Banche, nel Nord Est oltre alle ex Popolari venete resta da sciogliere il nodo Bcc
Martedi 14 Febbraio 2017 alle 07:54 | 0 commenti
Le ex popolari accelerano sul warrant. Mentre sul fronte Bcc lo scontro tra i due gruppi contrapposti intorno a Iccrea e Cassa centrale banca si sposta sul livello politico di Federcasse, con il Veneto ancora in prima linea. Non trova posa il nodo bancario a Nordest. Il tema rovente restano le ex popolari. L’attesa ruota intorno ai bilanci 2016, che Popolare di Vicenza e Veneto Banca approveranno il 21 febbraio, con l’attesa di un nuovo maxi-passivo che insieme supererà abbondantemente i 2 miliardi. Tema strettamente intrecciato, a partire dalle perdite per le ulteriori maxi-svalutazioni sui crediti, alle previsioni del piano industriale per la fusione, con la vendita delle sofferenze e la dimensione del nuovo aumento di capitale.
Il dialogo con Bce per incastrare i numeri è aperto. Con Bce e non solo. Così com’è nel caso della doppia audizione in Consob per Veneto Banca e Bpvi, sentite in questi giorni dagli uffici della Commissione. Incontri (ieri quello di Veneto Banca) definiti di routine dagli istituti. Ma in ogni caso, dopo l’offerta di rimborso ai soci sulle azioni, da quel che si apprende le due banche starebbero entrando nel vivo della messa a punto del warrant per i vecchi soci, che potrebbe esser legato all’aumento di capitale. Una formula promessa fin dall’inizio dal dominus del fondo Atlante, Alessandro Penati, e che potrebbe indirettamente migliorare ancora l’offerta ai soci, spingendo l’ultimo mese di adesioni ai rimborsi. Ma accanto alle ex popolari, resta in movimento anche il cantiere Bcc. Dove i rapporti fra Federcasse e Federazione veneta non erano mai scesi a limiti tanto critici. La causa nasce dalla mancata designazione, da parte del nuovo presidente della federazione nazionale, Augusto Dell’Erba, di Diego Schelfi, presidente della Cassa Rurale di Folgaria, e soprattutto rappresentante della Cooperazione trentina in Federcasse, a vicepresidente vicario della stessa. Anziché tener conto dei desiderata di Trento, mossi dall’opportunità di riequilibrare la presidenza di un portabandiera di Iccrea, qual è Dell’Erba, con un vice esponente di Cassa Centrale Banca, il nuovo leader ha indicato vicario un altro nome riferibile a Iccrea (Matteo Spanò, presidente della Bcc di Pontassieve e amico d’infanzia di Matteo Renzi), proponendo Schelfi solo come vicepresidente ordinario. Posizione che Trento ha rifiutato; e la situazione ora rischia di degenerare in un’identificazione fra Federcasse e Iccrea. «Non è una questione Iccrea contro Ccb - puntualizza Ilario Novella, presidente della Federazione veneta e dunque di una realtà che ora rappresenta una regione divisa in due secondo un 15-10 a favore di Trento - Il problema è che con il Veneto Federcasse non abbia mai cercato un confronto sul dopo Azzi (ex presidente di Federcasse, ndr). Schelfi ha rimesso il mandato per creare le condizioni di una nuova discussione sugli equilibri, ma questo non è avvenuto, Dell’Erba ha tirato dritto e per me il capitolo è chiuso». Chiuso, precisa però il presidente veneto, non nel senso di determinare una fuoriuscita dalla federazione nazionale. «La mia intenzione è ribadire che pretendo condivisione. Ci trattano sempre come fossimo gli ultimi della classe». Anche perché, a cascata, il tema sottolineato con il rifiuto di Schelfi non facilita la vita a chi deve guidare un network regionale di Bcc così polarizzato. «Se la Federazione veneta vuole impegnarsi il più possibile per essere casa di tutti, indipendentemente dal gruppo scelto, immaginiamo come il lavoro possa esser condotto se è per prima la Federazione nazionale a compiere una scelta di campo tanto marcata».Â
Di G.F., da Corriere del Veneto
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