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Stravolgere la Costituzione, lo vogliono Matteo Renzi e la JP Morgan

Di Giorgio Langella Lunedi 8 Agosto 2016 alle 11:28 | 1 commenti

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L'autore di questa opinione Giorgio Langella, Segretario PCI Veneto, è uno dei nostri commentatori, che da diverse aree politiche portano un contributo alla discussione e al confronto democratico.

Quali sono le vere ragioni per un cambiamento sostanziale della Costituzione? Questa è la domanda che si dovrebbe porre in ogni occasione ai fautori della (contro)riforma costituzionale. La si dovrebbe porre assieme ad un altro quesito fondamentale e sempre eluso: che necessità c'è di cambiare in maniera radicale una Costituzione se questa non è stata ancora pienamente attuata? Le risposte che vengono date a quest'ultima questione sono di per sé imbarazzanti.

Si va da un generico "sono decenni che se ne parla" (l'affermazione di Matteo Renzi "aspettiamo la riforma della Costituzione da 70 anni", frase pronunciata nel settembre 2015 è, anche dal punto di vista storico, clamorosamente falsa) a giustificare una riforma confusa, improvvisata e sbagliata con qualche slogan suffragato dal nulla.

Si parla di "necessità", "semplificazione", "rappresentanza", "cambiamento". E si elude di dire come il testo approvato a stretta maggioranza è scritto in maniera incomprensibile (basta leggersi l'articolo 70 com'era e cos'è diventato), mentre si tace che non c'è alcuna semplificazione e che la rappresentanza popolare è per lo meno umiliata (si tenga conto anche del combinato disposto tra la riforma costituzionale e la legge elettorale nota con il nome di "italicum") dal momento che i senatori saranno scelti tra i consiglieri regionali, tra i sindaci e saranno nominati e non eletti con voto popolare diretto. Forse le "nuove madri" e i "nuovi padri costituenti", da Maria Elena Boschi a Denis Verdini, ci vogliono far credere che è necessario cambiare qualcosa in qualsiasi modo. Ma la Costituzione non è un capo di vestiario o un accessorio che deve essere cambiato per adeguarsi alla moda. È il principale riferimento per una società, la prima legge dello Stato che deve essere semplice e comprensibile a tutti i cittadini.

E, allora, perché i nostri governanti hanno deciso di cambiare la nostra Costituzione? Una Costituzione, ed è sempre utile ricordarlo, nata dalla guerra di Liberazione, da quei ribelli che alzarono la testa contro il regime fascista che lo combatterono nelle fabbriche scioperando, nelle montagne sparando, nelle carceri resistendo alle torture, nei campi dove furono massacrati, nelle città dove organizzarono i GAP. Giovani e meno giovani che si sacrificarono perché tutti potessimo vivere liberi in un paese democratico. Perché chi occupa le poltrone che contano, ha deciso di dimenticarsi di tutto questo e ha imposto una Costituzione che sarà profondamente diversa (e antitetica) da quella che porta le firme di Terracini, De Gasperi e De Nicola, facendola approvare da una maggioranza di parlamentari "eletti" grazie a una legge dichiarata incostituzionale e senza approfondita discussione tra i cittadini? Perché è potuto accadere questo?
JP Morgan (società finanziaria denunciata dalla procura di New York per la truffa dei mutui subprime del 2011 e coinvolta nello scandalo della compravendita dei titoli derivati che causarono un ammanco di circa 6 miliardi di dollari nel 2010) a pagina 2 del report "The Euro area adjustment: about halfway there" (Europe Economic Research - 28 maggio 2013) scriveva: "I sistemi politici dei paesi del sud, e in particolare le loro costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell'area europea". A pagina 12 si può leggere che "i sistemi politici nelle periferie sono nati dopo le dittature e sono stati definiti con l'esperienza delle dittature. Le Costituzioni mostrano una forte influenza socialista, che riflette la forza politica che i partiti di sinistra hanno guadagnato con la sconfitta del fascismo. I sistemi politici nelle periferie mostrano parecchie delle seguenti caratteristiche: esecutivi deboli; stato centrale debole nei rapporti con le regioni; protezione costituzionale dei diritti dei lavoratori; sistemi di consensi basati sul clientelismo; e contemplano il diritto alla protesta contro i cambiamenti allo status quo politico. La crisi ha illustrato a quali conseguenze portino queste caratteristiche. I Paesi della periferia hanno ottenuto successi solo parziali nel seguire percorsi di riforme economiche e fiscali, e abbiamo visto esecutivi limitati nella loro azione dalle Costituzioni (Portogallo), dalle autorità locali (Spagna), e dalla crescita di partiti populisti (Italia e Grecia)".
Si fa intendere chiaramente (e senza tanti giri di parole) che la colpa della crisi non sia il sistema capitalista (e la J.P.Morgan stessa), ma i sistemi politici dei paesi che hanno costituzioni antifasciste. Si chiede, in pratica, che tali Costituzioni vengano azzerate. Costituzioni che, si scrive, mostrano una forte influenza socialista e che impedirebbero l'integrazione dell'area europea anche perché prevedono la protezione dei diritti dei lavoratori e il diritto alla protesta. Concetti che sono alla base di qualsiasi democrazia. Ma la democrazia a JP Morgan interessa poco o niente. E, di conseguenza, interessa poco o niente neppure a chi è al governo del nostro paese. Gli indizi sono ormai talmente tanti (dalla riforma che stravolge la Costituzione antifascista, alla legge elettorale per garantire la stabilità a lorsignori, dalla cancellazione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, a tutto il "jobs act") da costituire la prova che il governo Renzi fa quello che oligarchie e monopoli finanziari internazionali gli "suggerisce".
Dobbiamo rendercene conto. L'Italia ha perso progressivamente la propria sovranità nazionale. Da troppo tempo i "nostri" governi seguono pedissequamente gli ordini che provengono da chi detiene realmente il potere finanziario, economico e militare (Nato e USA) di "questa parte del mondo". Ordini che ci impongono guerre, leggi e normative che tendono a limitare la democrazia e la libertà dei popoli.
Al prossimo referendum costituzionale abbiamo, tutti, l'occasione di porre un freno a questa deriva votando NO alla controriforma "Boschi-Napolitano-Verdini". Riconquistiamoci un piccolo pezzo della nostra sovranità e della nostra dignità nazionale. Sconfiggere l'ennesimo tentativo di cancellare la nostra Costituzione non solo è necessario, è utile per riprenderci la speranza di poter cambiare questo sistema spaventoso che è nelle mani di organizzazioni come J.P.Morgan.
Alziamo la testa e ricordiamoci che salvare la Costituzione e votare NO non è solo della sinistra ma che stravolgerla votando SI è sicuramente di destra.


Commenti

Inviato Lunedi 8 Agosto 2016 alle 16:04

Caro Langella, non è che stravolgono la Costituzione oppure come dicono loro i renzini, la stiamo modificando......Qui hanno cambiato 50 articoli, facendonr una NUOVA COSTITUZIONE del partito unico! Se la scrivono, se la leggono, se la approvano, se la ridono. Purtroppo, molti giovani la Costituzione nemmeno l'hanno letta, nelle scuole poche note storiche, sui 70 anni della Costituzione che Io personalmente ho letto e discusso in Loggia del Capitaniato. Ma a chi interessa? Io comunque Voterò NO ! Proprio per non avere più Renzi al Governo. Amen.
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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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