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Stato e Regioni, il caso Veneto: 40 ricorsi in 7 anni

Di Rassegna Stampa Martedi 28 Febbraio 2017 alle 08:30 | 0 commenti

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Ogni sei leggi del Veneto, una viene impugnata da Roma. La deliberazione di venerdì scorso del Consiglio dei ministri, relativa al Collegato alla legge di Stabilità, è infatti solo l’ultima di una lunga serie, a cui peraltro fanno da contraltare le delibere con cui la giunta regionale spesso e volentieri porta le norme nazionali davanti alla Consulta. «Questo elevato e reciproco contenzioso ha degli effetti negativi, perché determina incertezza del diritto e paralisi decisionale», osserva il costituzionalista Sandro De Nardi. Dall’avvento di Luca Zaia, eletto governatore nel marzo del 2010 e riconfermato nel maggio del 2015, il consiglio regionale ha approvato ad oggi 243 leggi.

 In questi sette anni, stando alla contabilità tenuta dall’Avvocatura Regionale, il governo ha presentato alla Consulta 40 ricorsi. Per dare la misura della litigiosità complessiva, a questi vanno poi aggiunte le 46 iniziative giudiziarie promosse dalla Regione, che portano così a 86 il numero complessivo di sfide in cui i due livelli istituzionali si sono fronteggiati con esiti alterni. Sono necessarie due puntualizzazioni. Innanzi tutto bisogna tenere in considerazione che alcuni procedimenti sono ancora pendenti: è il caso ad esempio del Collegato osteggiato da Roma, per cui vengono avanzati dubbi di costituzionalità rispetto a cinque partite (cave, imprenditoria femminile, energia, strutture sanitarie e paesaggio), ma anche della legge di Stabilità nazionale, appena impugnata dal Veneto in nove passaggi riguardanti fra l’altro i direttori generali e i commissariamenti delle Usl (di cui viene eccepita la mancata distinzione fra le aziende in pareggio di bilancio e quelle in disavanzo). Siccome appunto un testo può essere contestato in più punti, lo stesso dispositivo può contenere diverse motivazioni, perciò in secondo luogo occorre tenere presente che nel saldo finale non c’è corrispondenza aritmetica fra ricorsi e verdetti. Fatte queste precisazioni, al momento il tabellone dei punti ne segna 41 per la Regione e 44 per lo Stato, secondo una tendenza per cui chi pensa di avere ragione quando decide di rivolgersi alla Corte, al momento della sentenza risulta avere torto. Ma al di là dei numeri, che fine hanno fatto le leggi regionali impugnate? Le più diverse. Eccone alcune, fra le più note: l’intera norma istitutiva sul referendum per l’indipendenza del Veneto è stata dichiarata costituzionalmente illegittima, mentre quella sulla consultazione per l’autonomia è stata annullata solo in parte; la disciplina sui marchi regionali di qualità diretti a valorizzare il patrimonio produttivo veneto è uscita indenne dal vaglio della Consulta; la disposizione che consentiva un’agevolazione fiscale per i veicoli storici è stata cancellata, ripristinando l’obbligo del bollo auto; il provvedimento sulla tutela degli animali è rimasto in piedi, ma non nella parte che prevedeva la possibilità di realizzare strutture e recinzioni anche in deroga agli strumenti urbanistici. E avanti così, fino al prossimo verdetto. Un crescendo senza fine? «Il quadro normativo è talvolta obiettivamente confuso rispetto al concreto riparto delle competenze — riflette il professor De Nardi — ma ci sono dei casi in cui il consiglio regionale è pienamente consapevole di approvare delle leggi incostituzionali, com’è successo in occasione del “veneto minoranza linguistica”, quando di fatto ha scelto di andare allo scontro con il governo davanti alla Corte. Talora è capitato pure che l’Avvocatura dello Stato abbia esteso di sua iniziativa l’impugnativa a norme regionali che il Consiglio dei ministri non aveva deliberato di contestare, arrogandosi in questo modo poteri che non le spettano e ricevendo per questo un giudizio di inammissibilità da parte della Consulta. Un’impugnazione è infatti sempre un atto politico, benché sostenuto da valutazioni tecniche, che nel caso degli apparati ministeriali sono all’evidenza condizionate da un approccio centralistico». Secondo il docente dell’Università di Padova, questa conflittualità genera effetti distorsivi: «Anche se la legge impugnata rimane pienamente efficace in attesa del giudizio, la spada di Damocle del pronunciamento della Corte rischia di rallentare, se non scoraggiare, l’adozione di eventuali delibere attuative. Così può venire a determinarsi uno scollamento tra gli obiettivi politici sbandierati e i risultati concreti giuridicamente ottenuti: le leggi vengono approvate, ma poi agli annunci possono non seguire i fatti. Nel nostro ordinamento manca un’adeguata e leale collaborazione tra i vari livelli istituzionali, anche a causa del fatto che oggi le Regioni non possono far sentire la loro voce a Roma a monte del processo legislativo statale. Questo ripropone l’esigenza di pensare ad un autentico Senato delle Regioni».
Di Angela Pederiva, da Corriere del Veneto


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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