Altri 29 morti: tornano in sette nel registro degli indagati per i veleni dell'ex fabbrica tessile Marlane Marzotto di Praia a Mare. Non ci sono Pietro Marzotto e i "capoccia" dell'Eni
Sabato 2 Settembre 2017 alle 10:30 | 0 commenti
Praia a Mare, nostro servizio esclusivo. Di nuovo a caccia dei veleni che hanno ucciso o fatto ammalare le tute blu dell'ex fabbrica tessile Marlane Marzotto di Praia a Mare (nella foto prelievi di campioni, ndr) come raccontato da "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante", il libro di Giorgio Langella che il suo editore Giovanni Coviello, direttore di VicenzaPiù, ha presentato ieri sera ufficialmente alle Fornaci Rosse di Vicenza (a breve il video completo della presentazione, ndr). Si tornerà , quindi, la notizia, significativa coincidenza, è proprio di ieri, a indagare lo stabilimento, i suoi impianti di areazione e i cunicoli in cui si raccoglievano le polveri nocive. Persino i muri e, ancora una volta, si sonderanno i terreni che circondano lo scheletro di quella che era una fabbrica modello.
Anche li si sospetta ancora la presenza di sostanze dannose per l'ambiente e per la salute dei cittadini. Si cercherà di nuovo perché oltre 100 persone, congiunti delle tute blu, hanno denunciato proprietà e dirigenti della fabbrica. Ma nel registro degli indagati risultano solo in 7. Mancano "i padroni" come Pietro Marzotto e tutti gli allora responsabili dell'ENI a cui per qualche anno al fabbrica è appartenuta priam he passasse al gruppo di Valdagno. Ci sono dirigenti, responsabili di stabilimento e capi reparto della Marlane Marzotto: Vincenzo Benincasa, Salvatore Cristallino, Ivo Comegna, Carlo Lomonaco, Attilio Rausse, Silvano Storer e Antonio Favrin.
I sette sono indagati di cooperazione in omicidio colposo e in lesioni personali colpose. Secondo il PM avrebbero assunto condotte sul luogo di lavoro che avrebbero provocato malattie tumorali tra gli operai e in alcuni casi il decesso degli stessi.
Gli operai - sostiene il magistrato - lavoravano senza informazioni sui rischi corsi e senza dispositivi di protezione in ambienti non idonei, tra i vapori tossici dei coloranti. Le tute blu non avevano adeguata assistenza medica di prevenzione.
Il PM imputa loro la morte di 29 ex operai e di aver causato la malattia di altri 9. A denunciare questi fatti oltre 100 persone, congiunti degli operai morti o ammalati. Un numero che già da ora da il senso del volume di parti civili che potrebbero costituirsi se il procedimento andrà a giudizio. Nella lista, ovviamente, non ci sono soggetti costituitisi nel Marlane Marzotto 1 e che hanno accettato un indennizzo di alcune decine di migliaia di euro offerto da Marzotto ed Eni.
Sulla base della richiesta del sostituto procuratore Teresa Valeria Grieco per dare seguito alle ultime indagini svolte, il Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Paola (Cs) Maria Grazia Elia ha accolto la richiesta di incidente probatorio.
Una terza perizia, relativa all'aspetto medico legale, tossicologico ed epidemiologico per rintracciare un eventuale nesso tra i tumori e le sostanze chimiche utilizzate nelal ex fabbrica di Praia a Mare, sarà commissionata solo all'esito dei primi esami peritali.
Si torna in aula il 5 settembre quando degli esami peritali sarà incaricato dal tribunale Alessandro Gargini, direttore del dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell'università di Bologna.
L'intenzione del PM paolano è dunque di avere una prova prima di un eventuale "Marlane Marzotto bis". In primo grado gli imputati furono tutti assolti dai reati di omicidio colposo e disastro ambientale. Quel primo filone di indagine è ora in appello. Si va verso la conclusione. Dopo la pausa estiva, si tornerà in aula il 25 settembre per l'ultima udienza. Difficile però che quel giorno si riesca ad avere una sentenza.
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