Veneto Banca, torna l'associazione dei grandi soci
Mercoledi 1 Marzo 2017 alle 09:00 | 0 commenti
Veneto Banca, i «grandi soci» tornano sulla scena. Primo obiettivo: i rimborsi, con una maratona legale che affronti caso per caso la miglior soluzione per gli iscritti; e poi magari l’avvio di una trattativa, non escludendo di battere la via del recesso. Il tutto dopo aver già incontrato i due amministratori delegati di Veneto Banca, Cristiano Carrus, e di Popolare Vicenza, Fabrizio Viola, che guida la fusione tra le due ex popolari nelle mani del Fondo Atlante. Era scomparsa «Per Veneto Banca», l’associazione che raggruppava i cosiddetti grandi soci - prima dell’azzeramento del vecchio azionariato con l’aumento di capitale sottoscritto da Atlante - intorno al re della carta Bruno Zago, all’imprenditore vicentino Matteo Cavalcante e al docente di Ca’ Foscari, Loris Tosi.
Ora torna sulla scena, nel frattempo radicalmente cambiata rispetto a un anno fa. Con piani e notizie che si incrociano su vari fronti. Così mentre ieri il Senato ha dato il primo via libera alla commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche, e la Procura di Prato ha chiesto l’archiviazione per 17 tra direttori regionale di filiale e funzionari nell’inchiesta per truffa ed estorsione nella vendita delle azioni Bpvi, lasciando nell’indagine solo gli ex direttore e vicedirettori generali, Samuele Sorato ed Emanuele Giustini, le due ex popolari continuano lungo la strada della fusione. I cda delle due banche sono riuniti tra ieri, nel caso di Veneto Banca, e oggi, in quello di Popolare di Vicenza, per lavorare sui numeri dei bilanci 2016 e sul regolamento per distribuire i 60 milioni ai soci in difficoltà . Ma senza decisioni definitive, per cui resta fondamentale la chiusura dell’offerta di rimborso ai soci, per spingere le quali le banche hanno programmato ora due sabati d’apertura, nel caso di Veneto Banca, il 4 e 11 marzo (l’adesione scade il 15), e di tre, 4, 11 e 18, nel caso di Bpvi (l’adesione scade il 22). È qui che rientrano in campo gli ex grandi soci di «Per Veneto Banca». La stessa associazione che nel punto più alto della sua parabola, il 5 maggio 2016, aveva sfidato il cda guidato da Pierluigi Bolla e la Bce, facendo eleggere, nella burrascosa assemblea al Palaexpo di Marghera, il cda guidato dal docente piemontese Stefano Ambrosini. Ribaltone in piena regola, giunto dopo un drammatico braccio di ferro con Bolla, che aveva accusato i grandi soci, duramente contestato da questi ultimi, di essere legati all’ex amministratore delegato Vincenzo Consoli e di avere finanziamenti deteriorati con la banca per 382 milioni. Accuse che non erano per altro servite a fermare il ribaltone. Pur se il nuovo cda poco aveva poi potuto fare per cambiare la rotta all’aumento di capitale e limitare i poteri dell’Ad Cristiano Carrus. Acqua passata. Ora «Per Veneto Banca» sceglie di giocarsi il secondo tempo della partita. Entrando in campo nella fase finale del match sui rimborsi. Lo ha fatto, stando alla comunicazione agli iscritti girata nei giorni successivi, in un’assemblea il 15 febbraio a Vicenza, con 40 partecipanti, e la promessa di nuovi incontri a breve a Verona, Padova e Treviso. Intanto l’assemblea ha eletto i nuovi vertici. Con alcune novità . Assenti dalla prima linea Zago e Tosi, la presidenza è tornata a Cavalcante, che avrà come vice Gianandrea Todesco e segretario Maria Elena Buffon. Nel direttivo Angelo Cirillo e Francesco Celentano, Gianantonio Parolin, l’immobiliarista Giorgio Batacchi e il re dei prosciutti Luca Ferrarini. I probiviri sono Antonio Viotto, Francesco Candian e Carlo Rossi Chauvenet. Dunque i rimborsi, al centro della prima assemblea, dopo una valutazione in premessa sull’ultimo anno e mezzo, che non ha escluso, a sentire il report girato tra i soci, «qualche autocritica» e «ferite ancora aperte». Ma oltre il passato i «grandi soci» fanno i conti con l’offerta del 15% sulle azioni. Con i limiti, nel loro caso, dell’esclusione, come minimo, delle spa. E la formula più usata nell’assemblea di Vicenza pare esser stata che con l’offerta di rimborso la perdita sulle azioni «dev’essere sopportabile». Per questo nella serata è stata proposta una sorta di maratona legale con i soci per valutare, caso per caso, la soluzione migliore. Senza escludere lo scenario alternativo proposto nell’incontro da Ulisse Corea, tra gli avvocati che avevano lavorato ai ricorsi contro la riforma delle popolari. Ovvero di lavorare sul diritto di recesso, il cui prezzo era stato fissato a 7,3 euro, con la convinzione di poterlo portare a casa anche per chi non aveva fatto richiesta. Iniziative, certo, in moto in zona Cesarini. A meno di non dar già per scontata una proroga dei rimborsi.
Di Federico Nicoletti, da Corriere del Veneto
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