Bestiario politico generale mentre Formisano bacchetta Bulgarini: "Serve un comportamento etico"
Martedi 14 Febbraio 2017 alle 17:53 | 1 commenti
Questione di stile, anche in politica. Il presidente del consiglio comunale Federico Formisano ha tirato le orecchie al vicesindaco Jacopo Bulgarini D'Elci con una lettera indirizzata a tutta l'assemblea, reo a suo dire di aver utilizzato un linguaggio non adatto alla sua carica. "I consiglieri e gli amministratori non devono dimenticare che rappresentano un esempio e un punto di riferimento della vita sociale della città - Scrive Formisano- e che nell'esercizio delle loro funzioni devono attenersi a un comportamento etico ineccepibile basato sul reciproco rispetto". Parole ferme quanto pacate che arrivano dopo l'esplosione del caso Quero e alcune dichiarazioni del vice di Variati considerate da Formisano, che tra le altre cose è uomo di sport e di calcio, delle vere e proprie entrate a gamba tesa. In particolare non è piaciuto il post apparso sulla pagina Facebook di Bulgarini, in cui invitava i consiglieri a sottoporsi ad un test del Q.I.
Il vicesindaco, sulle pagine de Il Giornale di Vicenza, non ha fatto marcia indietro: "Mi sembra di essere tornato a scuola... con il professore che dà le note sul registro". La polemica, interna alla maggioranza, effettivamente sembra pleonastica. Basta aprire un quotidiano a caso per accorgersi che il linguaggio, anche quello della politica, è cambiato. Dal Papa a Trump, passando per Renzi, tutti scrivono sui social, dove spesso "salta il freno" .
Nel recente passato, però, Bulgarini sembra averci preso gusto dando prima dei "criminali" e poi dei " talebani" ai componenti di alcune associazioni che chiedevano l'uscita di Vicenza dai patrimoni del Unesco. Il vicesindaco ha anche definito "coglioni" i giovani colpevoli delle scritte in Basilica e, infine, affettuosamente giudicato "mona" l'amico Quero. Un tale comportamento è stato giustamente, forse, sanzionato. Bulgarini, tuttavia, è l'unico in questi anni ad averle sparate grosse. Il bestiario della politica nostrana è pieno di esempi. Indimenticabile, per citarne una, l'affermazione dell'agosto del 2016 di Claudio Cicero, ex assessore e figura di spicco del Consiglio: «Bisognerebbe fucilare i ciclisti che non utilizzano le ciclabili» affermazione non volgare, ma certo un po' violenta. Di esagerare capita anche ai più moderati, lo sa bene Dino Nani, che prima della votazione del bilancio avvertì: "Chi vota No non è un cittadino di questa città ". Molto attivo su Facebook anche il consigliere Michele Dalla Negra, che su un post non esita a definire L'Italia "lo schifo del mondo".
In Regione non va meglio. Luca Zaia definì un autentica "cazzata" la tolleranza zero all'alcoltest. Alessenfra Moretti, in una celebre intervista, accusò Rosy Bindi di "mortificare la bellezza", Elena Donazzan definì "magrebino di m..." l'uomo accusato di averle rubato la bicicletta mentre era in vacanza. Non serve citare, a livello nazionale, campioni dell'uscita scoordinata e un po' volgare come Grillo, Bossi, Calderoli o Berlusconi, le cui barzellette sono diventate famose in tutto il mondo.
Davanti a questo spettacolo, talvolta poco edificante, meglio consolarsi con le parole di Albert Eistein "Se vuoi descrivere ciò che è vero, lascia l'eleganza al sarto." Ecco, dalla politica allora è il caso di pretendere, se non la decenza, almeno la verità e al diavolo l'etichetta.
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