Sit in Cgil: Dimissioni per politici e manager pubblici coinvolti nell'affaire concia
Mercoledi 14 Luglio 2010 alle 20:48 | 0 commenti
"Dimissioni per chi riveste ruoli o incarichi di valenza pubblica per i personaggi indagati per l'affaire concia e per le vicende collegate". Lo chiede a gran voce la Cgil durante un sit-in orgaqnizzato ieri mattina ad Arzignano davanti al municipio. All'azione di protesta ha partecipato anche Marina Bergamin, segretario provinciale del sindacato.
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Situazione insostenibile. "Siamo giunti ad una situazione insostenibile" sottolinea Maurizio Ferron, responsabile della Cgil per l'Ovest Vicentino. Una situazione in cui "in piena crisi ci sono aziende che arrivano a turni di lavoro di 16 ore con straordinari pagati in nero mentre altre aziende sono ferme". Per il sindacato occorre che quelle sette, otto imprese che valgono quasi il 90% del settore concia comincino a parlarsi. "Allo stesso tempo proponiamo alle istituzioni, agli enti locali, alle categorie economiche di riunirsi attorno ad un tavolo per affrontare la questione della legalità perché non è pensabile che a pagare la crisi siano le aziende oneste e a restare sul mercato siano furbi e disonesti. Il rischio è l'implosione del comparto". Sempre Ferron tra l'altro spiega che fatta 100 la somma di tutti i licenziamenti decisi recentemente nel Vicentino ben 25 sono ascrivibili all'Ovest della provincia "il quale sta pagando un salasso pesantissimo in termini occupazionali".
La preoccupazione. Ugualmente preoccupato è Fernando Dal Zovo, memoria storica della Cgil nel ramo concia e oggi responsabile dell'area pensionati di Cgil sempre per l'Ovest Vicentino: "Non è accettabile che Arzignano arrivi sui quotidiani nazionali solo per i morti sul lavoro o per le porcherie legate all'inchiesta ‘dirty leather'. Se non si addrizzano gli eventi il comparto collassa e finisce che saremo noi a dover emigrare. Proprio per questo motivo non si può prestare attenzione a tutti quei soggetti che in questo momento chiedono che sulla vicenda si faccia scemare l'attenzione dell'opinione pubblica. Chi ha sbagliato vada a casa, a cominciare da chi ha responsabilità negli enti pubblici".
Per Dal Zovo però è bene che la questione dello scandalo concia non sia ridotta ad una vicenda "di escort e ballerine come qualche giornale vorrebbe ma bisogna capire che ci troviamo di fronte ad un caso di evasione fiscale e contributiva di proporzioni colossali".
Inchieste e richieste. Tant'è che ad essere finiti nel calderone delle inchieste sulla concia, ma anche sulla gestione della depurazione ci sono, tra gli altri, due soggetti di primissimo piano nelle vallate dell'Agno e del Chiampo. Il primo è Renzo Marcigaglia, il ras del mattone di Arzignano, un passato remoto di vicinanza alla DC, un passato prossimo di vicinanza al Pdl, un presente nel Carroccio e soprattutto un presente da presidente di Acque Chiampo, la spa che gestisce il ciclo idrico nel comprensorio arzignanese. Ad essere stato colpito da un altro avviso di garanzia (stavolta per l'affaire della gestione dei reflui conciari) c'è pure Pier Giorgio Rigon, potentissimo presidente della Medio Chiampo, spa che gestisce, tra gli altri, alcuni impianti tra Gambellara, Zermeghedo e Montebello. Per la stessa vicenda sono stati poi colpiti da avviso di garanzia altri soggetti con posizioni istituzionali: Gianfranco Signorin (Pd), ex sindaco arzignanese e oggi consigliere comunale d'opposizione in quota al centrosinistra sempre ad Arzignano; Roberto Ciambetti (Lega) attuale assessore al bilancio nella giunta regionale veneta; Beppe Berlato Sella, ex sindaco di Schio nonché consigliere regionale veneto in quota al Pd.
"Al di là delle considerazioni meramente giudiziarie - spiega la Bergamin - è bene a questo punto che chi ha ruoli nelle istituzioni o comunque di rilevanza pubblica faccia un passo indietro. In un momento come questo c'è bisogno di trasparenza»
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