Erik Umberto Pretto, Segretario Provinciale Lega Nord Liga Veneta di Vicenza, e Massimiliano Dandrea, Responsabile Consulta "Tutela del risparmio", prendono posizione, sarebbe da dire "ora", sulle trattative in corso sul "presunto" salvataggio di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca ad opera di Intesa Sanpaolo con la nota che pubblichiamo si seguito. La recente notizia di una possibile vendita delle banche popolari venete a Banca Intesa, oltretutto ad un prezzo simbolico, suona come una beffa per il nostro territorio e per il tessuto economico di piccole e medie imprese che insiste su di esso. Imprese spesso artigianali, che per lavorare e continuare a portare il vessillo del Veneto nel mondo avrebbero bisogno di essere finanziate non sulla base del solo rating aziendale, ma anche sul necessario rapporto di fiducia fra imprenditore ed istituto di credito che spesso, purtroppo, nelle banche di dimensioni troppo grandi sembra scomparire.
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No al ballottaggio, resta il premio di maggioranza, i capilista eletti in più collegi non potranno più optare ma si vedranno assegnato il collegio con il sorteggio. E' questa la decisione della Consulta sull'Italicum. Una decisione che porta a una legge immediatamente applicabile. E, proprio alla luce di questo diversi partiti chiedono che si voti subito. LE REAZIONI dei partiti
Ecco i punti sui quali si è pronunciata la Consulta:
Stop al ballottaggio, ok a premio di maggioranza - La corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il ballottaggio previsto dall'Italicum, la legge elettorale in vigore dal luglio 2016 'impugnata' da un pool di legali in qualità di cittadini elettori. E' stato invece giudicato legittimo il premio di maggioranza che la legge attribuisce al partito che supera il 40% dei voti.
Si attende forse per oggi stesso la sentenza sulla costituzionalità dell'Italicum da parte della Consulta e, prima di conoscerla e commentarla anche con politici locali e con la gente, vi presentiamo il punto fatto da VicenzaPiu.tv con i servizi video Ansa che spiegano anche sinteticamente i vari passaggi della legge elettorale per la camera dei Deputati approvata dopo lunghe "sofferenze" e non senza palesi "contraddizioni" tra i motivi e i sostenitori mutevoli prima del sì della Camera e dopo il cambiamento degli equilbri politici pre e post referendum. L'unica annotazione forte e preventiva che ci viene di fare è che questo è un Paese in cui in pochi anni si sta arrivando alla quarta legge elettorale... Come a dire che si cambia per cogliere i vantaggi di parte del momento e non per rispondere ad esigenze di correttezza e di corrispondenza ai voleri popolari. Per altro ignorari dal governo Monti in poi.
In forse fino all’ultimo le misure sulle imposte differite (Dta), Bcc comprese, e sulla tanto attesa ipotesi di allungare i termini per la trasformazioni in Spa delle banche popolari che ancora non hanno proceduto con l’assemblea. E in forse anche la norma per consentire ratei quinquennali alle banche che dovranno rimpinguare il Fondo di risoluzione. Nel testo entrato ieri in Consiglio dei ministri, una riunione iniziata poco prima della mezzanotte, erano previste anche queste misure, attese peraltro dal mondo bancario già in fase di esame delle legge di Bilancio 2017.
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Perquisizioni a tappeto nelle tre sedi principali della Banca popolare di Bari: la direzione generale di corso Cavour e gli uffici amministrativi di via Cairoli, e di piazza Massari. Gli accessi sono stati effettuati dagli uomini del Nucleo barese di polizia tributaria, insieme ai colleghi del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza, su richiesta del procuratore Giuseppe Volpe e dei sostituti Federico Perrone Capano e Lidia Giorgio della Dda. Il fatto che a indagare sia la direzione distrettuale antimafia non è tuttavia da mettere in relazione con l’attività della banca ma con la presenza, sullo sfondo delle indagini, di fatti connessi.
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Il Consiglio di Stato ha rimesso ieri alla Consulta tutti i dubbi di legittimità sulle norme di trasformazione delle banche popolari in Spa (Società per azioni), ampliando le critiche messe nero su bianco in una recente ordinanza che evidenziava il «nodo» relativo al diritto negato di recesso per i soci e al loro rimborso. Ieri nel mirino anche l’utilizzo - come «contenitore» della riforma» - del decreto legge «in relazione alla evidente carenza dei presupposti di necessità e urgenza». Se la Corte Costituzionale accogliesse questo rilievo, l’intera norma sulle Popolari potrebbe essere travolta. Un’interpretazione che trova concorsi i legali che hanno assistito diversi soci, anche veneti, nel sollevare la questione.
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Il governo cercherà forse di tamponare con un decreto che dovrebbe chiudere le falle; per il resto si tratta di attendere che la Corte Costituzionale si pronunci. Sperando di non dover mettere sul tavolo soldi cash. Il tema che il Consiglio di Stato ha girato alla Consulta due giorni fa, comunque sia, rispetto alla presunta illegittimità , da parte degli istituti di credito, di negare o limitare la liquidazione delle azioni correlate al diritto di recesso, ha dato una scossa a tutto l’impianto del decreto di riforma delle grandi banche popolari con attivi al di sopra degli 8 miliardi. Bisogna capire come una sentenza in questa direzione possa pesare sui conti. Per restare in Veneto, di Veneto Banca (che dovrebbe liquidare i 219 soci che hanno chiesto il recesso per 14,7 milioni) e della Popolare di Vicenza (1,7 milioni).
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“Come fatto fino ad oggi, continueremo a ricorrere contro ogni idiozia centralista penalizzante per i nostri imprenditori e svilente nei confronti di un turismo dell’ospitalità che in Veneto vale un fatturato di 14 miliardi e quasi 70 milioni di presenze l’anno. Sono soddisfatto per questa decisione della Corte che boccia l’obbligo autorizzatorio per le cosiddette ‘case mobili’ all’interno dei campeggi, certificando la bontà della legislazione veneta che di contro non prevede alcun vincolo urbanistico-edilizio per queste struttureâ€.
La Corte Costituzionale si è espressa con sentenza n. 118 in ordine alla legittimità costituzionale delle leggi regionali n. 15 del 19 giugno 2014, che riguarda l’indizione di un referendum consultivo sull’autonomia del Veneto, e n. 16 del 19 giugno 2014, sull’indizione di un referendum consultivo sull’indipendenza del Veneto. Sono state ammesse solo consultazioni minori, che non contrastino però con l'unità dello Stato e i principi di solidarietà fiscale con le altre regioni.
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