Archivio per tag: Giorgio Langella

Categorie: Politica, Informazione

Disoccupazione in Veneto (e in Italia)

Lunedi 5 Aprile 2010 alle 21:14

Giorgio Langella    

Giorgio LangellaIl 2009 in Veneto, così come nel resto d'Italia, è stato un anno orribile soprattutto per chi vive del proprio lavoro.

Secondo i dati che vengono pubblicati dall'ISTAT, in Italia c'è un incremento della disoccupazione (specialmente di quella giovanile che si attesta al 28,2% più alta del 7,6% rispetto alla media europea) e un calo degli occupati.

La disoccupazione totale in Italia sale a 8,5%. A quanto ci dicono è inferiore a quella europea.

In Veneto, nel quarto trimestre del 2009, il tasso di disoccupazione è del 4,8% (1,2% in più rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente). In Veneto, quindi "stiamo meglio" rispetto al resto d'Italia. Tutto bene? Stiamo reggendo alla crisi? A prescindere del dramma di ogni lavoratore quando perde il lavoro, questo è quanto ci dicono. Quanto ci vogliono far credere. Bisogna essere ottimisti, il governo nazionale, quello regionale, quelli locali si "muovono bene".

Tentiamo di analizzare i dati allora. La fonte è ufficiale, "Veneto Lavoro" che recentemente ha pubblicato il documento sulle "Tendenze del mercato del lavoro veneto" con tanto di tabelle e dati su quanto è successo nel 2009.

Intanto, a quanto si legge, la produzione dell'industria manifatturiera "continua a mettere in evidenza la dinamica tendenziale negativa".

Nel quarto trimestre del 2009 c'è stato un calo del 7,5% per le imprese con 10 o più addetti e un "crollo" del 13,5% per le imprese più piccole. Un disastro, specialmente se si considera che i dati del terzo trimestre erano già estremamente negativi.

Ma torniamo ai dati relativi a occupazione e disoccupazione.

Veneto Lavoro ci informa che la variazione tendenziale degli occupati (4° trimestre 2009 rispetto allo stesso periodo del 2008) è negativa. I dipendenti sono 55.000 in meno e anche gli "indipendenti" sono 9.000 in meno. La flessione occupazionale è pari a 64.000 unità (circa il 3% in meno). Le tabelle riassuntive finali evidenziano come il rapporto tra occupati e disoccupati è ben peggiore del tasso di disoccupazione ufficiale (sia in Italia che in Veneto).

Infatti se gli occupati in Veneto sono 2.113.000 (in Italia 22.922.000) e i disoccupati sono 107.000 (in Italia 2.145.000), esiste anche un numero molto alto di persone che, pur non lavorando, cercano lavoro o sono disponibili a lavorare (senza rientrare tra i disoccupati ufficiali). Queste persone sono, in Veneto, 105.000 e in Italia 2.907.000.

Il rapporto tra disoccupati e "non lavoratori" (ma che cercano lavoro o che vorrebbero lavorare) e occupati è, quindi in Veneto, di circa 1 a 10 (il 10%).

Sono numeri che andrebbero analizzati e resi pubblici con la dovuta attenzione.

Tutti i cittadini dovrebbero essere messi in grado di conoscere la realtà, senza i falsi ottimismi di regime. La situazione del lavoro è molto più drammatica di quella che ci vogliono far credere.

Le soluzioni vanno cercate e trovate cambiando radicalmente anche la maniera di affrontare i problemi e indicando le vere priorità. Non si può affrontare questa crisi con l'assistenza, gli ammortizzatori sociali (pur necessari in questa difficilissima fase, ma non risolutivi), i proclami, il "parlar d'altro". Non si può chiedere sempre ai lavoratori e ai pensionati di salvare il paese dal disastro provocato dai capitalisti (e dai governi inetti e loro succubi).

È ora che ognuno si assuma le proprie responsabilità a partire da quei partiti, come la Lega, che hanno occupato le poltrone dei governi locali e di quello nazionale da ormai troppi anni per non essere coinvolti ed essere considerati esenti da responsabilità.

La mancanza di lavoro è il problema principale e va risolta con scelte di campo nette e con un piano del lavoro rigoroso che preveda il diretto intervento dello stato e degli enti locali. Facciamo una proposta: il Governo nazionale e quelli locali contrastino con la necessaria severità le delocalizzazioni. Chiediamo a chi delocalizza (e a chi ha delocalizzato) di ridare allo stato i finanziamenti ricevuti sotto qualsiasi forma. Si vincolino le aree produttive dimesse al fine di impedire speculazioni edilizie e finanziarie.

Deve essere ben chiaro che chi trasferisce il lavoro all'estero inseguendo maggiori profitti, sfruttando la povertà di quei paesi e sottraendo il lavoro nel nostro territorio compie un atto condannabile dal punto di vista etico e morale. Dobbiamo iniziare a considerare la delocalizzazione un vero e proprio crimine contro la società. Un reato simile a chi trasferisce all'estero la ricchezza e a chi, evadendo le tasse, impoverisce ogni cittadino.

Giorgio Langella
Federazione della Sinistra - Rifondazione-Comunisti Italiani Vicenza

 

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Categorie: Politica

Cominciano subito anche contro ... i sussurri

Venerdi 2 Aprile 2010 alle 18:24
Giorgio Langella  

 

Secondo i dati ISTAT il rapporto deficit/pil sale al 5,2%. È il dato peggiore dal 1996. Nel 2008 era al 2,7%. La disoccupazione in Italia (stima di febbraio 2010) sale a 8,5%, con una crescita di 1,2 punti percentuali rispetto a febbraio 2009. La disoccupazione giovanile è particolarmente preoccupante: 28,2%. Il 7,6% in più rispetto alla media dei 27 paesi dell'Unione Europea. È il risultato di una politica che penalizza il lavoro e lo rende sempre più precario. È il risultato di scelte che prevedono, con l'aumento dell'età pensionabile, più lavoro per gli anziani, meno lavoro per i giovani e sempre minori diritti per tutti. Chi deve lavorare diventerà sempre più ricattabile. Una situazione disastrosamente senza futuro.

Intanto
1. I due nuovi "governatori" leghisti di Veneto e Piemonte annunciano che si opporranno all'uso della pillola RU486. Zaia dichiara "Per quel che ci riguarda non daremo mai l'autorizzazione a poter acquistare e utilizzare questa pillola nei nostri ospedali". Cota dice "Sono pronto a farla rimanere nei magazzini". Il Vaticano chiede, la Lega "trionfante" (nelle elezioni) risponde, il Vaticano ringrazia. Alla faccia dell'autonomia e dell'indipendenza.
2. Il procuratore aggiunto di Milano, Pietro Forno, che sta indagando su casi di pedofilia, dichiara (in un'intervista a il Giornale): "Nei tanti anni in cui ho trattato l'argomento non mi è mai arrivata una sola denuncia, né da parte dei vescovi né da parte dei singoli preti e questo è un po' strano", aggiungendo che "la lista dei sacerdoti inquisiti per reati sessuali non è corta", ma in nessun caso la denuncia è partita dall'ambiente ecclesiastico, bensì dai familiari delle vittime "dopo che si sono rivolti all'autorità religiosa e questa non ha fatto assolutamente niente". Immediatamente il ministro Alfano manda gli ispettori a "verificare" il comportamento della procura di Milano. E il deputato PDL Maurizio Lupi attacca dicendo che "le parole di Forno sono gravissime e assolutamente fuori luogo ... È ora di smetterla con questi attacchi strumentali che, colpendo la Chiesa, minano le basi stesse della nostra società". A proposito, ma l'Italia non dovrebbe essere uno stato laico?
3. Il direttore di TG1 Minzolini, subito dopo il risultato elettorale, solleva dall'incarico di conduttori al Tg1 tre giornalisti "per dare un segnale di cambiamento": Tiziana Ferrario, Paolo Di Giannantonio e Piero Damosso. Il "caso" vuole che i tre giornalisti rimossi non avevano firmato una lettera in favore del direttore (che aveva dato la notizia non vera dell'assoluzione dell'avvocato Mills, che invece era stato "prescritto"). La giornalista Maria Luisa Busi rilascia un'intervista a Repubblica nella quale esprime critiche e preoccupazioni sulla situazione della RAI. Dopo poche ore riceve una lettera di richiamo da parte dello stesso Minzolini.

Dopo aver incassato il risultato elettorale, "lorservitori" sentono forte il richiamo di "lorpadroni" e dimostrano loro gratitudine iniziando subito la "normalizzazione". Stiamo scivolando verso un regime al quale danno fastidio le voci di dissenso, anche i sussurri. Per quanto ci riguarda continueremo a gridare.

Giorgio Langella, Federazione della Sinistra, Prc, PdCI

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Categorie: Politica, Fisco

Riforme da fare: come volevasi dimostrare

Mercoledi 31 Marzo 2010 alle 12:00
Federazione della sinistra, PdCI, Prc Vicenza   

 

Giorgio Langelladi Giorgio langella

Dice Berlusconi: "il voto ha premiato il mio governo, adesso farò le riforme" (dai giornali).
Ma quali sono le riforme che si devono assolutamente fare? Presto detto: quella sulla giustizia e quella sul fisco. La prima è la più importante (per Berlusconi), a partire dalla questione "intercettazioni". Infatti il ministro Alfano ha annunciato ieri in televisione (a Ballarò) che chiederà l'immediata calendarizzazione del ddl intercettazioni al Parlamento. Alfano ha precisato che, con le nuove regole, non si vieteranno le intercettazioni (ci mancherebbe) ma queste saranno permesse solo per "evidenti indizi di colpevolezza" e saranno limitate nel tempo. Ora, se gli indizi di colpevolezza sono evidenti, perché si dovrebbero fare intercettazioni e non arrestare gli indiziati? E poi, le intercettazioni non dovrebbero servire a trovare gli indizi e le prove di reato? È evidente che questo ddl ha la massima priorità ... per il presidente del consiglio.
Per quanto riguarda il fisco l'obiettivo è di limitare la pressione fiscale. Per quali redditi e per chi? La proposta in campo è quella delle due aliquote che, in pratica, favorisce i benestanti a scapito di chi ha redditi bassi. È anche logico pensare che, visti i conti pubblici italiani, i cittadini che vivono di salario o pensione dovranno continuare a versare soldi forse non sotto forme di tasse, ma pagando di più i servizi essenziali (sanità, scuola ecc.).
Ma c'è proprio bisogno di queste "riforme" o quello di cui ci sarebbe necessità è una vera e propria "rivoluzione" del sistema produttivo, di quello bancario, di quello fiscale nel senso di colpire con durezza gli evasori e di ripudiare il ricorso ai vari condoni e scudi fiscali? Una "rivoluzione" che preveda, con l'aumento dei salari e delle pensioni, un benessere diffuso. Non sarebbe meglio e prioritario pensare a rivoluzionare l'attuale mercato del lavoro con l'abolizione del precariato e la garanzia per giovani (e meno giovani) di avere un lavoro sicuro in tutti i sensi? Non sarebbe meglio pensare a un piano del lavoro a livello nazionale che, con l'intervento diretto dello stato, permettesse di mettere in sicurezza l'ambiente e il territorio, di fare le manutenzioni ordinarie e straordinarie delle reti di comunicazione, di quelle di distribuzione (pensiamo solo a come è ridotta quella dell'acqua), di quelle di trasporto (ferrovie e altro)? Quanti nuovi posti di lavoro si potrebbero creare? E quanti se ne potrebbero mantenere stabilendo regole di contrasto alle delocalizzazioni?
Ma il governo e la maggioranza di destra parlano di necessità delle "riforme istituzionali". Vogliono l'elezione diretta del primo ministro (o del presidente della repubblica) e la baratteranno, internamente al governo stesso tra PDL e Lega, con il "loro" federalismo. Vogliono controllare la magistratura. E soprattutto non vogliono essere controllati. Sono "riforme" che servono a "lorpadroni" per diventare sempre più potenti e ricchi.
Come volevasi dimostrare.
Giorgio Langella (Federazione della sinistra, PdCI, Prc Vicenza)

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Categorie: Politica

La prima analisi della sinistra "estrema"

Martedi 30 Marzo 2010 alle 10:10

Riceviamo da Giorgio Langella (Federazione della Sinistra, Prc, PdCI) e pubblichiamo


Giorgio Langella (Federazione della Sinistra, Prc, PdCI)Ieri ho avuto una giornata di lavoro difficile e pesante (dalle 4.30 di mattina a sera inoltrata).
Ho seguito, quindi, con stanchezza e (tanta) rabbia/delusione i risultati elettorali. Ero poco lucido per mandare subito qualche impressione. Ancora a caldo posso solo dire che la preoccupazione aumenta. Soprattutto quella per il futuro del lavoro. Dopo una campagna elettorale fatta sul chiacchiericcio, sulle liste presentate e no in altre regioni, sugli strepiti contro la magistratura, sulla ripresa che "c'è, non c'è, si ma forse ..." ma che "bisogna essere ottimisti", sulle sparate di tizio e caio, ci ritroviamo in una situazione dove la destra ha vinto. lichiamo
I responsabili della crisi hanno vinto. La sinistra (e parlo di tutta l'opposizione) ha seguito B. nel suo campo di battaglia e ha perso. C'è poco da dire. Ma ha perso il lavoro, le prospettive di occupazione ...

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Categorie: Politica, Sanità

Dare i numeri su S. Giovanni (o sul cancro?)

Lunedi 22 Marzo 2010 alle 23:50

Federazione della Sinistra, Prc, PdCI   

 

Cellule del cancroIl titolo non si riferisce ai numeri di quanti hanno partecipato alla manifestazione di Berlusconi a Roma sabato scorso (più di un milione secondo il PDL o centocinquantamila come dice la questura?).
Basta guardare le fotografie della piazza e farsi un'opinione. C'è altro su cui si deve riflettere.
Durante il suo comizio in Piazza San Giovanni, Silvio Berlusconi ha fatto, al solito, molte promesse.
Una di queste dovrebbe attirare l'attenzione di tutti per la sua importanza sotto tutti i punti di vista.
L'attuale presidente del consiglio, infatti, ha affermato che, nei prossimi tre anni, il cancro ("un male che riguarda quasi 2 milioni dei nostri concittadini") potrà essere sconfitto.
È sottinteso che la lotta contro questa malattia avrà successo solo se Berlusconi stesso vincerà le elezioni regionali.
Ora, visto che il suo governo taglia i finanziamenti alla ricerca, ci dica come intende procedere in questa impresa.
Con decreto legge o con la sola imposizione delle mani?

Giorgio Langella
Federazione della sinistra - Rifondazione-Comunisti Italiani Vicenza

 

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Categorie: Politica

Lavoro in Veneto nei primi 2 mesi: i numeri

Domenica 21 Marzo 2010 alle 17:27
Federazione della Sinistra    

 

Veneto lavoro ha reso pubblici i dati sulla situazione del lavoro di febbraio 2010 in Veneto. La crisi occupazionale continua e, se possibile, si aggrava.

Giorgio LangellaVeneto lavoro ha reso pubblici i dati di fine febbraio 2010 sulla situazione del lavoro in Veneto. La crisi occupazionale continua e, se possibile, si aggrava. Nonostante quello che affermano "lorpadroni" e il governo che li rappresenta, la ripresa per i lavoratori non esiste. Anzi.
In questi primi due mesi del 2010 nella provincia di Vicenza , le aziende coinvolte in aperture di crisi sono state 38 (237 nel Veneto). I lavoratori coinvolti nel vicentino sono 421 (nel Veneto sono 4.422).
In provincia di Vicenza, nei primi due mesi dell'anno in corso, le ore di cassa integrazione ordinaria richieste sono 1.303.216, quelle di cassa integrazione straordinaria sono 4.232.848 per un totale di 5.536.064. L'anno scorso il totale di ore richieste erano, nello stesso periodo, 765.296. In tutto il 2009 sono state 21.138.487. Le ore richieste per cassa integrazione in deroga (sempre in gennaio e febbraio 2010) sono 1.576.701 e coinvolgono 1.615 lavoratori.
Mecc Alta di CreazzoLa mobilità, sempre nella nostra provincia e nei primi due mesi del 2010, ha colpito 379 lavoratori di aziende oltre i 15 dipendenti (a fine febbraio 2009 erano 350) e 907 lavoratori di piccole aziende (l'anno scorso erano 788).
Ma un altro dato, ben evidenziato nel rapporto di Veneto lavoro, fotografa il dramma di cosa sta succedendo nel mondo del lavoro veneto e vicentino in particolare. Mi riferisco al numero di aziende con trattamenti di cassa integrazione straordinaria approvati. A fine febbraio 2010 queste aziende sono 155 in provincia di Vicenza (a fine 2009 erano 127); in tutto il Veneto sono 494 (a fine 2009 erano 366).

Un numero impressionante, aggravato dal dato della scadenza della CIGS nei prossimi sei mesi (agosto 2010) che interesserà (solo nel vicentino) ben 103 aziende.
È un presente drammatico, un futuro tragico. Nel frattempo si parla di altro.

Di liste non presentate, di giudici che fanno il loro mestiere ma sono "comunisti" perché colpiscono il capo, di riforme costituzionali ... necessarie, dicono, a dare maggior potere a chi governa. Nel frattempo si licenziano altre centinaia di lavoratori.

Lo stabilimento OlimpiasSono di questi giorni le notizie di espulsione dal mondo del lavoro di 75 lavoratori della M.E.C.C. Alte e la chiusura della Olimpias di Grumolo.

"Crisi" aziendali? Non proprio. Sono, piuttosto, le ormai abituali delocalizzazioni verso nazioni dove, affermano "lorpadroni", il lavoro costa meno (Cina, India, Tunisia).

Noi crediamo, invece, che "lorpadroni" delocalizzano in paesi dove si può sfruttare di più e meglio (per i loro profitti) chi lavora, dove ci sono meno "lacci e lacciuoli" (così chiamano i diritti) nella sicurezza sul lavoro, nelle condizioni di lavoro, nelle norme di tutela dell'ambiente... Ma questi sedicenti imprenditori dove vogliono arrivare, qual è il progetto che hanno in mente per l'industria italiana?

E il governo nazionale, quello regionale e quello provinciale (guarda caso sempre di centrodestra) cosa fanno, che progetti hanno? Perché continuano a cancellare diritti di chi lavora (vedi l'ultima legge che prevede l'arbitrato privato al posto del giudice per i licenziamenti) e dei pensionati (additati spesso come causa della crisi). Lo dicano, per favore, a chi sta perdendo il posto di lavoro. Lo dicano con parole chiare. Cosa fanno? O sono troppo impegnati a "salvare il capo" dai processi?
Non possiamo attendere che "lorpadroni", i responsabili della crisi, continuino nei loro giochi di borsa, nei loro investimenti finanziari che penalizzano il lavoro. Non si possono più giustificare profitti immensi in cambio di sempre maggiori sacrifici da parte dei lavoratori e dei pensionati. Non si può più tollerare una corruzione valutata in 60 miliardi di euro all'anno e una evasione fiscale di centinaia di miliardi ogni anno.
Cambiare politica nazionale e locale può essere un primo passo. C'è bisogno di un nuovo progetto, un nuovo piano locale e nazionale, che metta il lavoro e i lavoratori al primo posto e che, finalmente, faccia pagare la crisi a chi l'ha prodotta.

Giorgio Langella
Federazione della sinistra - Rifondazione-Comunisti Italiani Vicenza

 

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Categorie: Politica, Eventi, Sindacati

Pane, lavoro e lotta di classe

Venerdi 12 Marzo 2010 alle 08:01

Riceviamo da Giorgio Langella e pubblichiamo

 

Giorgio LangellaDi seguito vi invio l'intervento che avrei voluto fare al congresso CGIL di lunedì scorso, ma poi 'evitato', come da richiesta della presidenza del congresso, sia per il dilungarsi degli interventi di altri ospiti sia per la concomitanza con le elezioni politiche.
Lo sottopongo come un contributo su cui discutere perché, come da 'tradizione', sarebbe stato un intervento-saluto poco 'tradizionale'.

Giorgio Langella


Stiamo vivendo un periodo storico difficile, grave e drammatico. Sia per quello che succede nel mondo del lavoro, sia per come viene trattata la democrazia nel nostro paese. Le due cose sono correlate tra loro e fanno parte di uno stesso attacco alla nostra costituzione nata dalla resistenza. Non bisogna fare l'elenco lunghissimo delle leggi e delle azioni del governo. Bastano due esempi.
Il primo è il Decreto Legge (interpretativo) sulla presentazione delle liste alle elezioni regionali, controfirmato (e questo ritengo sia un atto da condannare) dal presidente della repubblica.
Il secondo esempio è la legge sul lavoro che istituisce la figura dell'arbitro per le controversie sui licenziamenti (anche quelli senza giusta causa).

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Categorie: Politica

La decisione su liste non ammesse? A Noi!

Venerdi 5 Marzo 2010 alle 19:11
Federazione della Sinistra, PdCI, Prc    

 

Mr B e la firma decreto-salva listeTra pochi minuti, alle 19.30, si riunisce il consiglio dei ministri*. Da quello che riportano gli organi di informazione in rete, all'ordine del giorno c'è un decreto "interpretativo" in merito alla presentazione delle liste per le regionali. In pratica, con una "leggina" fatta apposta si permetterebbe alle liste governative (PDL e Formigoni) di Lazio e Lombardia di presentarsi comunque, anche senza il rispetto delle regole valide per tutti. La situazione è gravissima. Il governo, per l'ennesima volta, vuole ribadire il suo assoluto disprezzo per le regole. Uno stato democratico non può essere gestito come fosse un'azienda privata. Non ci possono essere padroni che fanno e disfano ciò che vogliono anteponendo i propri interessi ai diritti regolati dalle leggi. Non è più tollerabile che chi dovrebbe rappresentare lo stato democratico infranga sistematicamente qualsiasi legge che ritiene non utile ai propri interessi. La democrazia è una cosa seria che deve essere difesa da qualsiasi attacco. Nella decadenza morale e democratica alla quale ci costringe il governo di destra un ruolo fondamentale devono avere gli organi di informazione. Facciamo appello a tutti i giornali, alle televisioni, alle radio di non tacere e di informare i cittadini su quanto accade in queste ore a Roma. A tutte le forze democratiche chiediamo di unirsi e promuovere una grande mobilitazione popolare per contrastare qualsiasi atto anticostituzionale e sovversivo da parte di chi dovrebbe governare il paese.

Giorgio Langella
Federazione della sinistra - PdCI-PRC Vicenza

 

* N.d.r.: In serata è stato dato il via libera (Ansa, Adnkronos) au un cosiddetto Decreto interpretativo (approvato dal Quirinale e la vignetta aggiunta di sopra ne dà un'interpretazione satitica) che dovrebbe sbloccare le liste

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Categorie: Politica

La questione della lista del Pdl a Roma

Mercoledi 3 Marzo 2010 alle 00:25

Giorgio Langella, Federazione della sinistra   

 

Ma cosa sta succedendo nel nostro paese?
La questione della lista PDL a Roma (che non è vero che è stata esclusa da qualcuno, semplicemente, NON è stata presentata) è indicativa dell'assoluto disprezzo per le regole da parte di chi, oggi, governa l'Italia.
Le dichiarazioni degli esponenti del PDL sono gravissime. Se il presidente del Senato Schifani (la seconda carica dello Stato) auspica che "sempre nel rispetto delle regole prevalga la sostanza sulla
forma quando la forma non è essenziale", o se Cicchitto dichiara "Ci sembra evidente che è in atto un attacco mirato alla presentazione delle liste del Pdl in modo da modificare anche per quella via i rapporti politici", di fatto, si vuole cancellare il principio universale dell'uguaglianza di fronte alla legge.
Il fatto di Roma è ben chiaro: per qualche motivo la lista NON è stata presentata e nessun forza politica, se non il PDL, ne è responsabile. Non si possono sottomettere regole e leggi alla convenienza di chi comanda.
Anche solo pensare che si possano scavalcare le regole per favorire il partito del presidente del consiglio non è da paese democratico.
L'inettitudine e l'arroganza dei personaggi che hanno le leve del potere sta facendo scivolare il nostro paese verso forme sempre più autoritarie di governo.
Vigiliamo, ne va della nostra libertà.

Giorgio Langella

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Categorie: Politica, Informazione

Maxi costi campagna elettorale: perchè?

Martedi 2 Marzo 2010 alle 20:21

Federazione della Sinistra, Prc, PdCI    

 

Ma quanto spendono le liste e i singoli candidati per farsi eleggere in consiglio regionale?

Quelli che sorridono da enormi manifesti che infestano le città, quelli che chiedono il nostro voto, quelli sempre belli e ritoccati, spendono decine e decine di migliaia di euro ... (se solo un manifesto di quelli piccoli costa circa 3 euro di stampa, affissione e tassa, figuriamoci i maxi-manifesti, gli striscioni, gli spot televisivi, i giornaletti spediti casa per casa, la pubblicità sui mezzi di trasporto pubblici ...).

Perché spendono tanti denari? Ricevono finanziamenti? E da chi? Quale sarà il "ritorno dell'investimento"? Una volta eletti, chi dovranno "ringraziare"?

Noi vorremmo sapere. Vorremmo che prima e durante la campagna elettorale (e sempre) ci fosse una totale e necessaria trasparenza su quanto costa, per alcuni candidati, fare la campagna elettorale.

Ai giornali locali chiediamo di far sapere all'opinione pubblica prima delle elezioni (con inchieste approfondite) quanto spende ogni formazione politica e ogni candidato per essere eletto. Informateci su quali e quanti interessi nascondono alcune costosissime campagne elettorali.

Riteniamo che sia giusto e necessario sapere, per poter votare gli onesti, chi non deve favori a nessun potere forte (economico o finanziario). Vorremmo che fosse chiaro, ad ogni elettore, chi è realmente indipendente e dovrà rispondere solamente ai cittadini.

 

Giorgio Langella

Federazione della sinistra
coordinamento PdCI-PRC Vicenza

 

PS: la nostra campagna elettorale è auto-finanziata da iscritti e militanti e costerà, per tutta la provincia e per tutti i candidati poche migliaia di euro. Noi non dovremo rispondere a nessun finanziatore occulto e, anche per questo, non dovremo favori a nessuno

 

 

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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