La crisi continua nel vicentino: dati e analisi
Martedi 27 Aprile 2010 alle 20:13 | 0 commenti
Giorgio Langella, Federazione della Sinistra, Prc, PdCi - Continua la crisi (Fonte dati Veneto Lavoro). I primi tre mesi del 2010 segnano un peggioramento delle condizioni del lavoro. È un "fenomeno" diffuso in ogni provincia, in ogni settore.
Nella nostra provincia i dati evidenziano, da gennaio a marzo di quest'anno, una situazione tragica che si aggiunge a quella drammatica del 2009:
• le aperture di crisi hanno colpito 54 aziende (nello stesso periodo del 2009 furono 48) coinvolgendo 897 lavoratori (nello stesso periodo del 2009 furono 590);
• sono state chieste 1.976.354 ore di cassa integrazione ordinaria (nello stesso periodo del 2009 furono 990.966) e 6.107.174 ore di cassa integrazione straordinaria (nello stesso periodo del 2009 furono 604.492) per un totale di 8.093.528 ore. Ben oltre la media del 2009;• le aziende con trattamento di cassa integrazione straordinaria sono (al 31 marzo 2010) 162. A fine anno 2009 erano 127. L'incremento è quindi di 35 aziende;
• le domande di cassa integrazione in deroga sono 607 per un totale di 3.907.106 ore e 3.697 lavoratori interessati;
• la mobilità colpisce 485 lavoratrici e lavoratori nelle aziende con oltre 15 dipendenti (nello stesso periodo del 2009 furono 492) e ben 1.229 persone in quelle sotto i 15 dipendenti, in calo se ci si rapporta allo stesso periodo del 2009 quando furono 1.321, ma in netta crescita rispetto agli ultimi 3 mesi del 2009 quando furono 791.
Le cifre, nella loro freddezza, evidenziano l'assenza di una risposta concreta da parte di quella Repubblica (e quindi di comuni, province, regioni e stato) che per dovere costituzionale avrebbe l'obbligo di "rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese" (art. 3) e di riconoscere "a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto" (art. 4).
La situazione nei luoghi di lavoro è sempre più pesante. Il lavoro, a causa di leggi liberiste, è diventato precario e insicuro. Mancano prospettive e fiducia nel futuro. Si investe poco e male. L'unica risposta da parte delle Istituzioni è quella di aumentare gli ammortizzatori sociali, non quella di investire nel lavoro. Le associazioni imprenditoriali (Confindustria in primo luogo) sa solo pontificare sul sistema pensionistico che a suo dire è causa principale del dissesto e della crisi. Si dovrebbe aumentare l'età pensionabile ci dicono. E intanto l'INPS è in attivo e i giovani non trovano lavoro. Noi crediamo che sia necessario denunciare i responsabili della crisi a partire dal sistema bancario , da chi vuole tagliare ancora una volta le pensioni e i posti di lavoro, da chi delocalizza in territori che possono essere meglio devastati. Ma la denuncia non basta, dovrebbe essere la Repubblica, con azioni determinate e severe, a impedire di evadere il fisco, di pagare poco chi lavora, di sfruttare il lavoro dei migranti, di chiudere le fabbriche e i siti produttivi. Dovrebbe essere la Repubblica a farsi carico, con un intervento diretto, di un nuovo piano del lavoro che metta l'occupazione al primo posto delle emergenze nazionali (e locali). Ma si può credere che il governo Berlusconi-Bossi abbia l'intenzione di colpire l'imprenditoria disonesta e cialtrona che ha provocato questa situazione? Noi non lo crediamo, anzi sappiamo che senza un grande movimento popolare di resistenza e di unità per il lavoro, la crisi sarà pagata solo dai lavoratori.
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