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Cioni: la cogestione, soluzione alla crisi

Di Alessio Mannino Mercoledi 16 Settembre 2009 alle 21:01 | 5 commenti

Alex Cioni (PDL)Lettera aperta al direttore


LA CRISI COME VOLANO PER LA PARTECIPAZIONE DEI LAVORATORI ALLA GESTIONE DELLE AZIENDE
Si è parlato e scritto tanto in questi mesi in merito alle responsabilità e sulle cause dell'attuale crisi economica che a detta di molti è la più grave dal secondo dopoguerra. Attraverso questo modesto intervento è mia intenzione invece suggerire una discussione di cui si è sempre parlato e scritto poco o male anche per via di pregiudizi ideologici o strettamente legati ad interessi di casta oggi non più difendibili: la socializzazione, ovvero la partecipazione dei lavoratori alla gestione e/o agli utili delle aziende così come previsto anche dall'articolo 46 della Carta costituzionale italiana.


In una stagione come l'attuale dove un pò tutti prendono le distanze dal dogma del "mercatismo" - come lo ha definito brillantemente il ministro Tremonti - e da un liberismo sfrenato senza regole e un codice etico, può essere l'occasione epocale per affrontare finalmente una riforma sociale che si muova nella direzione di un riequilibrio dei rapporti di forza all'interno del mondo produttivo al fine di rendere il lavoro sempre meno oggetto e sempre più soggetto della produzione. Dall'inizio dell'anno l'aumento della disoccupazione è un fatto conclamato come è un fatto oggettivo che più di qualche imprenditore ha colto la palla al balzo concessa dalla crisi economica per giustificare dei tagli al personale non sempre necessari all'azienda, ma funzionali all'accrescimento del tornaconto individuale in termini di profitto. Non è possibile affrontare in questa sede tutta la storia recente di coloro che negli anni si sono pronunciati a favore del concetto partecipativo nel mondo del lavoro; una visione avveniristica che risale alla metà dell'ottocento da un ideale mazziniano, nazional-popolare e antimarxista. Un'idea che ha trovato in Europa vari modi, fino ad ora parziali, per attuarsi
La stessa Chiesa cattolica nel corso del novecento si è espressa a più riprese in tal senso, nel 1981 Papa Giovanni Paolo II scriveva in un'enciclica di revisione del "rigido" capitalismo e del concetto di proprietà privata dei mezzi di produzione, rilevando: "in questa luce acquistano un significato di particolare rilievo le numerose proposte avanzate dagli esperti della dottrina sociale cattolica ed anche del supremo Magistero della Chiesa. Sono queste le proposte riguardanti la comproprietà dei mezzi di lavoro, la partecipazione dei lavoratori alla gestione e/o ai profitti delle imprese, il cosiddetto azionariato del lavoro, e simili. Indipendentemente dall'applicabilità concreta di queste diverse proposte, rimane evidente che il riconoscimento della giusta posizione del lavoro e dell'uomo del lavoro nel processo produttivo esige vari adattamenti nell'ambito dello stesso diritto della proprietà dei mezzi di produzione".
Sta di fatto che al di là bei buoni enunciamenti l'unico tentativo degno di nota di applicazione dei suddetti principi, seppure in un contesto storico particolare e sospinto da una visione ideale più mazziniana che cristiano sociale, lo troviamo nel 1944/45 durante la Repubblica sociale italiana senza però riscuotere grande successo, un pò per l'opposizione degli occupanti tedeschi - fiancheggiati nell'occasione dagli industriali italiani - e, soprattutto, dalla non lieta situazione interna connessa agli eventi bellici.
Eppure, solo due anni dopo, nel 1947, i costituenti antifascisti, malgrado le resistenze di natura trasversale che hanno visto comunisti, sindacalisti e industriali dalla stessa parte sul fronte del no, hanno sancito con l'articolo 46, anche se in modo generico, una piccola ripresa del principio partecipativo. Come sappiamo nei successivi sessant'anni tale articolo è rimasto invece lettera morta, mentre reiterate resistenze ad oltranza si scagliavano verso tutti coloro che di tanto in tanto ne proponevano l'applicazione.
Detto questo, tornando ai nostri giorni, ritengo che si possa discutere serenamente e senza preconcetti ideologici di partecipazione. Lo stesso ministro al Welfare Sacconi ne ha parlato nei mesi scorsi al congresso della Cisl sostenendo che: "il momento e' giunto, l'Italia può partecipare alla vita delle imprese e i lavoratori assumere fino in fondo un livello partecipativo".
Insomma, dopo gli anni in cui solo gli esponenti del Movimento sociale italiano sostenevano l'istituto partecipativo attraverso una simbolica proposta di legge in parlamento la logica conseguenza sarebbe che i buoni propositi di testimonianza di ieri oggi si trasformino in fatti, dal momento che molti di questi signori stanno seduti sui banchi del governo. Un governo, tra l'altro, che si ritrova con una maggioranza solida come mai accaduto prima.
Ciò nonostante, ritengo realistico arguire, che una riforma di questo genere - la quale andrebbe nella direzione di una fattiva giustizia sociale - sia legata anche alle sorti del neonato Popolo delle Libertà. Fintantoché il Pdl non assumerà le vesti di un partito vero, non di novecentesca memoria per carità, ma all'interno del quale la partecipazione movimentista sia il reale motore trainante, credo sia facile prevedere che anche durante questa legislatura le parole di Sacconi rimarranno lettera morta. Tuttavia, non è neanche da escludere che possa essere proprio il "decisionismo" che contraddistingue l'attuale governo Berlusconi a porre nel rilievo dell'agenda questa questione; ovviamente molto dipenderà dal Cavaliere e dal suo convincimento sulla opportunità di una riforma di questo genere.
Concludendo c'è da sperare che dall'attuale condizione di recessione economica si possa uscire con un reale spirito innovatore, non solo prendendo atto convintamene che è stato il "mercatismo" a produrre i guasti della società economica occidentale, ma che da questa situazione di degrado materiale - e aggiungo spirituale - nasca un vero e proprio laboratorio di idee e di proposte per edificare un sistema economico libero come sociale, dell'impresa come del lavoro, e per questo partecipativo: vale a dire propedeutico ad una nuova civiltà del lavoro dove al centro di tutto ci sia l'Uomo, mentre il profitto viene subordinato a strumento per il raggiungimento dell'equità sociale.
Alex Cioni
Popolo della Libertà

 

L'idea, di derivazione corporativista, della partecipazione dei lavoratori alla proprietà delle aziende non sarebbe affatto male, quanto meno sulla carta. Peccato solo che il mussoliniano Cioni la leghi ai "convincimenti" del Cavalier Berlusconi, che a differenza del Cavalier Mussolini non è mai stato neppure sfiorato dalla prospettiva di superare il capitalismo, suo brodo mentale e unico orizzonte politico (mercatismo è una patacca inventata dall'ex comunista, ex socialista, ex liberista, ex tutto Giulio Tremonti). Cari miei, non ci sono più nemmeno i fascisti di una volta...

a.m.

 

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Commenti

Inviato Giovedi 17 Settembre 2009 alle 15:06

Rilevo che non andiamo mai bene. Prima ci accusano di essere dei maledetti fascisti da appendere a testa in giù se possibile, poi provano una certa nostalgia per i fascisti di un tempo... Mah, delle due, l'una per favore.
Per quanto riguarda le questioni serie, il sottoscritto è da anni che sostiene la necessità di "riformare" il rapporto di lavoro tra padronato e salariato. Cito un esempio: quando alla fine degli anni 90 a Schio e a Valdagno si questionava contro la delocalizzazione della Lanerossi Marzotto gli unici a rappresentare - al tempo per conto della Fiamma tricolore - l'idea rivoluzionaria (perché questo è) della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende, eravamo io assieme al solito manipolo di "reduci-nostalgici-fascisti" come un tempo ci chiamavate pure voi. Per questo non chiedo di essere monumentalizzato, però mi ricordo bene le contestazioni che ricevevamo a destra come a manca, dai liberal-liberisti di ambo le parti, come pure dai comunisti. La storia che si ripete si potrebbe dire. Ma tant'è!
Si può contestare, può non piacere il Pdl ma almeno oggi possiamo dire che almeno una discussione nel merito è partita, ed è stata proposta all'interno delle fila del Pdl e non di certo dalla cosiddetta opposizione del Pd o dalla sinistra radicale e/o comunista che di far partecipare i lavoratori non gliene è mai fregato nulla, vuoi perché l'ha sempre considerato uno strumento funzionale al capitalismo, vuoi perché un certo tipo di sindacalismo parassitario verrebbe molto probabilmente ridimensionato.
Con ciò - e lo scrivo pure nel mio intervento che gentilmente avete pubblicato - ho dei seri dubbi che si farà la "partecipazione" in Italia, molto probabilmente al massimo ne può venir fuori un surrogato da quello che leggo in queste ore; ma ritengo estremamente positivo, lo ribadisco, che si inizi almeno a discutere di questa questione. Visto come venivamo accolti non meno di dieci anni fa è già un piccolo passo avanti.

Cordialmente,

Alex Cioni
Inviato Giovedi 17 Settembre 2009 alle 16:29

Caro Cioni,
perchè quanto lei sostenga "vada bene" dovrebbe compiere due operazioni. Non semplici, gliene dò atto. 1) Prendere coscienza, se le è sfuggito, che la filosofia politica ed economica, se così si può chiamare, che anima il PdL in cui è entrato non ha nulla, ma proprio nulla, di "rivoluzionario". E' il vecchio miscuglio di liberismo a parole e statalismo di fatto, con il secondo che ha preso il netto sopravvento sul primo (vedi caso Alitalia, vedi finanziamenti salva-Roma e salva-Catania, vedi Tremonti-bond, vedi aiuti alle banche, vedi eccetera eccetera). Ora Sacconi tira fuori dal cappello la soluzione magica, su cui giustamente chi viene dal Movimento Sociale rivendica la primogenitura. Ma con che faccia lo fa, dopo aver proposto di limitare il diritto allo sciopero ed essendo un glorificatore della flessibilità, vera condanna alla precarietà esistenziale per i giovani? Ergo, mi scusi: che ci fa uno come lei intruppato in un partito di simili facce di bronzo? Non se n'è accorto? Non legge i giornali? O è meglio avere un posticino in un grande partito sperando in una candidatura che languire a fare gli idealisti fuori dai grandi giochi? 2) Personalmente, che uno sia fascista non lo trovo quell'immonda mostruosità morale che fa scattare i nervi agli antifascisti in servizio permanente effettivo. Lo trovo politicamente stupido e sommamente antistorico, come ho già avuto modo di scrivere in passato. Ma se uno in cuor suo lo rimane, a maggior ragione non può andare a braccetto con un'accolita di adoratori del profitto e del privato com'è la destra berlusconiana. E glielo dice uno per il quale destra e sinistra, oggi, sono ridotte a due bande le cui differenze ideali si misurano su quanto ce l'ha duro il premier, dato che per il resto il pensiero è unico (sviluppo, globalizzazione, consumismo). Quindi, per restare coerente con le sue origini, uno come lei dovrebbe chiuderle nell'armadio del passato e trovare idee adatte a questo tempo. Una di queste può essere benissimo la partecipazione dei lavoratori. Ma santoddio, mettendo in discussione tutto il sistema economico, altrimenti si prende in giro la gente. Esattamente come fa un Sacconi (o un Tremonti).
Come vede, siamo disponibilissimi a dare spazio e confrontarci con tutti. A patto di farlo sulla base dell'onestà intellettuale. E politica.

Alessio Mannino
Inviato Martedi 22 Settembre 2009 alle 03:24

Va bene trasformeremo quell?Aula sorda e grigia (il parlamento) in un bivacco di manipoli!
Sprangheremo il parlamento e costituiremo un governo di soli fascisti.
Quindi esortiamo Cioni ad essere coerente con le proprie origini, quindi per non prendere in giro la gente gli consigliamo di fare dei paralumi con la pelle di Sacconi e di Tremonti.
Ma sant?iddio, proprio come dice Lei Signor Mannino, concentriamoci sulla validità, e appunto sull?attualità della proposta. Discutiamo, e farlo è già molto, e aggiungo che per fortuna ci sono persone come Lei che appunto non si scandalizzano di parlare delle cose buone del ventennio e delle tesi di chi a quel periodo fa riferimento.
Il principio della socializzazione dei beni di produzione di ricchezza è una questione già affrontata fin da Platone, ma venendo a tempi più recenti si può osservare che anche se la politica italiana per sessanta anni è stata caratterizzata da un sostanziale immobilismo, e la Democrazia Cristiana ha governato la cosiddetta prima Repubblica senza una vera opposizione, (Infatti il Partito Comunista venne associato al potere con il compromesso storico e la solidarietà nazionale, il Movimento Sociale Italiano, quanto meno nella sua dirigenza, sosteneva la NATO, i colonnelli greci, la "legge Reale" e quant'altro.) si è sempre parlato di socializzazione. Si possono citare nomi come Stanis Ruinas (al secolo Giovanni Antonio De Rosas) che con Giorgio Pini, Bruno Rassu ed altri, tentarono fin dal dopoguerra di sostenere le tesi tanto care al buon Alex.
Anche nel PSI un gruppo di «senza tessera», tra i quali il senatore Arduino Agnelli, l?onorevole Franco Ficarelli, assieme a "l'Avanti" con Enrico Landolfi, si era dato vita alla componente "Socialismo Tricolore".
Questo per farle capire la bontà e la diffusione del ?concetto di socializzazione? che però ha sempre trovato franchi oppositori in coloro che antepongono i loro interessi personali, o di casta, o di partito ai veri interessi della collettività.
Per concludere le faccio una domanda visto che Cioni, secondo Lei, non può andare a braccetto con un'accolita di adoratori del profitto e del privato com'è la destra berlusconiana, e tenendo conto dell?attuale assetto politico italiano dove ed al fianco di chi pensa che l?ex coordinatore veneto di Azione Sociale possa portare il suo umile ma sicuramente interessante contributo?
La ringrazio dell?eventuale spazio e della sua attenzione,
cordiali saluti
Gianpaolo Vicardi
Inviato Mercoledi 23 Settembre 2009 alle 16:00

Caro Vicardi,
semplice: con nessuno. Ho sempre ammirato l'orgogliosa estraneità del vecchio Msi al sistema di potere. Ghettizzati a causa di quella truffaldina e antidemocratica conventio ad excludendum che era l'arco costituzionale, i missini avevano quanto meno conservato l'onore. Oggi non c'è una sola forza nel panorama nazionale che prenda seriamente in considerazione idee forti e libere dal pensiero unico turbocapitalista. Certo, continuando su quella eroica china si quaglia poco. Ma perchè, caro Vicardi, in buona fede lei crede che in seno al PdL si otterrà un solo provvedimento concreto nella direzione che lei auspica? Per favore, restiamo coi piedi per terra. E non inganniamoci da soli, chè già ci pensano in molti a ingannarci gonfiandosi di parole a cui non seguono mai i fatti.
a.m.
Inviato Venerdi 2 Ottobre 2009 alle 09:26

Non si inganna nessuno ci si limita a prendere atto di alcuni fatti oggettivi.
Quando sentiamo parlare un ministro come Tremonti, cioè colui che sulla scrivania ministeriale esponeva un barattolo di pelati Cirio (spiegando ai suoi interlocutori che l'affare della svendita di Prodi della Cirio Bertolli De Rica alla Unilever - e lo spezzatino conseguente - era stato assai sporco ), non diciamo di essere soddisfatti però è innegabile che il signore dica delle cose interessanti.
Del resto è lui che ha percepito le avvisaglie della crisi finanziaria mondiale; è lui che che ha criticato Draghi per le csd "liberalizzazioni" delle industrie strategiche nazionali; è lui a imporre per legge - capitolo inattuato - il rientro al Tesoro di un patrimonio (le quote della banca d'Italia) detenute illecitamente da istituti di credito dediti esclusivamente a fare profitto privato. E' lui a puntare il dito contro le centrali plutocratiche del profitto e dell'usura; è lui ad indicare la partecipazione dei lavoratori di cui sopra...
Insomma, è evidente che questo Tremonti "rivoluzionario" - molto a parole, un pò meno nei fatti, ha almeno il coraggio di dire ciò che pensa, di tentare qualcosa, e di dire ciò che sarebbe giusto fare. Per noi tutto questo non è poco, ragion per cui perché non dovremmo appoggiare attivamente questi ragionamenti sostenuti da un esponente di spicco del Pdl?. Tutto sommato, se vogliamo dirla tutta, non siamo noi i fuori posto in questo momento, ma casomai gran parte di quei personaggi di area FI o An che fino a ieri consideravano le logiche del libero mercato come un dogma.
Ci riuscirà Tremonti? Lo faranno fuori? E' evidente che quest'uomo si deve cimentare con un mondo liberal-democratico, una politica liberal-democratica e un'Italia liberal-democratica...

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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