Una visita dell’ex amministratore delegato di Veneto BancaVincenzo Consoli a don Enrico Torta, il parroco di Dese paladino dei risparmiatori azzerati. È avvenuta lo scorso venerdì mattina: alcuni passanti, transitati nei pressi del vicino ristorante, hanno notato la figura dell’ex amministratore delegato uscire all’ora di pranzo dalla canonica e salire su un’auto di colore chiaro insieme a un’altra persona che lo accompagnava. Una visita che non è passata inosservata considerata la notorietà dell’ex manager; la voce è circolata in paese e non ha mancato di destare una certa curiosità su tale incontro.
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Lo Stato rispolvera il vecchio adagio sull’articolo quinto: chi ha i denari (o chi è costretto a metterceli) ha vinto. Con una norma inserita infatti nel decreto banche, approvato in via definitiva al Senato e in votazione in aula alla Camera (con la richiesta di fiducia) tra stasera e domani mattina, il governo ha parzialmente riscritto le regole sulle banche popolari. In particolare ha previsto che nel caso in cui il Mef diventi azionista di una popolare (se insomma sia costretto a partecipare alla ricapitalizzazione, come avverrà per il Montepaschi) si muoverà con tutti i diritti dell’azionista di una società per azioni: viene sospeso temporaneamente il principio del voto capitario — una testa un voto — e i pacchetti di azioni valgono per i soldi che ognuno ci ha messo.
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Un miliardo al mese. Se fosse vera l’indiscrezione riportata ieri dal Financial Times — e cioè che l’Italia sta negoziando con la Bce una ricapitalizzazione precauzionale da circa 5 miliardi per Veneto Banca e Popolare Vicenza — sarebbe questa la cifra che uscirebbe dal conto, considerando che il fondo Atlante nel giugno scorso ha messo nei due istituti 2,5 miliardi (diventando azionista con quasi il 99%) e ha aggiunto 938 milioni a gennaio «in conto futuro aumento di capitale».
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Le ex popolari accelerano sul warrant. Mentre sul fronte Bcc lo scontro tra i due gruppi contrapposti intorno a Iccrea e Cassa centrale banca si sposta sul livello politico di Federcasse, con il Veneto ancora in prima linea. Non trova posa il nodo bancario a Nordest. Il tema rovente restano le ex popolari. L’attesa ruota intorno ai bilanci 2016, che Popolare di Vicenza e Veneto Banca approveranno il 21 febbraio, con l’attesa di un nuovo maxi-passivo che insieme supererà abbondantemente i 2 miliardi. Tema strettamente intrecciato, a partire dalle perdite per le ulteriori maxi-svalutazioni sui crediti, alle previsioni del piano industriale per la fusione, con la vendita delle sofferenze e la dimensione del nuovo aumento di capitale.
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Parafrasando Don Abbondio si potrebbe dire "Quaestio, chi era costui?". Fra gli azionisti di Banca Popolare di Vicenza, alzi la mano chi, prima del patatrac, conosceva la società "Quaestio". Oggi, invece, tutti i possessori di azioni BPVi la conoscono, dal momento che si sono visti recapitare una lettera su carta intestata "Quaestio Capital Management SGR SpA". Cosa c'era scritto su questa lettera? Beh era una comunicazione, una comunicazione piuttosto importante. In pratica prima si informavano gli azionisti della nostra Popolare che Quaestio (una società con sede a Milano con un capitale sociale di poco più di 4 milioni di euro) era diventata gestore del fondo di investimento "alternativo riservato chiuso" (stupenda questa definizione) denominato Atlante, quindi si comunicava loro che, ai sensi dell'art, 45, comma 2 ... bla bla bla ..., in data 4 maggio 2016 la SGR (società di gestione del risparmio) Quaestio aveva acquisito una partecipazione "di controllo" in Banca Popolare di Vicenza.
Questa settimana la Commissione Finanze del Senato ha rigettato la proposta del senatore leghista Roberto Calderoli di introdurre nel decreto salva banche una norma che richiedeva agli istituti di credito beneficiari di un intervento dello Stato di pubblicare i nomi dei principali debitori insolventi. Il rifiuto è stato motivato con il desiderio di evitare una gogna mediatica a danno dei debitori. Ma la pubblicazione di simili liste non serve a scaricare la colpa dei fallimenti bancari sui debitori. In un Paese dove il Pil reale è sceso del 9% in quattro anni, non deve essere fonte di imbarazzo se un’impresa, che si è comportata onestamente, non è più in grado di far fronte ai debiti.
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Lunedì scorso gli uomini della Vigilanza bancaria europea si sono presentati alla sede di via Battaglione Framarin della Banca Popolare di Vicenza per dare inizio a una nuova, inattesa, attività di ispezione. Secondo quanto è trapelato, al centro dell’attività ispettiva ordinata da Francoforte vi sono i finanziamenti correlati, ovvero le cosiddette pratiche «baciate»: finanziamenti erogati in cambio della espressa richiesta di sottoscrizione di quote di capitale della banca.Â
Fabio Poloni su Il Mattino di Padovaillustra alcuni aspetti della transazione proposta ai soci di Veneto Banca ma utili da capire anche per i "cugini", prossimi fratelli della Banca Popolare di Vicenza. Vi proponiamo l'articolo di seguito.
L'offerta: chi aderisce non potrà fare causa ai dipendenti ma neppure ai promotori. Scrive Fabio Poloni su "Il Mattino di Padova" di oggi: "Facciamo pace? Dai, ti ridò indietro qualcosa e ti faccio pure un nuovo conto senza costi". Il riassunto è estremo - in realtà sono ventisei pagine di regole, riferimenti, tempi, cifre - ma il succo è questo: dopo lo tsunami che ha raso al suolo il valore delle azioni, Veneto Banca lancia l'«offerta di transazione» ai propri soci. Un accordo, insomma, per evitare di andare allo scontro legale. L'impalcatura è ormai nota: l'ex Popolare di Asolo e Montebelluna offre ai soci il quindici per cento del valore andato in fumo, e c'è tempo fino al 15 marzo per accettare.
C'erano pochi posti disponibili stamattina, sabato 11 febbraio, all'interno della sala congressi dell'Alfa Fiera Hotel di Vicenza per il primo dei due convegni di Federconsumatoridedicati a chi ha visto andare in fumo i propri risparmi in Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Sala gremita e orecchie attente, quelle di "risparmiatori non di azionisti" come ricordato da Barbara Puschiasis, presidente del ramo friulano dell'associazione, che assieme al parigrado vicentino Luigi Guiotto ha tentato di rispondere alle tante domande dei presenti. "Ci rivolgiamo a voi e sgomberiamo dal campo ogni dubbio - ha affermato Puschiasis-. Tecnicamente avete comprato azioni, ma non siete speculatori come qualcuno ha tentato di raccontare, vi è stata fatta una proposta allo sportello dicendovi che quell'investimento era come mettere i soldi in un libretto di risparmio, ma così non era".Continua a leggere