Assoluzione processo Marlane Marzotto: difesa elogia indipendenza giudici dai media. Che invece di Marlane dicono "Marlène"...
Venerdi 19 Dicembre 2014 alle 23:46 | 0 commenti
Pioggia di assoluzioni al tribunale di Paola (Cs) nel processo Marlane Marzotto. "Il fatto non sussiste". Le motivazioni tra 90 giorni. Disposto anche il dissequestro dell'ex area industriale di Praia a Mare di proprietà del Gruppo Marzotto. Tra gli "innocenti illustri" i vicentini Pietro Marzotto, Lorenzo Bosetti e Attilio Rausse.
Paola - Sono stati tutti assolti e con formula piena da tutti i capi di accusa i 12 imputati nel processo sulle morti bianche degli operai e sull'inquinamento dell'area industriale della Marlane Marzotto di Praia a Mare, fabbrica tessile del Gruppo Marzotto. Questo il dispositivo della sentenza letta nell'aula Beccaria del Tribunale di Paola dal presidente della Corte, il giudice Domenico Introcaso. Giudici a latere Annamaria Buffardo e Pierpaolo Bortone.
"In nome del popolo italiano - ha detto in aula Introcaso - il tribunale di Paola, nel procedimento 727/201 ha pronunciato, mediante lettura del dispositivo in udienza, la seguente sentenza. Letto l'articolo 530, commi 1 e 2 del codice di procedura penale, assolve Silvano Storer, Antonio Favrin, Jean De Jaegher, Carlo Lomonaco, Attilio Rausse, Lorenzo Bosetti, Vincenzo Benincasa, Salvatore Cristallino, Ivo Comegna, Giuseppe Ferrrari, Lamberto Priori e Pietro Marzotto dai reati loro ascritti perché il fatto non sussiste. Ordina la restituzione di quanto in sequestro agli aventi diritto. Motivazione in 90 giorni".
I motivi che hanno dunque indotto i giudici all'assoluzione saranno resi noti tra un mese e mezzo. Tuttavia, la citazione del comma 1 dell'articolo che prevede l'assoluzione riconduce alla formula scelta dai giudici: "Il fatto non sussiste", mentre la citazione del comma 2 è riferita all'eventualità riscontrata nel dibattimento della mancanza, insufficienza o contraddittorietà della prova.
La decisione è stata accolta con entusiasmo dal collegio difensivo e, in particolare, da Carlo Lomonaco e Ivo Comegna, gli unici due imputati presenti in aula. Per il secondo, comunque, la pubblica accusa aveva chiesto l'assoluzione per non aver commesso il fatto.
"Sono troppo emozionato - ha detto Carlo Lomonaco - per parlare. Posso solo dire che mi sento sollevato, perché questa sentenza pone fine al mio calvario personale durato così tanti anni".
"C'era il rischio che la decisione dei giudici potesse in qualche modo essere condizionata - ha sostenuto l'avvocato Paolo Giacomazzo, difensore di Ernesto Antonio Favrin, vicepresidente vicario della Confindustria veneta, in qualità di amministratore delegato della Marzotto Spa dal 2001 al 2004, per il quale erano stati richiesti 5 anni di carcere -. Condizionata dalla particolarità del processo, dei personaggi coinvolti e dalla pressione mediatica dovuta anche agli esiti di processi analoghi che hanno riempito le cronache nostrane in questi ultimi mesi. Il collegio giudicante - ha concluso - va elogiato per l'obbiettività adottata nel prendere la sua decisione".
Umori diametralmente opposti tra la parte accusatoria, PM e parti civili. In aula erano presenti anche alcuni parenti di operai Marlane Marzotto morti di tumore che hanno parlato di "sentenza vergognosa" e ricordato come "solo qualche giorno fa si era verificato un altro lutto".
Critiche anche le considerazioni dei portavoce dei gruppi ambientalisti che questa mattina hanno svolto un sit-in di fronte al palazzo di giustizia. "Il timore - hanno detto - è che con questa assoluzione piena, che offende le memorie degli operai morti, non si procederà nemmeno alla bonifica dei terreni inquinati".
Gli imputati, originariamente 13 prima che uno di loro morisse, lo ricordiamo, dovevano rispondere dei reati di cooperazione nel delitto colposo, omicidio colposo, lesioni personali colpose, rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro in concorso disastro ambientale in concorso e attività di gestione rifiuti non autorizzata.
Secondo le accuse formulate dalla Procura della Repubblica di Paola che ha indagato, avrebbero, con i loro comportamenti, cagionato tumori a un centinaio di operai, alcuni dei quali deceduti, e provocato l'inquinamento dei terreni che circondano la fabbrica.
Domani cureremo gli approfondimenti sul caso e le reazioni alla sentenza con particolare riguardo al ruolo della stampa, a noi parsa particolarmente assente per il caso specifico e così disinformata che stasera i notiziari tv, come quelli di Rai News, hanno anche proununciato Marlane come Marlène: Marlène Dietrich sarà stata un'attrice mainconica, ma Marlane Marzotto è stata un teatro di 107 tragedie, per ora...
Eppure per la difesa i media sarebbero stati portatori di un rischio "evitato", con soddisfazione degli imputati, dai giudici che non sarebbero stati condizionati dalle campagne dei media, magari su... altri casi.
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