bandiere Leone di San Marco, Italia ed EuropaLa religione, i famosi "valori", la cultura ideale e storica del nostro Paese e dell'Occidente sono stati ridotti a maschere posticce attaccate con lo sputo ad un realtà sostanziale che nega tutto ciò alla radice: l'idolatria del denaro, il consumismo globalizzato, l'incultura televisiva, il nichilismo di massa foraggiato dall'apparato industriale e finanziario, che deve vendere i suoi prodotti e auto-alimentarsi per non crollare su sé stesso. Perciò mi viene da sorridere quando leggo i proclami di fede di certi politici neo-clericali: lanciano strali contro le altre religioni e non si avvedono che quella loro non dice più niente alla società profonda, che se e quando va a messa, dopo qualche ora il vero pellegrinaggio lo fa al centro commerciale.
E veniamo a Buffarini. Sottoscrivo in pieno, naturalmente, il suo rimando alla Carta costituzionale, che tutela la libertà d'espressione in tutte le sue forme, religiosa inclusa. Ma non la sua demonizzazione della Lega. Né la sua difesa della massoneria. Posso capire che per ragioni di vis polemica l'ex massone ricorra all'iperbole dell'accostamento coi Protocolli dei Savi di Sion e con l'antisemitismo hitleriano, anche se francamente la trovo un'esagerazione persino io. Ma che le logge massoniche abbiano avuto un ruolo occulto nella storia recente, dalla P2 di Gelli all'«interessamento» per eliminare dalla Costituzione europea ogni riferimento al cristianesimo, Buffarini non può negarlo. Legali o criminali, gli accordi e gli affari che certi "fratelli" fanno sfruttando l'affiliazione, dato che sono coperti da un velo di segretezza, a me danno repulsione. Esattamente come le manovre di ambienti economici e politici all'ombra dell'opinione pubblica, e se Buffarini mi legge saprà quanto batto questo chiodo riguardo alla malmostosa Vicenza delle consorterie. Non discuto i princìpi su cui si regge la Massoneria (anche se vorrei farlo, da antimoderno quale sono), così come il fatto che le sue attività ufficiali e la gran parte dei suoi iscritti siano senza dubbio puliti. Ma non si venga a dire che è tutto oro quello che luccica, anzi che non luccica vista la natura iniziatica e carbonara dei suoi riti.
Quello che non condivido per niente è il giudizio apocalittico sul localismo leghista. Nel suo intervento precedente, Buffarini dice di commuoversi per il sentimento di Patria che alberga nel suo animo. Qui si dichiara mondialista. L'Italia, se mai è esistita come Patria, oggi non lo è più. In questo in buona compagnia con tutti gli altri moderni e avanzati stati occidentali, il cui patriottismo è stato sacrificato sull'altare della globalizzazione economica (modello di sviluppo basato sulla crescita infinita) e politica (democrazia come dogma universale). Quando al mondialismo, secondo me è un sogno folle: equivale ad unirsi tutti in un abbraccio mortale, perché negare le differenze e il conflitto porta alla morte della Vita e della Storia. Fortunatamente, queste non si fanno ingabbiare in ideologie che non tengono conto delle loro contraddizioni. Fra le quali prospera anche il male delle guerre, delle contrapposizioni, degli odii, dei razzismi, d'accordo. Ma, scusate il filosofeggiare da seguace di Eraclito e Nietzsche, senza il male non c'è l'Uomo. Un pianeta kantiano, pacifista, bonificato dalle appartenenze irriducibili e dai contrasti che ne derivano, sarebbe un cimitero. Una landa ordinata, popolata da inquietanti automi privi di nerbo, obbedienti, sterilizzati, pacifici al punto giusto per essere i clienti ideali dell'industria globale e delle banche padrone. Perciò preferisco una sana riscoperta dei localismi, delle specificità, delle diversità, della dimensione a misura del singolo e della comunità a lui più prossima. Perché vi scorre il sangue, la passione, qualche ragione per vivere che non sia solo quella di lavorare, produrre e svenarsi per mandare avanti la baracca industrial-finanziaria. I leghisti, alle origini, rappresentavano un segnale di questo risveglio, benché anche loro ammorbati dal mito della fabbrichetta e degli schei. Ora si sono definitivamente fatti corrompere dagli agi di Roma e dei suoi palazzi. Anch'io ho orrore del loro razzismo da egoisti privilegiati, e nutro invece ammirazione per gli islamici orgogliosi della propria identità, che al contrario di quella nostra, inconsistente e propagandistica, resiste proprio al mondialismo di cui Buffarini si fa portabandiera (vedi l'Iran, che non molla). Il problema, per concludere, è che Buffarini è ancora avvinto al sol dell'avvenire della sinistra europea: un mondo retto da un universalismo buono, incorrotto, illuminista. Un'idea maledetta che, come è avvenuto col nero per caso Obama, fornisce l'alibi culturale all'universalismo di fatto, che è quello di rapina perpetrata dal sistema economico globale. Quand'è che la sinistra, atea massone o islamica che sia, lo capirà?

 

di Alessio Mannino


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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