Mps, si teme che l'aumento di capitale vada deserto come per BPVi e Veneto Banca
Venerdi 23 Settembre 2016 alle 09:28 | 0 commenti
I piccoli azionisti di Monte dei Paschi cominciano a sentire puzza di bruciato. L'associazione "Azione Mps" ieri ha interrotto il silenzio che regnava a Siena da settimane chiedendo a governo e Consob di capire cosa succede: "Il Monte dei Paschi è da settimane al centro di manovre oscure e preoccupanti. Una ricapitalizzazione di ingente ammontare, risultato di un progetto di affrettata cessione dell'intero portafoglio di sofferenze, ed un nuovo piano industriale: l'unico risultato che questi annunci hanno prodotto sono state le dimissioni dell'amministratore delegato Fabrizio Viola e del presidente Massimo Tononi, insieme al continuo crollo del valore borsistico".
I piccoli azionisti ritengono che "le banche d'affari del Consorzio stiano ridisegnando gli assetti proprietari del terzo gruppo bancario italiano, forte di mezzi propri per 9,6 miliardi inspiegabilmente valutati 600 milioni da un mercato sistematicamente orientato al ribasso. Sembrerebbe che qualcuno tenti di impadronirsi di Mps a basso costo, dettando preventivamente condizioni, modalità e governance, al di fuori di ogni trasparenza finanziaria".
In sostanza, dice Azione Mps, qualcuno vuole prendersi il Monte a prezzo di saldo e l'accrocchio messo su per il salvataggio con la benedizione del governo è il cavallo di Troia attraverso il quale il piano andrà in porto. È proprio questo secondo quanto ricostruito dal Fatto Quotidiano attraverso fonti qualificate il terreno attorno a cui si è consumata la battaglia che ha portato alle dimissioni di Viola e Tononi. L'ex amministratore delegato, chiamato a risollevare la banca nel 2012, si è infatti scontrato col consorzio di otto banche capitanato da Jp Morgan e Mediobanca che ha garantito il "prestito ponte" per Siena su almeno due macro-questioni. La prima sono le fees, cioè il prezzo dei servizi finanziari e legali, che gli istituti si sono riconosciuti per gestire il piano di salvataggio, a partire dalla cartolarizzazione delle sofferenze: i costi per Siena ammonteranno infatti almeno a 600 milioni di euro, oltre il 10% del prestito, e possono salire a seconda di quanto complicato sarà sistemare in prodotti finanziari vendibili sul mercato i vari crediti inesigibili di Mps.
Il secondo fronte di lotta tra Viola e le banche del bridge loan è stato l'aumento di capitale: il manager voleva garantire agli attuali soci di Mps che hanno partecipato a due aumenti per complessivi 8 
miliardi in due anni -
un diritto di opzione
 quando Siena chiederà 5 miliardi al
mercato per alzare i 
livelli patrimoniali
 all'altezza chiesta
 dalla Bce. Jp Mor
gan e soci hanno detto no. L'effetto di
questa decisione è
 che se l'aumento
 andrà deserto come 
per Pop Vicenza e
 Veneto Banca il prezzo per azione potrebbe scendere a livelli davvero infimi, senza alcun limite: a quel punto il pacchetto di controllo di Mps verrebbe via a prezzi di saldo nonostante i 9,6 miliardi di mezzi propri di cui parlano i piccoli azionisti. Viola non gradiva e alla fine gli è arrivata una telefonata di Pier Carlo Padoan che gli chiedeva un passo indietro a nome del presidente del Consiglio Matteo Renzi, fan di Jp Morgan.Il boccone Mps, insomma, è appetitoso per chi abbia i mezzi per digerirlo: per il Financial Times, Jp Morgan ora sta cercando un investitore forte cui affidare l'intera banca. Il problema è che nessuno neanche un fondo sovrano metterà 5 miliardi in Mps. Tradotto: le obbligazioni subordinate rischia no di essere convertite in azioni almeno per la metà della cifra necessaria (2,5 miliardi). Le vie possibili sono due: con un bail in modello Etruria (con evidenti costi politici per Renzi) o semplicemente minacciando il bail in e convincendo così gli obbligazionisti ad aderire all'offerta spontaneamente. Scrive Reuters: "Visto che le obbligazioni trattano a circa 70 centesimi per euro (cioè al 70% del valore nominale, ndr), offrire loro qualcosa nel mezzo, diciamo 85 cent, potrebbe essere accettabile".
di Marco Palombi, da Il Fatto Quotidiano
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