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Pd, cucù. Il candidato per le regionali non c'è più. Come forse anche le primarie

Di Edoardo Andrein Domenica 27 Luglio 2014 alle 23:28 | 0 commenti

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Come Enrico Letta alla vista di Matteo Renzi, in casa del Partito Democratico più di qualche volto comincia a sbiancare in vista delle elezioni regionali in Veneto del 2015. La mazzata leghista nella roccaforte Padova a firma Massimo Bitonci si è fatta sentire e l’incoronazione di Luca Zaia da parte del segretario della Lega Nord Matteo Salvini per la corsa a confermare il “trono” regionale di palazzo Balbi rischia di far scottare il Pd con la fiamma verde rinvigorita.

In piena era di successi renziani, con una possibile vittoria storica mai così a portata di mano come in questa occasione e nonostante gli inviti giunti da più parti a “fare presto”, possibili candidati del centrosinistra per guidare la Regione Veneto nei prossimi cinque anni ancora non si intravedono.

Una situazione di stallo che addirittura ha fatto paventare ai dirigenti veneti del Pd la possibilità di archiviare l’innovativo strumento delle primarie, che tanti benefici recentemente aveva portato al sindaco di Treviso Giovanni Manildo nel “liberare” la città dal purosangue Giancarlo Gentilini, ma anche additate come una delle cause nella debacle patavina del centrosinistra.

E allora è tornato di moda il mantra del “candidato forte unico”, come nel caso di Vicenza, dove per la tri-candidatura del piccolo principe Achille Variati nessuno ha nemmeno provato a fiatare la possibilità di utilizzare le primarie per il candidato sindaco del centrosinistra, divenute oramai prassi in molte delle altre città italiane, con il risultato di una inattesa e schiacciante vittoria al primo turno per il renziano Achille.

Lo stesso Variati che nei mesi successivi al suo trionfo è stato indicato da più parti come la carta vincente del Pd per la corsa alla conquista della Regione: una possibilità prima smentita categoricamente dall’interessato, anche se poi, sull’onda dell’espansione nazionale renziana che incoraggiava le sue reali ambizioni, era arrivata qualche apertura.

Solo che da una parte è arrivata la rinascita leghista e dall’altra il successo clamoroso in termini di preferenze alle elezioni europee ottenuto dalla concittadina di Variati, Alessandra Moretti, alla quale i dirigenti regionali del Pd hanno subito rivolto segnali e ammiccamenti per salire sulla “passerella” regionale.

A quel punto immaginate la reazione del buon Achille, che da decenni si fa il “mazzo” in politica, e in un attimo si vede superato dalla sua ex vicesindaco, oramai volto nazional-televisivo-popolare del Pd grazie anche al trampolino di lancio offertole proprio da Achille che la issò sul podio di vice sindaco da cui già spiccò il volo, sempre in sua vece, anche per la direzione nazionale del PD. Un “grazie e arrivederci” confermato anche dalle ora più che vociferate aspirazioni di Variati verso l’elezione "di ripiego" come Presidente della “nuova” Provincia di Vicenza riformata.

Fuori uno.

Da parte sua, però, l’Alessandra nazionale, tra dossier europei su "Congedo di maternità e diritto parentale" e Commissione Donne, sembra non pensarci proprio a rimettersi in gioco rischiando di dilapidare solo dopo un anno il consenso elettorale, da dito indice davanti alla bocca per critici e detrattori, accumulato alle europee.

Fuori due.

E allora tolti i due jolly vicentini del Pd chi rimane in lizza per la poltrona più ambita in Regione? La sfida è di quelle improbe e nessuno vorrebbe fare la fine di Giuseppe Bortolussi, lo sforna dati e ricette economiche della Cgia di Mestre, sotterrato cinque anni fa sotto una caterva di voti avversari.

In un angolo sembra finito anche l’ex ministro del governo Letta ed ex sindaco di Padova Flavio Zanonato: un po’ per la mazzata patavina e la sua distanza dall’universo renziano, ma anche, forse, perché troppo impegnato a trovare la canzone del giorno da postare su Twitter.

Fuori tre.

Non rimane che il segretario Veneto del Partito Democratico Roger De Menech, parlamentare bellunese, lui sì renziano doc.

Ed è proprio per questo che non serviranno le primarie.

Sarebbe una pagliacciata farle.

Per qualcuno che quasi nessuno conosce.

E che, quindi, merita uno sportivo "in bocca al lupo".

Da Zaia & c.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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