La caccia a chi ha graziato Zonin & c. parte dalla lista finale dei soci top 999 BPVi, che l'Ad Iorio poteva non rendere noti. E intanto Giuseppe Zigliotto si fa Brutus... con la Zeta
Martedi 5 Aprile 2016 alle 01:10 | 0 commenti
Se, come visto, i responsabili della mancata azione di reponsabilità contro Zonin & c. non sono i dipendenti della Banca Popolare di Vicenza, forse molti di loro sono tra i soci top 999 BPVi (in effetti 998 più nominalmente la Banca a cui vengono tecnicamente associati tutti gli altri più piccoli, in totale circa 117.000). Abbiamo pubblicato nomi e dati di questi soci di cui a seguire forniremo i dettagli dei top fra i top, fino al n. 56, la Zeta srl di Giuseppe Zigliotto, membro del Cda della banca dal 2003, indagato e in uscita per fine mandato dalla presidenza di Confindustria Vicenza, ma con i suoi successori a lui dati per grati. Sono da cercare fra i soci top quelli che hanno, almeno per ora, salvato con un mare di astensioni chi ha affossato banca ed economia del territorio perchè con la fine del voto capitario erano i grandi azionisti con le loro azioni ad avere peso in assemblea.
Eppure sono loro che hanno perso di fatto tra i circa 600.000 euro, non bruscolini di certo, dell'ultimo dell'elenco che aveva circa 10.000 titoli (che a 62,50 fantaeuro fanno quel totale) e i circa 55.000.000 di euro lasciati nelle fauci delle slot machines della "Banda Popolare di Vicenza" dalla Società Cattolica di Assicurazione. E decine e decine di milioni di euro li hanno persi altri grossi imprenditori e importanti aziende, ma anche enti di beneficenza (per Zonin & c.?) e culturali come la Fondazione Roi che ha rinunciato a oltre 31.000.000 di euro grazie ai suoi 510.201 titoli di carta... straccia.
Come detto nella lista finale che pubblichiamo oggi (ma torneremo su quella generale con altri, necessari approfondimenti) , oltre a nomi notissimi, brilla quello della Zeta srl, diventata ora sas, la società di cui Giuseppe Zigliotto è dal 1° marzo 2016 (dopo l'inizo delle indagini) socio accomandatario (rappresentante d'impresa, ndr) con 61.800 euro e divide la proprietà con l'accomandante Giancarlo Zigliotto (66.400 euro).
Costui ha votato, per delega, nell'assemblea del 5 marzo 2016 rappresentando 123.079 titoli, che un anno prima erano 189.934 di cui, quindi, la Zeta degli Zigliotto ne ha venduti, bravi loro, top tra i top!, ben 66.855 per un controvalore, al vecchio conio di 62,50 euro, di 4.178.437 di euro.
Se poi aggiungiamo che in data 24 febbraio 2016 risulta un atto di conferimento dalla Zeta neo sas alla Brutus srl appena costituita (il 22 dicembre 2015 in piena bufera bancaria e giudiziaria con un nome un po' da "traditore" e un po' da "omicida" ) e di cui la seconda zeta più nota di Vicenza (dopo Zonin e prima di Zuccato) è presidente del Cda con la sua Zeta srl, ora sas, socia unica al 100%, beh, a cosa bisogna pensare?
A un tourbillon certamente lecito, ma che dà da rifletteere su come intorno ai possibili responsabili del caso BPVi si stiano costruendo (vedi anche la Casa Vinicola Zonin) cambi di vertici e cessioni su cui, avrebbe detto il divino Giulio Andreotti, "è peccato pensare male, ma spesso ci si azzecca".
Se Giammarco Zigliotto, rappresentante per delega del fratello Giuseppe della Zeta srl ora sas e proprietaria della Brutus srl, avesse partecipato all'assemblea in cui non è passata l'azione di responsabilità contro il vecchio Cda, sarebbe "umano" pensare che almeno uno dei soci top 999 della BPVi non abbia votato contro il fratello.
Non sarebbe una prova che NCHE altri dei top abbiamo seguito questa strada ma, dopo il primo indizio sul peso delle azioni invece che delle "teste" per la mancata azione di responsabilità , questo sarebbe un secondo indizio. Verificheremo, perciò, se tra i votanti c'era anche la Zeta sas, appena i dati saranno pubblici per dovere della Banca.
Ma al merito di Francesco Iorio va ascritta, diamogliene di nuovo atto, la "pubblicità " non obbligatoria e anticipata data a quei top share holders iscrivendoli nell'elenco soci della Camera di Commercio prima addirittura che fosse approvato il bilancio il 26 marzo, data da cui sarebebro potuti passare altri 30 giorni prima di doverli pubblicare se la BPVi non fosse diventata nel frattempo società quotata...
E se il freddo manager Francesco Iorio lo avesse fatto per rendere noti almeno una gran parte dei 900 nomi sui quali sta indagando la Procura per i fidi "correlati" con le azioni "baciate"?
Beh, questo, dopo la conincidenza associabile ai primi due due indizi, sarebbe un terzo indizio.
E tre indizi farebbero una prova.
Che cane non mangia cane.
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