Utente: Alex Cioni (scledum)

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Ultimi commenti di Alex Cioni (scledum)

Inviato Martedi 24 Aprile 2012 alle 16:06

Bah..Variati usa termini che applicherei per ben altri motivi visto tra l'altro quanto accade in Italia e nel mondo...per esempio li userei per quel mondo della finanza apolide che a giorni alterni utilizza messaggi mafiosi per controllare le politiche dei governi eletti dai popoli...questo gesto notturno è semplicemente un atto vandalico che va stigmatizzato ma che come tale va commentato...
Inviato Sabato 5 Dicembre 2009 alle 13:44

Non è un mio pezzo ma ritengo giusto condividerlo con voi perché lo ritengo utile alla discussione. Che ne dite?

Meglio Lisbona di Cartagine
di Gabriele Adinolfi

Entra oggi in vigore il Trattato di Lisbona che concede maggiori poteri all'Unione Europea a scapito di quelli nazionali.
Il Trattato è tutt'altro che ottimale e da magnificare. Contro di esso si alzano da tempo le voci delle nicchie antagoniste affascinate a priori da ogni cosa che faccia attrito a qualunque dinamica e che oggi s'illudono di sposare il sentimento di disagio delle minoranze euroscettiche.

Ne conosciamo i temi salienti. Protestano contro la perdita di sovranità nazionale.
Questo ha senso per gli inglesi la cui potenza, già minata alla base dalla miscela d'imbecillità e di tradimento di Winston Churchill che durante la guerra li privò dell'impero, va ora sbriciolandosi fronte alla rivincita continentale in atto da quando abbiamo varato l'Euro. Un po' meno senso questa tesi l'ha per le nazioni vinte in guerra: per la Germania che dalla Ue e dall'Euro ha riacquisito potenza e per l'Italia che di sovranità non ne ha, né interna né esterna, da sei decenni e mezzo. Il che è sotto gli occhi di tutti; internamente la nostra nazione è spartita da gruppi internazionalisti come la mafia, che fa capo a New York, il Vaticano, e le centrali finanziarie dipendenti da Londra. Per non parlare dell'indipendenza militare: venticinque anni fa il capogruppo socialista al Senato, Formica, rivelò l'esistenza di una clausola segreta firmata durante la resa dell'8 settembre per la quale i nostri servizi militari dipendono direttamente dagli Usa. Quale sovranità sarebbe dunque minacciata dal Trattato?

Quella finanziaria, ci dicono gli anti-euro, e snocciolano il rosario dell'usura, del signoraggio, della tradita proprietà del popolo. Tutte cose giuste ma che, e questo è il punto, non dipendono dal varo dell'Euro o della Banca Centrale Europea perché erano prerogative anche prima di tutte le banche nazionali e di tutte le valute. Il vagheggiato ritorno alla Lira ? che non ci sarà ? manterrebbe per intero l'impianto sistemico che viene criticato, aggiungendovi però la provincializzazione di un'Italia impoverita, priva di competitività e lontana da qualsiasi partecipazione a potenza.
Se però uscissimo tutti dall'Euro, obietta qualcuno, e si tornasse alla situazione di vent'anni fa...
E' fisicamente impossibile perché mai nella vita e nella storia si è riusciti a tornare a un quadro precedente, a fermare il tempo, a bloccare alcunché (?Panta Rei?, tutto scorre, diceva addolorato Eraclito). Se però, per ipotesi di terzo tipo, ciò accadesse, i risultati sarebbero i seguenti: freno del calo di potenza inglese, interruzione della presa di potenza europea, riduzione dell'Europa a ventre molle delle prossime contese e suo avvio alla totale schiavitù.

Ma c'è la dipendenza politica, replicherebbero gli anti-euro. Perché gli esponenti politici e anche quelli finanziari dipendono dal partito atlantico, dalle massonerie, dai poteri forti e dai club.
Già: perchè gli altri, quelli delle nazioni borghesi, da chi dipendono, a che gruppi appartengono?
Chi non ha percezione delle dinamiche, si sofferma a osservare le meccaniche e con esse i marchi di fabbrica e di proprietà; ma le dinamiche contano eccome. E la dinamica degli interessi economici ed energetici europei, unita a quella delle mutazioni di relazioni di potenza internazionale, impone all'Europa di posizionarsi molto meglio di qualunque sua singola parte; lo ha dimostrato la crisi georgiana con la scelta di campo russa compiuta, pur con tutta la diplomazia del caso, addirittura quando il portavoce comunitario era Kouchner, uomo del partito atlantico, d'Israele e del globalismo, che però non poteva pronunciarsi contro gli interessi compatti dei capitali tedeschi e francesi nonché italiani, olandesi e via dicendo.

Rimane il rischio dei mandati di cattura europei, che consentono a chi violi per esempio una legge polacca di essere estradato in Polonia dal suo paese d'origine senza che la magistratura nazionale lo possa salvaguardare. Su questo punto sono d'accordo per dare battaglia, ma è qualcosa che dovrebbe preoccupare i cittadini di una nazione garantista, come la Danimarca, non noi.
Difficile trovare in Europa una tradizione così ampia e continuativa di processi politici, di condanne ideologiche, di violenze alla legge praticate a danno degli imputati. Roba da anni d'emergenza? Sarà, ma la scandalosa sentenza?Ciavardini è di ieri.

Quest'Europa non ci piace, non è l'Europa ghibellina, non è l'Europa rinata con Napoleone né quella dell'emancipazione e della libertà dei popoli che aveva riunito quasi magicamente l'Asse.

C'è molto da fare per contrastare tante tendenze interne a quest'Europa e, se siamo bravi, per imporne altre.
E qui deve far riflettere il fatto che a diciotto anni dal primo trattato, quello di Maastricht, le compagini nazionalistiche e radicali non abbiano ancora prodotto uno straccio di proposta alternativa. Perché fintanto che essa sarà quella di regredire a schiavi schierandoci (in)consapevolmente dietro gli eredi di coloro che per tre volte spezzarono e soffocarono nel sangue l'ideale europeo, mi tengo anche quest'Europa di Lisbona.
Margaret Thatcher, a ragione nell'ottica inglese, che è anti-europea e anti-italiana per natura, per vocazione e per necessità, ha riepilogato il senso del suo anti-europeismo che si basa sull'anti-germanesimo. ?Solo il coinvolgimento militare e politico degli Stati Uniti in Europa ? scriveva nelle sue memorie nel 1993 ? e un rapporto stretto fra gli altri due più forti Stati sovrani europei, la Gran Bretagna e la Francia, sono sufficienti a bilanciare la potenza tedesca. E nulla di simile sarebbe possibile all'interno di un superstato europeo?. E ancora, a giustificazione del suo fallito operato antiunitario: ?L'asse franco-tedesco avrebbe visto Parigi sempre più in minoranza mentre l'America, ritirate le sue forze, si sarebbe ritrovata in disaccordo con il nuovo giocatore europeo nelle politiche mondiali?. Aveva perfettamente ragione, per fortuna.
Sulla base del verbo thatcheriano mai del tutto accantonato, in tutti questi anni è stata Londra, per la difesa della Sterlina e per la salvaguardia del controllo atlantico, a fare da attrito e a brigare per rallentare il Trattato europeo.

Londra contro Berlino, Londra contro l'Europa, la stessa Londra che ci ha fatto costantemente guerra nel Mediterraneo: dal tempo dei Borboni a quello di Mussolini fino alla ?strategia della tensione? che fu suscitata e mantenuta per toglierci di mezzo da quello scenario. Cartagine è sempre contro l'Europa. Quest'Europa va modificata ma intanto togliamoci di dosso Cartagine. Ecco perché oggi, che entra in vigore il Trattato di Lisbona, mi schiero tra coloro che lo vedono positivamente. Criticamente ma favorevolmente.

Gabriele Adinolfi
Inviato Giovedi 26 Novembre 2009 alle 20:34

Vede signor Matteazzi, in Italia i cittadini stranieri possono già votare alle elezioni amministrative e possono ottenere la cittadinanza dopo 4 anni purché siano comunitari, perciò mi pare che le maglie siano già sufficientemente larghe per arrivare ad allargarle anche ai cittadini extra europei che con sé portano usi e costumi molto spesso faticosamente integrabili con il nostro modello culturale.
Poi io sono cosciente che ci sono innumerevoli casi diversi e comprendo molto bene che il dramma dei popoli che si riversano sulle nostre terre è stato provocato dalle nostre classi dirigenti, intrise di buonismo, progressismo, e universalismo, come è altresì vero che costoro sono i medesimi che pensano di dover ?concedere la nazionalità? (come se fosse una tessera di un club) agli immigrati, non perché così otterrebbero parità di diritti, visto che per questo basta la regolarizzazione, ma poiché i nostri buoni samaritani hanno l?odio per l?appartenenza, sono antinazionali e cosmopoliti.
Per di più quando faccio riferimento alla difesa della identità è lapalissiano che mi riferisco ad un concetto più profondo e articolato che non si può ridurre alla polenta e al Kebab. Del resto lo dice anche lei: un conto è il contatto ed il confronto tra culture e storie diverse, che è sempre esistito, altra cosa, a mio avviso, è il melting pot che può portare all?annullazione reciproca delle proprie identità. Qui rientra il discorso del multiculturalismo che non le piace, ma che invece piace molto a ai poteri forti cosmopoliti e transnazionali, i quali, nel nome dell?egoismo individuale e dell?economia, schiacciano le naturali forme d?aggregazione. Per questi signori le persone non sono altro che carne tutta uguale, il punto estremo del materialismo. Noi sappiamo, invece, che ci sono specificità, differenze fisiche e spirituali, insopprimibili. Le culture, così diverse tra loro, sono appunto diverse perché gli uomini che le hanno prodotte sono diversi. Le culture sono la risposta di una data etnia all?ambiente, sono l?espressione vitale di un?etnia. Imporre un unico calderone artificiale per tutti, mescolare individui appartenenti a diverse etnie significa creare un mostro, significa creare disarmonia, significa investire in destabilizzazione sociale.
Detto questo, lei deve sapere che io non appartengo a quella fazione islamofoba che associa i problemi dell?immigrazione all?islam, perché so molto bene che gli stranieri musulmani sono una minoranza, e perché sono convinto che l?integralismo islamico non sia da confondere con la religione islamica. Piuttosto penso che l?integrazione di cui tanto si parla sia una chimera, perché ? lo ribadisco fino allo sfinimento - ritengo che le culture e le tradizioni dei popoli devono mantenere le proprie peculiarità e diversità; il che diventa un bisogno intrinseco per gli stessi stranieri ( basta guardare la trasformazione che hanno avuto gran parte delle nostre città), che molto spesso tendono a rinchiudersi tra le loro comunità etniche e/o religiose alla ricerca di un legame ? legittimo -con la propria terra d?origine. Conciliare legalità e sicurezza e rispetto delle diversità culturali non è facile, ma è fuori discussione che chi viene in Italia ha il dovere di rispettare il nostro ordinamento legislativo.

Alex Cioni
Inviato Venerdi 2 Ottobre 2009 alle 09:26

Non si inganna nessuno ci si limita a prendere atto di alcuni fatti oggettivi.
Quando sentiamo parlare un ministro come Tremonti, cioè colui che sulla scrivania ministeriale esponeva un barattolo di pelati Cirio (spiegando ai suoi interlocutori che l'affare della svendita di Prodi della Cirio Bertolli De Rica alla Unilever - e lo spezzatino conseguente - era stato assai sporco ), non diciamo di essere soddisfatti però è innegabile che il signore dica delle cose interessanti.
Del resto è lui che ha percepito le avvisaglie della crisi finanziaria mondiale; è lui che che ha criticato Draghi per le csd "liberalizzazioni" delle industrie strategiche nazionali; è lui a imporre per legge - capitolo inattuato - il rientro al Tesoro di un patrimonio (le quote della banca d'Italia) detenute illecitamente da istituti di credito dediti esclusivamente a fare profitto privato. E' lui a puntare il dito contro le centrali plutocratiche del profitto e dell'usura; è lui ad indicare la partecipazione dei lavoratori di cui sopra...
Insomma, è evidente che questo Tremonti "rivoluzionario" - molto a parole, un pò meno nei fatti, ha almeno il coraggio di dire ciò che pensa, di tentare qualcosa, e di dire ciò che sarebbe giusto fare. Per noi tutto questo non è poco, ragion per cui perché non dovremmo appoggiare attivamente questi ragionamenti sostenuti da un esponente di spicco del Pdl?. Tutto sommato, se vogliamo dirla tutta, non siamo noi i fuori posto in questo momento, ma casomai gran parte di quei personaggi di area FI o An che fino a ieri consideravano le logiche del libero mercato come un dogma.
Ci riuscirà Tremonti? Lo faranno fuori? E' evidente che quest'uomo si deve cimentare con un mondo liberal-democratico, una politica liberal-democratica e un'Italia liberal-democratica...

Inviato Giovedi 17 Settembre 2009 alle 15:06

Rilevo che non andiamo mai bene. Prima ci accusano di essere dei maledetti fascisti da appendere a testa in giù se possibile, poi provano una certa nostalgia per i fascisti di un tempo... Mah, delle due, l'una per favore.
Per quanto riguarda le questioni serie, il sottoscritto è da anni che sostiene la necessità di "riformare" il rapporto di lavoro tra padronato e salariato. Cito un esempio: quando alla fine degli anni 90 a Schio e a Valdagno si questionava contro la delocalizzazione della Lanerossi Marzotto gli unici a rappresentare - al tempo per conto della Fiamma tricolore - l'idea rivoluzionaria (perché questo è) della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende, eravamo io assieme al solito manipolo di "reduci-nostalgici-fascisti" come un tempo ci chiamavate pure voi. Per questo non chiedo di essere monumentalizzato, però mi ricordo bene le contestazioni che ricevevamo a destra come a manca, dai liberal-liberisti di ambo le parti, come pure dai comunisti. La storia che si ripete si potrebbe dire. Ma tant'è!
Si può contestare, può non piacere il Pdl ma almeno oggi possiamo dire che almeno una discussione nel merito è partita, ed è stata proposta all'interno delle fila del Pdl e non di certo dalla cosiddetta opposizione del Pd o dalla sinistra radicale e/o comunista che di far partecipare i lavoratori non gliene è mai fregato nulla, vuoi perché l'ha sempre considerato uno strumento funzionale al capitalismo, vuoi perché un certo tipo di sindacalismo parassitario verrebbe molto probabilmente ridimensionato.
Con ciò - e lo scrivo pure nel mio intervento che gentilmente avete pubblicato - ho dei seri dubbi che si farà la "partecipazione" in Italia, molto probabilmente al massimo ne può venir fuori un surrogato da quello che leggo in queste ore; ma ritengo estremamente positivo, lo ribadisco, che si inizi almeno a discutere di questa questione. Visto come venivamo accolti non meno di dieci anni fa è già un piccolo passo avanti.

Cordialmente,

Alex Cioni




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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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