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Paradisi fiscali, inferni conciari

Di Redazione VicenzaPiù Domenica 18 Settembre 2011 alle 10:21 | 0 commenti

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«Paradisi fiscali, inferni conciari», da VicenzaPiù e Ovest-Alto Vicentino n. 219 in distribuzione (qui anche l'intervista a Valter Peretti, presidente dei conciari di Assindustria).
Il caso Arzignano riesplode per l'ennesima volta sui media dopo i clamori del caso Mastrotto. Ma all'orizzonte si stagliano le nubi della questione ambientale

Gli incubi di Santo Mastrotto e quelli della sua famiglia si sono materializzati per un istante nella tarda mattinata della prima di settembre, quando la cornice informe e afosa dei capannoni della sterminata zona industriale di Arzignano ha opacizzato un cielo caldo e terso (qui le foto del servizio, col giornalista Domenico Iannacone di Presa diretta nella prima immagine, n.d.r.).

E si è trasformata nel set cinematografico sulle cui scene la più rispettata e temuta dinasty della Valchiampo mai avrebbe voluto mettere piede. In uno spostamento dal quartier generale alla controllata Duma, Santo a bordo della sua Audi A8 blu-nero spaziale, viene intercettato a tutta manetta dal furgone della troupe di Presa Diretta.

Lo striscione anti evasione di Franca EquiziSembra un inseguimento di Milano calibro 9. Santo se la svigna entrando nel parcheggio ma ci sono di mezzo pochi maledetti metri fino all'ingresso interno: le telecamere lo fissano attraverso la ringhiera come fossero mitragliette a puntamento laser. L'inviato Domenico Iannacone chiede un commento sulle vicende dell'evasione in Valchiampo. Santo si gira per un attimo abbozza una sorta di no comment. Si rigira, mostra alle telecamere la schiena, una camminata elegante dritta su un fisico asciutto, austero. L'aura il portamento gli occhi gentili e duri, l'orgoglio sono quelli che spinsero la famiglia giù dai monti bassi e grami di Nogarole per abbandonare una vita di stenti e miseria. Ma dalla parte davanti, quella della faccia il coraggio se n'è andato. E con lui l'anima. «Mio dio cosa siamo diventati» sembra il pensiero che gli viene su per il gozzo un attimo prima di entrare in fabbrica. La stessa frase proferita da suo fratello Bruno e raccontata nel libro La secessione leggera di Paolo Rumiz, allorché lo stesso Bruno, il grande patriarca, sorvolando la Valchiampo si accorse dello scempio monodimensionale e monotòno che aveva annientato quel posto in cui nel dopoguerra il fiume «era ancora pieno di pesci, i pendii scolpiti a terrazze avevano frutteti e vigne». Un'immagine lirica e onirica descritta sempre sul famoso libro di Rumiz da quella Giuliana Fontanella che, ironia della sorte, sarà col suo Pdl, con la Lega e con pezzi abbondanti del centrosinistra, il custode terminale di quello «sviluppo» che in questi giorni viene raccontato in modo impietoso, talvolta sprezzante, sui media nazionali ed europei. Uno sviluppo tratteggiato alle volte come bestiale e dopato dall'evasione fiscale. E il tutto avviene in una storia che ha avuto il suo momento boccaccesco in Andrea Ghiotto e quello grottesco nella posa del cosiddetto monumento all'evasore.

E così mentre la lastra di ghiaccio e illegalità che un tempo velò appena appena il dumping fiscale si scioglie come neve al sole, il professor Renato Ellero distilla ed anticipa l'esito sul versante giuridico della vicenda pelli sporche: «Le indagini sui pesci grossi e in primis quelle sui reati ambientali, finiranno tutte in prescrizione e soprattutto non si è toccato il più alto livello, quello della copertura politica». Gli fa eco Franca Equizi che nella città del Grifo davanti alle telecamere di mezza Italia ha esibito uno striscione che non lascia molto all'immaginazione: «Arzignano, associazione a delinquere di stampo conciaro». E che cosa è la politica della Valchiampo per Equizi? «Un prodotto di scarto della concia, il peggiore. Qui c'è gente con milioni e milioni di euro nei conti cifrati, nelle immobiliari possedute da fiduciarie anonime. Paradisi fiscali e inferni conciari». Tant'è che l'ex consigliere comunale leghista berico, che in passato sui media aveva accusato le leggerezze e le riverenze del Carroccio verso l'industria della pelle, affonda il colpo: «In zona e non solo gli azionisti politici del disastro sono Pdl e Lega al 66%; Pd e centristi al 33%». Una posizione dura che ha indotto la stessa Equizi a chiedere alla prefettura berica di valutare la possibilità di sciogliere il comune dell'Ovest Vicentino per infiltrazione mafiosa.

Ma lo spettro che si materializza all'orizzonte è quello ambientale. «No al termovalorizzatore - attacca ancora Equizi - sarà quello dei conciari evasori. I cittadini debbono ribellarsi. La Valchiampo è un tumorificio. E da cittadini abbiamo il diritto di mettere in discussione ogni dato ufficiale dato in pasto ai media. Ogni singolo studio del consorzio Giada. Qui è tutto da marchiare a fuoco con un punto interrogativo o con l'infamia dell'omertà. Dopo quello che è accaduto con l'evasione abbiamo il diritto di dubitare di chi nega la reale entità della bomba ecologica sulla quale sta seduta la Valchiampo, per non parlare degli effetti sul sistema idrico a valle».

Di seguito parla un altro ex di lusso. Carlo Rizzotto prima di lasciare l'IdV vicentina ne è stato il coordinatore provinciale: «Il boom di questa vallata è dovuto alla gran voglia di lavorare della gente. Ma la sua ricetta di base è stata l'evasione fiscale, contributiva e il mancato rispetto delle regole ambientali. E così si arriva al paradosso, che poi non è nemmeno tale, per cui l'illegalità diviene condicio sine qua non per lo sviluppo». Poi Rizzotto aggiunge: «È ovvio che gli industriali faranno pressioni. Useranno il ricatto occupazionale, parleranno coi loro referenti nelle alte sfere della politica regionale e romana. Vedremo a quel punto se certe coperture sono saltate o meno».

Gli imprenditori ovviamente hanno idee diverse. E soprattutto sulla questione del termovalorizzatore mettono le mani avanti: proteggono il cda di Acque Chiampo che ha all'interno un indagato, il presidente Renzo Marcigaglia e un Santo Mastrotto la cui azienda è sotto indagine delle fiamme gialle. Ma tant'è Valter Peretti, presidente della sezione concia di Assindustria, spiega così il suo pensiero (Vicenzapiu.com del 7 settembre): «... Far cadere il cda significherebbe arrestare quel percorso che ci dovrebbe portare in tempi rapidi alla ideazione di un impianto per il trattamento dei fanghi, i quali attualmente sono conferiti in discariche che presto, nel giro di due, tre, quattro anni, saranno esaurite. Bloccare questo percorso equivale a giocare col fuoco. Non possiamo permettercelo». Dovrà spiegarlo alla TV svedese che è venuta sino ad Arzignano per un documentario sulle abitudini fiscali degli italiani.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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