La Procura di Milano, leggiamo su Il Fatto Quotidiano, ha chiesto il rinvio a giudizio di Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, ex presidente ed ex ad di Mps (il primo neo Ad di Leonardo Finmeccanica,il secondo ora Ad di Banca Popolare di Vicenza e presidente del Comitato Strategico di Veneto Banca, ndr) e di Paolo Salvadori, ex presidente del Collegio sindacale dell'istituto, accusati di falso in bilancio e aggiotaggio, per i quali lo scorso aprile il gip ha respinto l'istanza di archiviazione. I pm Stefano Civardi, Giordano Baggio e Mauro Clerici hanno inviato all'ufficio gip la richiesta di processo per i tre manager dopo che il giudice aveva disposto l'imputazione coatta.
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Nella settimana che termina oggi il collega de Il Fatto Quotidiano, Giorgio Meletti, che è venuto alla nostra prima presentazione di "Roi. La Fondazione demolita" il 26 aprile scorso a Bassano (Meletti è a destra nella foto tratta dal video del suo intervento e chi scrive è a sx) per poi dedicare un giorno intero, il 27, a raccogliere con me a Vicenza documenti su alcuni "casi bancari" di rilievo, ha pubblicato vari pezzi grazie anche alla collaborazione nata proprio in questo periodo dopo che molti anni fa, tra la fine degli anni '80 e gli inizi dei '90 , come ho già raccontato, più volte lo stesso Meletti o suoi collaboratori de Il Mondo mi avevano intervistato quando operavo a livelo nazionale e non solo nel mondo dell'informatica. Oggi, quindi, ho il piacere di proporvi l'articolo odierno sul Fatto che apre altri squarci sui contatti, realizzati o tentati, tra alcuni componenti del Giglio Magico di Matteo Renzi con al centro Maria Elena Boschi e alcune banche, tra cui Etruria, Veneto Banca e, di riflesso, Banca Popolare di Vicenza.
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Pubblicato l'11 maggio alle 2016, aggiornato il 13 alle 22.20. Oggi vi proponiamo un'intervista video esclusiva all'architetto Massimo Follesa, storico portavoce del CoVePA (Coordinamento Veneto Pedemontana Alternativa), sulla sua presa di posizione dell'11 maggio sulle dure osservazioni della Corte dei Conti sullo stato di avanzamento della Superstrada Pedemontana Veneta. Nell'intervista abbiamo iniziato ripercorrendo, a beneficio di chi non conosce in dettaglio la genesi del caso, le varie tappe della travagliatissima opera viaria nata all'epoca di Giancarlo Galan per poi valutare con Follesa le conseguenze di errori di previsione e conclamati "favori" al privato, ulteriormente sottolineati a Luca Zaia il 10 maggio scorso anche dalla Corte dei Conti.
Le telefonate sono due e avvengono il 3 febbraio 2015. Nella prima Vincenzo Consoli, direttore generale di Veneto Banca, si consiglia con un dirigente della Banca d'Italia, identificato dagli inquirenti solo con il nome di battesimo Vincenzo. Nella seconda Consoli parla con un uomo "dal forte accento toscano". Secondo gli uomini della Guardia di Finanza "potrebbe trattarsi di Pier Luigi Boschi", vicepresidente di Banca Etruria e padre dell'allora ministro delle Riforme Maria Elena. Le intercettazioni sono comprese nel vasto materiale probatorio raccolto dai procuratori della Repubblica di Roma Rodolfo Sabelli, Maria Sabina Calabretta e Stefano Pesci nell'inchiesta a carico di Consoli e altri, accusati di ostacolo alla vigilanza.
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Un sabato di marzo del 2014 Flavio Trinca, presidente di Veneto Banca, e Vincenzo Consoli, amministratore delegato, sono saliti in macchina e hanno percorso di gran carriera i 330 chilometri che separano Montebelluna in provincia di Treviso (sede della banca) da Laterina in provincia di Arezzo. Lì hanno suonato il campanello della villa di Pier Luigi Boschi, consigliere di amministrazione di Banca Etruria, che li attendeva con il presidente Giuseppe Fornasari. I rapporti sono oliati. È proprio Fornasari ad aver voluto nel 2011 Boschi nel cda della banca, in rappresentanza del mondo agricolo aretino. Ed è ancora Fornasari a conoscere bene Trinca: entrambi sono stati deputati, entrambi hanno alle spalle la militanza nella Dc, sebbene in due diverse correnti, l'aretino era fanfaniano (come Boschi), il trevigiano stava con Carlo Donat-Cattin in Forze Nuove.
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Pubblicato il 9 maggio alle 23.52, aggiornato l'11 maggio alle 1.13. Fino al recente passato sono stati in pochi ma ancora oggi non sono in molti a volere leggere tra le righe (e che righe!) che Banca d'Italia avesse coperto gran parte delle magagne di Banca Popolare di Vicenza anche grazie ai buoni rapporti che Gianni Zonin aveva instaurato con palazzo Koch grazie a una tela di rapporti di alto livello, da Andrea Monorchio, l'ex ragioniere generale dello Stato nominato nel 2011 suo vice dal re del vino, fino a Gianandrea Falchi, ex capo della segreteria particolare di Bankitalia quando governatore era Mario Draghi, divenuto nel 2013 capo delle relazioni istituzionali della BPVi, per non parlare delle filiali aperte ogni altro giorno a Roma per "impiegare" postulanti locali sponsorizzati o, addirittura, provenienti dal "sistema".
La bomba arriva a pagina 209 di Poteri forti (o quasi), lasciata cadere quasi distrattamente, liquidata in poche righe. Ma Ferruccio de Bortoli, alla guida del Corriere della Sera per dodici anni e del Sole 24 Ore per cinque, si caratterizza rispetto ad altri direttori della sua generazione per i robusti cromosomi da giornalista economico. E quindi sa tutte le sfumature della rivelazione contenuta nelle righe che riportiamo integralmente. Dopo aver ricordato gli incontri di Pier Luigi Boschi con il massone Flavio Carboni, per chiedergli di interessarsi ai destini di Banca Etruria di cui il padre di Maria Elena era vicepresidente, De Bortoli prosegue: "L'allora ministra delle Riforme, nel 2015, non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all'amministratore delegato di Unicredit. Continua a leggere
La Banca popolare di Vicenza è sull'orlo del fallimento e solo un tempestivo intervento statale da almeno 3,5 miliardi potrà salvarla. L'alacre lavoro di anni con cui il dominus Gianni Zonin, tutto il consiglio d'amministrazione e alcuni top manager sono accusati di aver messo in ginocchio l'istituto, polverizzando 6 miliardi di euro investiti dai 120 mila soci nelle azioni della banca, è stato ieri sanzionato dalla Consob, con una maxi multa per complessivi 9 milioni di euro. Il comunicato della Vigilanza sui mercati finanziari parla di una serie di violazioni "commesse dal vertice aziendale tra aprile 2011 e aprile 2015", e riguardanti "le discipline in materia di regole di condotta degli intermediari nei confronti della clientela, di prospetto, di offerte al pubblico e di informazione societaria".
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Era fuori discussione che la presenza di Giorgio Meletti, giornalista economico de Il Fatto Quotidiano, esperto di banche e degli intrecci intorno a Banca d'Italia, desse ancora maggior lustro e visibilità alla presentazione del secondo libro dossier della collana Vicenza Papers, che dopo "Vicenza. La città sbancata" si è arricchita, sempre a firma di Giovanni Coviello, di "Roi. La Fondazione demolita". Il giornalista, che vanta una lunga conoscenza del nostro direttore da lui più volte intervistato per Il Mondoquando Coviello dirigeva negli anni 80 e 90 aziende nel settore dell'informatica, ha aggiunto la sua visione nazionale e sistemica del mondo che ruota intorno alla banche venete alla cronaca e alla denuncia puntale del magma locale intorno alla vecchia BPVi.