Marlane Marzotto, il processo dal 19 aprile. Langella:2° contributo,libro Cirillo e Pacchiano
Martedi 22 Marzo 2011 alle 00:46 | 0 commenti
Giorgio langella, PdCI, FdSÂ -Â Dal libro "Marlane: la fabbrica dei veleni" di Francesco Cirillo e Luigi Pacchiano:
"Ho lavorato alla Marlane di Praia a Mare dal 1964 al 1990
Domanda: Con che mansione?
Risposta: Operaio specializzato in tintoria
D: Vi ricordate cosa facevate di specifico?
R: La tintura delle presse, la miscelazione delle lane terital. Si facevano delle buche grosse vicino al capannone e si metteva dentro il rimanente del rifiuto del colore.
D: Cioè voi pigliavate i coloranti che non erano più servibili e li portavate fuori?
R: Si, c'erano delle buche grandissime
...
D: Insomma prendevate i coloranti della fabbrica e li mettevate nei bidoni?
R: Si, poi li sotterravamo dalla parte del mare.
...
D: Ma non vi rendevate conto che era una cosa illegale?
R: Si, ma non potevi dire "non lo voglio fare", se non lo facevi tu, lo faceva un altro , in quelle condizioni dovevi farlo per forza.
...
D: E quando facevate questo lavoro avevate delle mascherine di protezione? Dei guanti? Non pensavate che era pericoloso quel materiale?
R: No, andavo come sono adesso, non ci davano né guanti né protezioni.
D: Quindi prendevate tutto con le mani?
R: Si, con le mani nude.
D: E vi ricordate per quanto tempo avete fatto questo lavoro?
R: L'ho fatto fino a 15 giorni prima di licenziarmi.
...
D: Quali erano le condizioni di lavoro all'interno della fabbrica?
R: Le condizioni erano che dall'inizio c'erano fumi e nebbia che non si vedeva a un metro di distanza
...
D: Non avete mai pensato che quell'aria fosse velenosa?
R: Si, pensavamo che a lungo andare poteva far male, ma pensavamo anche al vivere oggi, alla pagnotta
...
D: Su questi fusti che voi pigliavate (ndr. quelli che contenevano i coloranti) non c'erano scritte che dicevano "pericolo", dei simboli con il teschio della morte?
R: Queste cose non esistevano proprio, quando i fusti arrivavano al magazzino, il magazziniere le strappava, scomparivano.
D: E voi sapevate che in questi fusti c'erano questi veleni e che, quindi, facevano male?
R: Lo sapevamo noi e lo sapevano anche i dirigenti degli uffici che erano velenosi, ma purtroppo come ho detto prima quando si va a lavorare bisogna subire il bello e il cattivo tempo.
..."
Chi risponde alle domande è Francesco De Palma è uno degli operai della Marlane-Marzotto che si sono ammalati di cancro. Ha lavorato per tantissimi anni in condizioni disastrose. Era "costretto" (per mantenere il posto di lavoro) a interrare i rifiuti tossici. Gli avevano "assicurato" che si poteva risolvere tutto bevendo quel latte che gli veniva dato giornalmente.
Francesco De Palma è morto di cancro. L'abbiamo saputo il 12 marzo 2011. Un altro morto nella tragedia della Marlane-Marzotto.
Questa è una testimonianza drammatica che ci fa capire cosa significava lavorare in quella fabbrica. Ci fa conoscere uno spaccato di una realtà spesso nascosta e taciuta perché "bisogna lavorare" per sopravvivere. Perché, soprattutto in Calabria, è difficile trovare un altro lavoro e, per "portare a casa la pagnotta" bisogna subire qualsiasi condizione.
(continua)
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