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Vicenza, la città senza vergogna ma con la foglia di fico della maglietta "Supreme bitch": su BPVi, sugli Zonin, i Rosini e i Marzotto

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Lunedi 16 Maggio 2016 alle 23:42 | 1 commenti

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Questa città, quella espressa dai suoi vertici comunali, è senza vergogna per avere un comandante della Polizia locale, Cristiano Rosini, ancora in un posto da cui dovrebbe controllare i cittadini nonostante sia stato beccato da Striscia la notizia e da noi in una serie di situazioni in cui anche l'ultimo dei suoi vigili si sarebbe vergognato se non avesse sanzionato i cittadini "normali" e non "comandanti" beccati a infrangere le regole nello stesso modo. Eppure la stampa locale, che bacchetta a pagine piene chi ruba un pollo, non si vergogna di non dedicare neanche una riga ai comportamenti del Rosini dopo Striscia (tra cui strani "carico e scarico" di merci varie di suoi graduati a Park Rocchetta e il parcheggio da lunga sosta e "stravaccato" contro ogni norma del camper del cognato ).

E anche il nostro sindaco, che pure aveva detto che sarebbe intervenuto a fronte di prove certe, si accontenta di una vecchia "copertura" di comodo offerta al cosiddetto avvocato Rosini dal consiglio di disciplina, o come si chiama, che punisce i deboli ma che, dopo aver "graziato" il comandante, ha trascurato anche di controllare il documento che abbiamo pubblicato per dimostrare che Rosini in Ztl non ci poteva andare con moglie e figli al seguito ma solo per "urgenti motivi di servizio".

Ma questa città, quella dei funzionari pronti all'inchino, non si vergogna neanche di consentire da circa un anno almeno, sicuramente per una lungaggine nei lavori a cui un politico, l'assessore Dalla Pozza, ha ora promesso di mettere fine, a tal Francesco, il rampollo di mezzo di Gianni Zonin, di avere una strada tutta per lui, senza le brutture di auto parcheggiate invece nelle due strade uguali e parallele. Eppure la stampa locale, che tutto sa, quando e con chi vuole, e pedina il boss del parcheggio nella vicinissima Piazza Matteotti, nulla ha avuto da dire e ridire al riguardo.

Tanto questa città, quella dei rappresentanti di aziende di proprietà pubblica, non si vergogna neanche per aver confermato alla presidenza della Fiera di Vicenza Matteo Marzotto, che nella sua promozione e gestione della Fiera si è distinto anche per non aver saputo se non dalla stampa, lui grande manager introdotto nei salotti che contano, che Verona aveva in piedi trattative diverse da quelle con lui, che ora è a caccia di un altro compratore, a prezzi di saldo senza paini B?, sulla costa adriatica. E la stampa locale, molto moralista e super efficientista in altri casi, nessun problema ha posto per l'eventuale "inopportunità" della conferma ai vertici della Fiera non tanto di un condannato a 10 mesi sia pure in primo grado, per carità, per gravi reati fiscali, quanto di un presidente di Valentino Fashion Group che, questa la sua tesi difensiva che confermerebbe in appello, si è visto vendere a sua insaputa l'azienda dalla proprietà (per giunta una società di famiglia di cui pure faceva parte) e ora ha capito che Verona gli ha fatto marameo senza che lui se ne accorgesse...

E questa città, quella dei complici, ancora e soprattutto non si vergogna dei fattacci della Banca Popolare di Vicenza, gestita da una filiera di poteri che solo ora un politico, Jacopo Bulgarini d'Elci, nel silenzio degli altri, anzi forse, e senza forse, poi bacchettato e, pare, silenziato da loro, ha detto di aver capito come operasse nell'omertà che a tutti conveniva.

Questa filiera andava (usiamo l'imperfetto ma temiamo che i suoi tentacoli, apparentemente recisi, stiano ricrescendo) da Gianni Zonin giù giù, fin proprio all'ingenuo Matteo passando per il rappresentante degli industriali vicentini, Giuseppe Zigliotto, che tra le sue deleghe, ora cedute al fido Luciano Vescovi, aveva anche la gestione dei rapporti con il quotidiano locale, che fa acapoa  un editore la cui ragnatela di controllo vede le due Confindustrie, di Verona e di Vicenza, spartirsi le loro influenze sui mezzi locali, cartacei e televisivi.

Ma, se pure questa città, dei potenti e dei collusi e dei deboli, tutti funzionali al sistema, si vergogasse di qualcosa, se non ipocritamente e un giorno sì ma mille no, il problema lo risolve qualche suo esponente e il megafono quotidiano.

E quale foglia di fico migliore della maglietta "Supreme bitch" si poteva trovare?

Per cui eccola che viene subito messa lì, a tutta pagina, a coprire le impudicizie della città: "La pubblicità dell'evento in programma il 19 giugno scatena la bufera: «Inquina l'immagine di Vicenza». Dal Pra Caputo: «Rimuoverla o annulliamo tutto»".

Insoma la "bufera" a Vicenza si scatena per la maglietta e non per le decine di migliaia di soci truffati dalla fu Banca Popolare di Vicenza.

È quella maglietta che inquina "l'immagine di Vicenza" e non la serie di malefatte dei Maltauro, che per queste devono cambiare il nome dell'azienda, nè la "cupola dei poteri" denunciata, per una sera, dal vice sindaco e ispirata da Gianni Zonin, che il brand non lo cambia tanto in Usa, il suo miglior mercato, che vuoi che ne sappiano di bontà del vino e delle sue gesta.

E a Vicenza, ormai lo sappiamo, bisogna rimuovere!

Chi, il vecchio Cda, ha combinato il disastro della banca e chi, il nuovo Cda per dieci diciottesimi composo dai predecessori, lo ha gestito solo a parole e costando un sacco di denari in più a un Istituto già disastrato di su?

Ma no, a Vicenza bisogna rimuovere il manifesto!

Anche perchè di manifesto a Vicenza c'è stato poco almeno negli ultimi vent'anni e ben poco di trasparente rimarrà, caro vice sindaco, ora che lo sai, se alle parole non farai seguire i fatti.

Sei solo? Può essere che tu lo sia a palazzo.

Esci allora dal palazzo anche perchè tu, che ti dichiari, come me, liberale e libertario, è solo fuori dalle mura del potere che potrai provare a conquistare una leadership che, altrimenti, ti potrà essere solo assegnata dai poteri che non hai saputo combattere, prima che li individuassi.

E a quel punto liberale e libertario saranno solo aggettivi che potrai stampare su un manifesto elettorale, a meno che un giornale qualunque non spinga a farlo strappare.


Commenti

Inviato Martedi 17 Maggio 2016 alle 07:34

E' il Sindaco variati il respoinsabile di tutto, come prevede pure la legge, e allora che resta per lui se non il doimettersi e liberare la città nel mese di maggio che fu anche quello della liberazione nel 1945.
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Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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