A corredo del video con l'audizione di Fabrizio Viola e degli altri commissari delle due ex banche venete ora in liquidazione coatta amministrativa, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, proponiamo il commento che ne fa Giorgio Meletti su Il Fatto Quotidiano.
In commissione banche si spara sul pianista Padoan. Ieri (7 novembre, ndr) fuoco di fila contro il governo che ha dormito per mesi per poi cedere le due venete a Intesa Sanpaolo per un euro, subendo il ricatto di Messina.
Il recente scandalo dei diamanti conferma la regola: in Italia la vigilanza sulle banche consente di truffare liberamente i clienti. I signori imbrogliano, le varie vigilanze non vedono, la politica non vede i vigilanti che non vedono. Basta giocare con le parole. Immaginate di entrare in banca con una pistola in pugno. Se un poliziotto vi chiede se è una rapina, rispondete che è una visita di cortesia. Se ragiona come Consob e Banca d'Italia vi lascerà andare.
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Abbiamo conosciuto Gianni Girotto, senatore M5S, alla presentazione del nostro doculibro "Vicenza. La città sbancata" a Palazzo Trissino non certo su iniziativa dell'amministrazione uscente, a dir poco passiva sul crac della BPVi, ma per iniziativa della capogruppo sempre del Movimento 5 Stelle Vicenza, Liliana Zaltron. affiancata dall'altro senatore pentastellato Enrico Cappelletti. Abbiamo, poi, incrociato Girotto, ora membro della Commissione d'inchiesta sulle banche, varie altre volte, quasi sempre sull'argomento banche venete, l'ultima in Apindustria Confimi Vicenza, quando con chi scrive, col presidente Flavio Lorenzin, con l'avv. Antonella Friso dello Studio Adusbef Vicenza e l'avv. Fulvio Cavallari, Responsabile Adusbef Veneto, e con l'on. Emanuele Cozzolino si è svolto il convegno ""Banche venete tra silenzi e complicità ".
Ieri avremmo voluto fare un intervento con annessa domanda alla riunione con alcuni parlamentari vicentini e veneti convocata da Luigi Ugone che, però, sempre più preso da se stesso e dalla voglia di (di)mostrare che "Noi che credevamo nella BPVi" è l'associazione più numerosa di soci truffati della ex BPVi non solo non dice il vero ma, dimentico di puntare solo a raggiungere lo scopo vero, far loro recuperare il recuperabile, e, nonostante ci siano in gioco i soldi di quei soci che dice di voler difendere col... suo ego, si esibisce in quella che sempre di più diventa la replica di monologhi già ascoltati
All'ottava ora di audizione il commissario Giovanni Paglia (Sinistra italiana) sbotta: "Uno dei due non dice la verità , dovevamo fare un confronto all'americana". Gli fa eco Bruno Tabacci (Centro democratico): "Sembra di sentire le barzellette su polizia e carabinieri". Renato Brunetta (Forza Italia) chiede formalmente al presidente della commissione una "verifica incrociata". Pier Ferdinando Casini chiude la seduta e convoca immediatamente (dopo cinque minuti per un caffè) l'ufficio di presidenza.
L'inchiesta - in procura a Roma altro esposto del banchiere D'Aguì, siluro sulla riconferma del governatore. Renzi vuole Saccomanni
Un nuovo esposto al procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone contro gli uomini della Banca d'Italia. E le voci sull'ipotesi di candidatura a sorpresa di Fabrizio Saccomanni, nata, a quanto si dice in ambito renziano, come alternativa alla conferma di Ignazio Visco. Alla vigilia del voto del Consiglio dei ministri sul nome da portare alla firma del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il clima si infiamma. L'interrogativo è sempre lo stesso: il premier Paolo Gentiloni ha la forza di dire no a Matteo Renzi, che chiede "discontinuità " e seguire il Quirinale che vuole il nuovo mandato?
Il dilemma del presidente Sergio Mattarella sul governatore Ignazio Visco è stato così captato dalle esperte orecchie del quirinalista del Corriere della Sera Marzio Breda: "Non si può non nominarlo, a maggior ragione dopo quel che è successo; tuttavia riconfermarlo potrebbe spalancare le porte a un non augurabile inferno...". Di quale inferno si parla? Non certo quello politico: un Matteo Renzi molto indebolito non sembra in grado di scatenarlo. Il vero inferno temuto dal presidente della Repubblica è quello della commissione parlamentare d'inchiesta sulle banche.
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Nel mondo berlusconiano la categoria dell'odio serviva a zittire le critiche. Matteo Renzi ne ha fatto un tratto distintivo dell'agire politico. L'odio per Ignazio Visco affonda nei disastri bancari del suo governo, che il fiorentino attribuisce per intero a Via Nazionale: "Abbiamo sbagliato ad affidarci a loro" ha spiegato nel suo libro Avanti. Il guaio nasce dal nuovo corso che Bankitalia decide di prendere sulle grandi banche popolari a fine 2014. L'idea di consegnare al mercato un pezzo del credito italiano con una riforma pesante trova convinto il fiorentino, che si fida ciecamente.
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Che si deve fare per campare e farsi ricandidare. Il povero Pier Ferdinando Casini deve averlo pensato nel momento esatto in cui, dopo giorni di tentennamenti, s'è lasciato convincere ad abbandonare la cara, vecchia poltrona di presidente della commissione Esteri del Senato per quella, ugualmente presidenziale, della commissione d'inchiesta parlamentare sul settore bancario. Ieri infatti l'ex presidente della Camera ed ex leader dell'Udc, oggi tra i contraenti dell'associazione politica "Alfano e affini", è stato eletto per un solo voto (21 su 40) all'alto compito di guidare l'inchiesta parlamentare sulle banche.
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