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Categorie: Banche
C’è un elemento ulteriore che potrebbe risultare utile a comprendere tutte le ragioni che hanno portato Consob a chiedere lumi sulla quota detenuta da Popolare Vicenza in Cattolica: il fatto che quel pacchetto non è più nella piena disponibilità dell’istituto. Il 15,07% della compagnia assicurativa è infatti stato dato in pegno ad un altro istituto di credito. La garanzia è stata concessa a fronte del ricevimento di un finanziamento. Difficile ricostruire altri dettagli in merito. Va ricordato, piuttosto, che la Commissione, che ha condotto una specifica ispezione il 19 gennaio scorso, ha sollecitato Vicenza a chiarire i motivi per cui la banca tiene iscritta a bilancio la quota a un valore di 394,7 milioni contro i circa 150 milioni che vale il pacchetto a Piazza Affari. (Leggi in rassegna stampa l'articolo completo)
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C’è un elemento ulteriore che potrebbe risultare utile a comprendere tutte le ragioni che hanno portato Consob a chiedere lumi sulla quota detenuta da Popolare Vicenza in Cattolica: il fatto che quel pacchetto non è più nella piena disponibilità dell’istituto. Il 15,07% della compagnia assicurativa è infatti stato dato in pegno ad un altro istituto di credito. La garanzia è stata concessa a fronte del ricevimento di un finanziamento. Difficile ricostruire altri dettagli in merito. Va ricordato, piuttosto, che la Commissione, che ha condotto una specifica ispezione il 19 gennaio scorso, ha sollecitato Vicenza a chiarire i motivi per cui la banca tiene iscritta a bilancio la quota a un valore di 394,7 milioni contro i circa 150 milioni che vale il pacchetto a Piazza Affari.
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I vertici della Popolare di Vicenza ieri in Consob. Una visita nella sede dell’authority guidata da Giuseppe Vegas che però non avrebbe avuto come tema l’aumento di capitale da 1,75 miliardi complessivi e la contestuale quotazione della banca, da poco diventata spa. Il ceo Francesco Iorio avrebbe invece ricevuto comunicazioni relative all’ispezione Consob in corso per le vicende della passata gestione targata Gianni Zonin. Ma non c’è dubbio che il dossier Vicenza in Consob sia caldo anche per la questione dell’ipo necessaria per portare il patrimonio (cet1) al livello del 10,25% fissato dalla Banca centrale europea. (
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I vertici della Popolare di Vicenza ieri in Consob. Una visita nella sede dell’authority guidata da Giuseppe Vegas che però non avrebbe avuto come tema l’aumento di capitale da 1,75 miliardi complessivi e la contestuale quotazione della banca, da poco diventata spa. Il ceo Francesco Iorio avrebbe invece ricevuto comunicazioni relative all’ispezione Consob in corso per le vicende della passata gestione targata Gianni Zonin. Ma non c’è dubbio che il dossier Vicenza in Consob sia caldo anche per la questione dell’ipo necessaria per portare il patrimonio (cet1) al livello del 10,25% fissato dalla Banca centrale europea.
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Se, come visto, i
responsabili della mancata azione di reponsabilità contro Zonin & c. non sono i dipendenti della Banca Popolare di Vicenza, forse molti di loro sono tra i soci top 999 BPVi (in effetti 998 più nominalmente la Banca a cui vengono tecnicamente associati tutti gli altri più piccoli, in totale circa 117.000). Abbiamo pubblicato nomi e dati di questi soci di cui a seguire forniremo i dettagli dei top fra i top, fino al n. 56, la Zeta srl di Giuseppe Zigliotto, membro del Cda della banca dal 2003, indagato e in uscita per fine mandato dalla presidenza di Confindustria Vicenza, ma con i suoi successori a lui dati per grati. Sono da cercare fra i soci top quelli che hanno, almeno per ora, salvato con un mare di astensioni chi ha affossato banca ed economia del territorio perchè con la fine del voto capitario erano i grandi azionisti con le loro azioni ad avere peso in assemblea.
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Stefano Righi del Corriere della Sera torna a parlare della Banca Popolare di Vicenza e della gestione Zonin, che, come ormai è noto, ha allungato i "tentacoli" anche sulla Fondazione Roi. Righi ripropone ai lettori un dato già elaborato da VicenzaPiù: le 39.486 azioni vendute dalla Cantine Zonin, sono, per caso, le stesse 39.175 azioni acquistate dalla fondazione Roi?Nel 2015 — l’anno del blocco pressoché totale della compravendita delle azioni della Banca Popolare di Vicenza — la Casa vinicola Zonin, allora presieduta da Gianni Zonin, è riuscita a vendere due terzi delle proprie azioni della Banca Popolare di Vicenza che, per quasi undici mesi di quell’anno, è stata presieduta dal medesimo Gianni Zonin. (
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Stefano Righi del Corriere della Sera torna a parlare della Banca Popolare di Vicenza e della gestione Zonin, che, come ormai è noto, ha allungato i "tentacoli" anche sulla Fondazione Roi. Righi ripropone ai lettori un dato già elaborato da VicenzaPiù: le 39.486 azioni vendute dalla Cantine Zonin, sono, per caso, le stesse 39.175 azioni acquistate dalla fondazione Roi?
Nel 2015 — l’anno del blocco pressoché totale della compravendita delle azioni della Banca Popolare di Vicenza — la Casa vinicola Zonin, allora presieduta da Gianni Zonin, è riuscita a vendere due terzi delle proprie azioni della Banca Popolare di Vicenza che, per quasi undici mesi di quell’anno, è stata presieduta dal medesimo Gianni Zonin.
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C'è indubbiamente l'ignoranza e la carenza di informazioni "finanziarie" tra le tante e gravi componenti che hanno determinato la spoliazione del territorio per miliardi di euro grazie al
poof della "bolla" delle azioni e ai fidi ora chiamati a un difficile rientro anche se li chiamano "baciati", poof e fidi a rientro favoriti dai precedenti membri (ir)responsabili dei Cda e dai vertici gestionali complici di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, con quest'ultima spinta a errori maggiori dalla sua folle volontà di ingerenza su tutti i poteri locali, istituzionali, associativi e mediatici. Non è un male, quindi, spendere un po' di tempo anche oggi, di domenica, a spiegare qualche altra cosa.
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