L'intervista di CorVeneto ad Achille Variati su BPVi e Bortoli: a fine anno sarebbe bello buttar via il vecchio bronzo di una faccia. Che dice: "mai altri poteri sopra il mio"
Sabato 31 Dicembre 2016 alle 14:41 | 0 commenti
Il sindaco, Achille Variati, in un'intervista a Il Corriere del Veneto a firma di Gian Maria Collicelli, dopo essersi al solito autocelebrato per la sua «fatica» («alla sera, a casa, sono sempre molto stanco») che gli comporta il suo ruolo, pagato, ricordiamolo, con alcume migliaia di euro mensili oltre a un ben lauto emolumento da ex consigliere regionale per un totale che supera una decina di migliaia di euro al mese più annessi e connessi, "tocca" vari argomenti, tra cui il crac sulla pelle della gente (concittadini del primo cittadino di Vicenza o vicentini della provincia di cui è presidente) della Banca Popolare di Vicenza e il caso del dg comunale Antonio Bortoli, che, si è rifiutato di rispondere alle domande dei pm sull'ecomostro di Borgo Berga come fa un indagato qualunque e come non dovrebbe fare il massimo dirigente comunale.
Il sindaco e presidente della provincia di Vicenza, magari affaticato anche per le altre due cariche che, non solo per "tutelare" Vicenza, lo portano frequentemente a Roma (presidenza dell'Upi e partecipazione ai Cda di Cassa Depositi e Prestiti), risponde al giovane collega Collicelli con la solita "abilità dialettica", una locuzione che a fine anno, quando si rottama il vecchiume inutilizzabile e non quello di qualità , dovrebbe essere sostituita con la più immaginifica "faccia di bronzo": una faccia che compete, a livello indigeno, con quella dei più noti attori, in tutti i sensi, della politica, e diventa il mitico "Variatillo", un misto di un tranquillo Variati, quando c'è da pentirsi farisaicamente, ci perdonino i Farisei, e di un capopopolo alla Grillo, non ce ne voglia Beppe, quando si urla alla sicurezza e contro immigrati, drogati e prostitute.
Per Variati la giustificazione della sua conclamata cecità di fronte al dramma Popolare (in tutti i sensi) è dovuta a fatto che al Comune la Banca non inviasse informazioni diverse (però, che genio!) da quelle rassicuranti date in assemblea e nelle quali riponeva fiducia dimenticando che nel Cda della banca sedevano personaggi suoi dichiarati amici "di fiducia", ma non abbastanza, ci vuol far credere, dal raccontargli il vero, in primis Giuseppe Zigliotto, ed oggi indagati con Gianni Zonin, il cui potere di influenza su tutto il sistema locale, denunciato ufficialmente dal suo amato vice, Jacopo Bulgarini d'Elci, il "quattropoltrone" Achille nega di aver mai subito... lui uomo forte e così in gamba da non capire nulla di quello che avveniva nel palazzo della banca a pochi metri, simbolicamente, dalla sua abitazione privata.
E su Antonio Bortoli, silenzioso in Procura su fatti che riguardano amministrazione Variati, ora coinvolta dai suoi inopportuni e egoisti silenzi, e minacciato subito di chissà quali reprimende e punizioni, Achille Variati, assopita la buriana mediatica e fatti i suoi soliti proclami, se la cava con un "sto ampliando il mio ragionamento a una riorganizzazione dell'intera macchina comunale. Inoltre sul caso in questione ci sono pure vincoli contrattuali da rispettare".
Come a dire che se uno non merita più la fiducia per rimanere al vertice della macchina comunale e se la sua estromissione costa, magari come 100 metri della sua amata Tav anti Unesco, meglio non pagare il "licenziamento" e tenersi il "malfidato" contro cui pochi giorni prima aveva lui stesso tuonato in favore di microfono... Il peggior regalo che babbo Natale abbia mai fatto al giocherellone, sulla pelle altrui, Achille Variati.
Riportiamo, infine, perché ve ne facciate un'idea completa e, se avremo mal interpretato, "ci corrigerete", l'intervista al un sindaco che speriamo di non dover tollerare per tutto il 2017: potrebbe essere fatale a noi, alla nostra età , ma soprattutto a quel che rimane di Vicenza dove, dopo oltre otto anni di suoi calpestamenti, è difficile trovare ancora qualche filo d'erba che possa crescere.
P.S. Ci fa pensare molto, e speriamo di non essere i soli ad analizzarla nel prossimo futuro, una frase in cui Variati, per dimostrare la sua indipendenza dal sistema di potere, pare quasi rivendicare il "governo" di tutto quanto sia avvenuto dalle nostre parti. Rispondendo a Collicelli, che gli ricorda il "vicesindaco Jacopo Bulgarini d'Elci, che riferendosi alla presidenza Zonin durante un consiglio comunale ha parlato di un «sistema di potere che non poteva essere messo in discussione». È d'accordo?", Achille Variati, infatti, dice:
«Io non ho mai avuto un potere sovraordinato rispetto a me, in grado di condizionarmi, di impormi una linea o addirittura il silenzio. Di certo l'ex presidente Zonin, alla guida di una grande Banca, esercitava potere, ma come ce ne sono altri. E nessuno di questi era sovraordinato rispetto a me».
Variati ha, quindi, sempre deciso da solo anche quando qualcosa avveniva a sua insaputa, male per il "potere" senza sovrapoteri?
Oppure, se sapeva, era tutto deciso, se non da lui, con lui informato?
Cosa ben peggiore visti i risultati.
La domanda è inquietante se non riceverà subito da Achille Variati una risposta convincente.
«Bpvi, un errore fidarmi Ora riconquisti i soci»
di Gian Maria Collicelli, da Il CorrieRe del Veneto
Il sindaco, Achille Variati, inizia con la parola «fatica»: «Perché quello di sindaco è un ruolo che ne comporta molta e alla sera, a casa, sono sempre molto stanco». Per Variati quello che si apre domani sarà l'ultimo anno (completo) da primo cittadino. E la fatica impressa nelle sue parole, oltre che per il ruolo, viene anche dai cambiamenti a cui il Comune ha assistito, in primis quello che tocca la Popolare di Vicenza.
Sindaco, uno sguardo al 2016: è stato un anno molto importante per Banca popolare di Vicenza e lei di recente ha organizzato un convegno con rappresentanti anche di Governo, Banca e Regione. C'è chi dice però che la sua reazione sia stata tardiva.
«Bisogna sempre tenere a mente che i Comuni non hanno nessuna informazione preventiva in merito a quanto accade in Banca popolare e dunque anche noi siamo stati spettatori e vittime di quanto successo. La mia scelta di non parlare all'inizio della vicenda è stata motivata dalla volontà di non strumentalizzare un dramma».
Lei di recente ha detto che da questa vicenda i vicentini possono imparare a non avere fiducia cieca in niente e nessuno. Lei si fidava dei vertici di allora?
«I dati che venivano riportati nelle varie assemblee erano quelli di una banca solida, in crescita, e dunque anch'io forse ho fatto questo errore. Il vero tradimento è però alla fiducia di chi aveva messo tutti i propri risparmi in quell'istituto: in questo senso la fiducia avrebbe dovuto essere stata più condizionata e attenta».
Un'altra frase che ha colpito riguardo alla Popolare è quella pronunciata dal vicesindaco Jacopo Bulgarini d'Elci, che riferendosi alla presidenza Zonin durante un consiglio comunale ha parlato di un «sistema di potere che non poteva essere messo in discussione». È d'accordo?
«Io non ho mai avuto un potere sovraordinato rispetto a me, in grado di condizionarmi, di impormi una linea o addirittura il silenzio. Di certo l'ex presidente Zonin, alla guida di una grande Banca, esercitava potere, ma come ce ne sono altri. E nessuno di questi era sovraordinato rispetto a me».
Come vede il futuro della banca?
«Adesso è il momento in cui l'istituto deve fare delle proposte transattive ai soci, che devono essere accettabili, perché è necessario riprendere fiducia. Se ciò non avverrà temo che questa banca farà fatica a vivere ma in quel caso tutti perderanno tutto, dai dipendenti ai soci e al territorio».
A proposito di futuro, a breve dovrebbe arrivare la firma dell'addendum sulla Tav. I più maligni dicono che si tratta dell'ennesima firma...
«Spesso questo tipo di critiche arriva da chi per anni non ha fatto nulla e la bretella dell'Albera, con i lavori che inizieranno fra pochi mesi, è un esempio. La firma dell'addendum sulla Tav impegnerà Governo e Rete ferroviaria italiana a realizzare quel progetto».
Un progetto che però nel tempo è cambiato. La scelta di sposare un altro tracciato da parte del Comune è stata dettata anche dalle osservazioni mosse dall'Unesco?
«No, perché il tunnel criticato dall'Unesco era già stato scartato nell'ipotesi approvata dal consiglio comunale».
Cosa pensa della vicenda-Unesco?
«Spero che su questo tema tutti remino dalla stessa parte, per far rimanere Vicenza in quell'ente. Ma da questo caso dobbiamo imparare ad essere più attenti e rigorosi in ogni passaggio strutturale perché abbiamo la responsabilità , come amministratori, di gestire un sito patrimonio mondiale dell'umanità ».
Sulle grandi opere lei ha rivendicato il ruolo dei suoi costanti viaggi a Roma, ai ministeri. È questa la strada tracciata anche per il futuro?
«Penso che sarà importante anche per il sindaco di domani essere un sindaco con la valigia. E non solo verso Roma ma pure verso Bruxelles. Perché ci sono sempre più questioni che chiamano in causa anche l'Europa e i suoi canali di finanziamento».
Veniamo al caso-Bortoli. Cosa ostacola la sua decisione sulle dimissioni del direttore generale?
«È una questione delicata, entrambi stiamo riflettendo e io sono sempre stato convinto - e lo sono ancora - che il direttore generale abbia sempre agito nell'interesse pubblico. Ma sto ampliando il mio ragionamento a una riorganizzazione dell'intera macchina comunale. Inoltre sul caso in questione ci sono pure vincoli contrattuali da rispettare».
Gian Maria Collicelli
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.