"Vicenza in rovina, Fondazione Roi è l'ultima vittima": lo scrive anche la Repubblica in una ricostruzione della vicenda, da... completare
Sabato 23 Luglio 2016 alle 10:56 | 2 commenti
"Vicenza in rovina, Fondazione Roi è l'ultima vittima", questo è il titolo con cui Franco Vanni su la Repubblica di oggi evidenzia la decadenza di Vicenza prendendo ad esempio la vicenda della Fondazione Roi (qui il link a gran parte dei nostri articoli e delle note altrui, ndr), quella che per averla raccontata e documentata ci è costata una citazione per danni da un milione di euro, se ci consentite forse ben più grave di quella a Barbara Ceschi a Santa Croce che avrebbe effetti personali se andrà in porto mentre quella contro di noi (per il tramite del nostro direttore Giovanni Coviello) è un attacco preciso, diretto e per via ecomica (i costi legali da sostenere per dimostrare la correttezza documentale dei nostri appunti) alla testata (l'unica ad aver raccontato e documentato copiosamente a Vicenza quello che stava succedendo in Banca (e fuori) e poi l'ha raccolto nelle 342 pagine di "Vicenza. la Città sbancata"), alla sua sopravvivenza e, quindi, alla libertà di stampa.
Contiamo di incontrare presto il collega Vanni a cui, riconoscendo il grande merito di aver esemplificato la "rovina" di Vicenza col caso Roi, racconteremo, se vorrà tanti altri dettagli, già noti ai nostri lettori.
Ecco, a seguire, il suo articolo, con cui concordiamo a parte i riferimenti all'ambiguo Achille Variati, che, per ammissione del suo stesso vice sindaco, Jacopo Bulgarini d'Elci, subito silenziato, è stato (è ancora?) funzionale o, almeno, non ostile al sistema tessuto da Gianni Zonin intorno e grazie alla Banca Popolare di Vicenza.
"Vicenza in rovina, Fondazione Roi è l'ultima vittima"
di Franco Vanni, da la Repubblica
A decidere sul futuro di Fondazione Roi sarà , venerdì prossimo, il cda della Banca Popolare di Vicenza. Fu lo stesso marchese Giuseppe Roi, detto Boso, ad affidare l'ente benefico alla banca e non agli enti locali, convinto com'era che «Gianni, da solo, vale tutti i politici d'Italia». Gianni è Gianni Zonin, dimissionario dallo scorso 19 luglio dalla presidenza della Fondazione che ha guidato per sette anni. Vale a dire dal 2009, anno della morte di Roi.
Da quando Zonin ha lasciato sull'onda lunga dell'inchiesta che lo vede indagato per il crac di BpVi, con il valore delle azioni crollato in pochi mesi da 62,50 euro a 10 centesimi, bruciando 6,2 miliardi - a Vicenza si chiede l'azzeramento del cda della Fondazione. «Il passo indietro di Zonin non basta, nella Roi serve un vero rinnovamento», dice il sindaco Achille Variati, forte del voto unanime del Consiglio comunale, che chiede «le dimissioni in blocco» degli amministratori.
Scopo dichiarato della Fondazione, creata nel 1988 dal marchese, è «la solidarietà sociale» nella «promozione della cultura e dell'arte», come si leggeva sulsito web dell'ente, prima che venisse oscurato. In particolare, la Fondazione finanzia le attività del museo civico vicentino, ospitato a Palazzo Chiericati. Nel settennato di Zonin, la Roi ha acquisito l'ex cinema Corso, che attende una costosissima ristrutturazione. E ha comprato azioni di BpVi (di fatto Zonin le vendeva a se stesso, cambiando casacca), fino a divenire il settimo socio della banca per quota di capitale, dopo gruppi industriali come Ravazzolo, Dalla Rovere, Amenduni e Morato Pane. Il crollo delle azioni spiega come mai il patrimonio della Roi sia sceso dai 96,7 milioni del 2014 ai 70,26 del 2015, con una perdita di esercizio di 24 milioni. Le 501mila azioni BpVi che la fondazione aveva in pancia sono passate da 31,3 milioni a poco più di 50mila euro, prezzo a cui Fondo Atlante le ha rastrellate a maggio dopo la fallita vendita in borsa.
Dalle dimissioni di Zonin, reggente della Fondazione è il fedelissimo vicepresidente Marino Breganze. Il patron lo volle come vice in BpVi e gli affidò la guida della controllata siciliana Banca Nuova. Una reggenza «sconcia» e in «inaccettabile», come tuonato dai banchi del Consiglio comunale i rappresentanti di ogni schieramento.
Il cda della banca, guidato da Gianni Mion, venerdì dovrà decidere se sostituire i tre i consiglieri di sua nomina. Il quarto è, per statuto, il direttore dei musei civici. I quattro membri così nominati scelgono il quinto.
A mettere fretta al cda della banca è l'ipotesi che il governatore veneto Luca Zaia - presente alle proteste dei 118mila soci rovinati da BpVi -possa revocare per la Roi lo status giuridico di fondazione, per la "consistente diminuzione patrimoniale". Intanto, la procura di Vicenza indaga sull'acquisto di azioni BpVi da parte della Fondazione, dopo l'esposto presentato da Barbara Ceschi a Santa Croce. La nipote di Roi, a marzo, attaccò Zonin all'assemblea degli azionisti Bpvi. Per questo, Zonin si è rivolto al Tribunale chiedendole un milione di euro «per danno d'immagine ».
300 mila giovani ITALIANI hanno lasciato il Loro paese per lavorare all'estero. Basterebbe questo per definire il nostro stato delle cose. Se poi ci mettiamo la corruzione che costa al paese il 20% del Pil, siamo apposto! Cosa fa il giovane..Renzi per rimediare, rottama tutti coloro che discutono i suoi ordini! Amen. Altro che fiducia ai giovani, la fiducia va data alle persone che dimostrano: competenze, abilità, voglia di fare, serietà, amor di patria, che vogliono costruirsi una famiglia (quella dell'Art. 29) questi giovani, vanno AIUTATI, altro che le coop per migranti. Quello non è lavoro, ma assistenza con i soldi dei lavoratori e pensionati. Amen. caro Kai...
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