Caso BPVI - Fondazione Roi: dopo VicenzaPiù se ne accorgono tanti. Comune non può non sapere ma fondamentali sono risposte di Iorio
Martedi 8 Marzo 2016 alle 11:51 | 0 commenti
Le rivelazioni di VicenzaPiù ("Gianni Zonin e la Fondazione Roi, ora è un caso: dopo le "puntate" flop su azioni BPVI la triangolazione per comprare l'ex Cinema Corso. Di mezzo Berlusconi, Unicredit, Intesa e... il Multisala Roma. In città c'è Rai Report") sugli acquisti di azioni BPVi per 29.000.000 di euro, ora di fatto azzerati, e dei costosi locali dell'ex Cinema Corso accompagnati da una storia a dir poco nebulosa, acquisti probabilmente illeciti oltre che "fallimentari" per la Fondazione Roi, che dovrebbe occuparsi per statuto solo di attività culturali e presieduta da Gianni Zonin, con accanto un Cda di nomina per la maggior parte della Popolare di Vicenza ma con un componente che risponde al Comune di Vicenza, hanno fatto seguito all'interrogazione comunale del M5S.
Ripresa e approfondita da noi e da altri media online, la vicenda della Fondazione Roi, che tocca anche il non ignaro Comune di Vicenza (al vice sindaco a assessore alla crescita, cultura inlcusa, Bulgarini d'Elci, che sul GdV osserva che «Qui la politica non c'entra, è una Fondazione privata in cui non ci sono enti pubblici che fanno nomine: c'è Giovanni Villa, membro di diritto come direttore scientifico del museo civico, non è nominato», facciamo notare che se Villa non è stato nominato supponiamo che debba almeno riferire a lui o al sindaco Variati), è stata ignorata bellamente dalla stampa locale fino a quando il caso non è scoppiato in assemblea della Popolare di Vicenza grazie all'intervento di Barbara Ceschi (nella foto), nipote del marchese Roi che, magari non in maniera totalmente disinteressata e, soprattutto, foriera di strumentalizzazioni che abbiamo supposto, ha chiesto"giustizia" per il lascito dello zio e ne ha avuto formale assicurazione dall'Ad Francesco Iorio, che "appariva" francamente sorpreso delle sue denunce.
Probabilmente, anzi sicuramente il 4 marzo, vigilia dell'assemblea storica (drammatica?) della Popolare il buon Iorio aveva ben altro da fare ma l'addetto ai rapporti esterni della Banca era già al corrente di tutto perchè gli avevamo inviato, perchè la girasse al presidente Stefano Dolcetta e proprio all'Ad Iorio, una domanda per la quale, dopo le sue fatiche del week end, gli abbiamo sollecitato una risposta in questo modo:
«
Spett.le Banca Popolare di Vicenza
c.a.Â
Presidente dr. Stefano Dolcetta
Ad dr. Francesco Iorio
tramite Ufficio relazioni esterne
dr. Giampiero Beltotto
Â
Alla luce degli ulteriori sviluppi su tutta la stampa del caso della Fondazione Roi (azioni BPVi acquistate e ex Cinema Corso rilevato) da noi sollevato e degli impegni presi in assemblea dall’Ad Francesco Iorio, da noi riportati (http://www.vicenzapiu.com/leggi/iorio-rimborso-a-soci-scavalcati-per-vendita-azioni-fidi-baciati-a-rientro-e-luci-su-caso-fondazione-roi-svelato-da-vicenzapiu ) sollecitiamo la risposta alla domanda posta venerdì 4 marzo sulle informazioni di vostra diretta pertinenza e cioè
“chiediamo di conoscere, così come risulta dal Libro Soci, i dati (importi, numero, date, provenienza) sul possesso di azioni della vostra banca da parte della suddetta Fondazioneâ€.
Nel ringraziare per la chiarezza che sicuramente vorrete fare senza ulteriore indugio, porgo i miei più cordiali saluti.
Giovanni Coviello
Direttore responsabile VicenzaPiù Magazine, VicenzaPiù.Tv, www.vicenzapiu.com
»
Siamo sicuri che la Popolare di Vicenza risponderà tramite noi ai nostri lettori utilizzando i servigi del collega Beltotto, che da tempo, pur essendo pagato per questo, ha perso la buona abitudine di rispondere, magari, e percho no?, anche duramente a domande di sicuro "dure" per l'Istituto, che ha, non dimentichiamolo, duramente colpito i portafogli dei riasparmiatori.
Iorio ha tutto l'interesse a rimuovere dubbi anche sul caso Fondazione Roi - BPVi visto che ora se ne è accorta tutta la stampa locale, della quale, uno per tutti, pubblichiamo uno dei pezzi apparsi oggi su Il Corriere del Veneto, che, pure, ha un editore che per il 49% è titolare della testata locale de Il Corriere della Sera e che tra i soci vede l'onnipresente Gianni Zonin.
Peccato solo che i colleghi estensori dell'ottimo articolo inizino in un modo che sembra dimenticare che il caso non è nato "nei corridoi della politica vicentina" o "in ambienti culturali" ma su queste pagine web e su quelle di VVox...Â
Fondazione Roi «azzerata» appello a Comune e Regione «La gestione va controllata»
Se ne parlava nei corridoi della politica vicentina, si commentava in ambienti culturali, si sussurrava fra le vicende della Popolare di Vicenza. Ora, però, la situazione della Fondazione Roi esplode e diventa un caso. Perché alle mezze parole e ai commenti sottovoce si affiancano lettere pubbliche inviate alle istituzioni politiche e giudiziarie affinché «verifichino la gestione e la consistenza del patrimonio dell'ente». E pure a Palazzo Trissino, adesso, la fiducia nell'operato del consiglio di amministrazione dell'ente inizia a incrinarsi, serpeggia sfiducia e si fa sempre più insistente la voce che dal Comune vorrebbe un ricambio alla guida della Fondazione. Insomma, il vascello della realtà creata dal marchese Giuseppe Roi naviga in acque agitate. Tutto nasce, in realtà , dall'effetto che la svalutazione delle azioni dell'istituto di credito vicentino ha sulla Fondazione. Uno dei principali ente di mecenatismo culturale del capoluogo (e in assoluto il maggior benefattore nei confronti di Palazzo Chiericati) mantiene nel proprio patrimonio 471.026 azioni della banca per un valore che dai 29 milioni dei mesi scorsi è sceso a 2,9 milioni, per effetto dal passaggio del valore dei titoli da 48 a 6,3 euro. Capitale decimato. E già il mare iniziava a incresparsi. Ma a smuovere le acque è stato l'intervento della nipote del marchese Roi, Barbara Ceschi a Santa Croce, durante l'assemblea della banca di sabato: «La Fondazione è stata governata nel malaffare» ha detto Ceschi a Santa Croce, riferendosi, nello specifico, all'acquisto da parte della Fondazione dell'ex cinema Corso in città a un prezzo «pari a 8 mila euro a metro quadro». Due giorni dopo arriva la tempesta perfetta tramite una lettera inviata alle istituzioni (Comune, prefettura e Regione), ma anche alla procura e ai vertici di Banca popolare di Vicenza, firmata da esponenti della società e del mondo culturale vicentino fra cui anche la stessa Barbara Ceschi a Santa Croce e l'ex assessore alla Cultura Mario Giulianati.
«Siamo semplicemente un gruppo di diciotto cittadini - dichiara Giulianati - che ha sentito la necessità di chiedere spiegazioni, un atto che consideriamo dovuto alla memoria del marchese Giuseppe Roi e nei confronti della città ». Nel testo si cita lo statuto della Fondazione in cui all'articolo 2 dichiara che l'ente «ha lo scopo di favorire il museo civico di Vicenza (...) e le sedi museali vicentine» e si prosegue definendo la composizione del Cda della Fondazione: «da cinque a sette membri compreso, di diritto, il direttore del Museo civico (incarico ricoperto da Giovanni Villa, ndr)». Il messaggio, però, è chiaro: «I vertici della banca - si legge - si sono impossessati del Consiglio della Fondazione, con presidente e vice che sono gli stessi dell'istituto di credito (rispettivamente Gianni Zonin e Marino Breganze, ndr)».E ancora: «Si pone oggi il problema di verificare lo stato del patrimonio della Fondazione e la composizione degli investimenti operati in questi anni. I documenti relativi a bilancio, inventario beni e rapporti dei revisori dei conti non sono pubblici, ma occorre che vengano messi a disposizione delle autorità al fine di capire l'eventuale entità dei danni patrimoniali conseguenti alle note problematiche della Popolare vicentina». E infine il messaggio alle istituzioni, a cui i firmatari chiedono «di intervenire per assumere la documentazione e svolgere le verifiche che consentano di valutare i comportamenti gestionali e la consistenza del patrimonio».
«Roi - sottolinea Giulianati - aveva fatto un atto di grande generosità nei confronti di Vicenza e dei musei civici e vedere che tutto sparisce in un colpo viene da chiedersi perché. Pensiamo che la cosa migliore sia chiedere spiegazioni».
Gian Maria Collicelli
Benedetta Centin
Corriere del Veneto
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