Langella a Ciambetti sui "ladri della concia": chi giustifica o copre il reato diventa complice
Giovedi 8 Settembre 2011 alle 18:46 | 0 commenti
Giorgio Langella, segretario provinciale del PdCI FdS, risponde a Roberto Ciambetti che è intervenuto nel dibattito aperto anche dalla nostra intervista a Valter Peretti, presidente del settore concia di Assindustria. Pubblichiamo il suo contributo e siamo pronti ad ospitarne latri.
L'assessore Ciambetti riesce sempre a insegnarci qualcosa. Nel suo erudito scritto ci fornisce i numeri che danno l'idea dell'operosità degli imprenditori della concia. Sono numeri importanti ed è sempre un bene conoscerli. Specialmente in questo momento nel quale Arzignano e il "sistema della concia" sono messe sotto accusa. Gli imprenditori di Arzignano, ci dice Ciambetti, hanno creato ricchezza. E per creare ricchezza non hanno aspettato lo Stato. Quindi sono da ringraziare a prescindere da chi e quanto ha evaso, eluso o pagato in nero.
Bene, cioè male. Perché, a quanto risulta, gli imprenditori della concia hanno chiesto e usufruito (per lo meno al pari di tanti altri) di cassa integrazione e quant'altro. Un "aiutino" dallo Stato e dai lavoratori che pagano le tasse.
Il documento di Ciambetti è un elogio continuo dell'imprenditoria veneta. Giusto. Lo sappiamo, i veneti sono bravi e si tirano su le maniche quando serve. Ma (come risulta evidente non tanto dai numeri forniti dalla Guardia di Finanza, quanto dalla difesa di chi è indagato) ci sono imprenditori veneti (e, in questo caso, titolari di grandi aziende di Arzignano) che, forse, hanno commesso "qualche illecito". Lo fanno, è la giustificazione, perché costretti da un mercato troppo competitivo. Intanto, secondo gli accertamenti della Finanza, hanno accumulato impensabili quantità di denaro nei paradisi fiscali. Con le loro evasioni, impoverivano ogni cittadino onesto. Che importa. Sono "benefattori", si danno da fare, non "aspettano lo Stato". Non chiedono aiuti alla luce del sole. Semplicemente se li prendono in maniera truffaldina e per nulla onesta.
Questo succede in gran parte d'Italia. Questo succede al Sud come al Nord. Questo succede anche nell'operoso veneto. E succede anche che chi governa chiude qualche palpebra. Non vede, non vuole vedere. Giustifica, comprende le ragioni dei disonesti.
L'assessore Ciambetti ci insegna che chi ha evaso, chi ha commesso questo reato (che mi ostino a considerare odioso e particolarmente grave) ha "sbagliato". Ci dice anche che, però, hanno creato ricchezza vera. E allora basta con le "lezioni di onestà " da parte di chi "erode il PIL".
Vorrei chiarire un punto fondamentale. Chi non paga le tasse (e non interessa di quanti milioni di euro), chi sfrutta il lavoro nero, chi vende senza fatturare è un ladro. Un ladro perché ruba allo Stato e, quindi, a ognuno di noi. La ricchezza che crea è quella sua personale. Se pagasse il dovuto lui, forse, sarebbe un po' meno ricco ma i cittadini onesti sarebbero sicuramente un po' meno poveri. E lo Stato, il tanto vituperato Stato che dà lo stipendio a Bossi e, anche, a Ciambetti, avrebbe le risorse per fornire servizi migliori e più efficienti a chiunque. Questa è la realtà .
I ricchi signori che evadono il fisco sono ladri (siano del Nord come del Centro o del Sud). Ladri che rubano non per necessità o per fame ma per ingordigia. Vogliono diventare sempre più ricchi e, per questo, non guardano in faccia nessuno. Devono essere perseguiti e, se risulteranno colpevoli, dovranno essere condannati senza attenuanti né sconti di pena. Dovranno pagare tutto quello che hanno rubato. Perché, lo ripeto, sono ladri. E chi giustifica o copre il reato ne diventa complice.
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