Opinioni di 2 vicentini a confronto, il giudizio storico sulla sinistra e sul fascismo
Venerdi 12 Agosto 2016 alle 17:40 | 1 commenti
Riceviamo e pubblichiamo le distinte opinioni di 2 vicentini sul giudizio storico della sinistra e del fascismoÂ
Con gli anni 60 la lotta politica modificò certe mode espressive dell'appartenenza di ceto. Fin'allora in Occidente i gruppi sociali avevano delle connotazioni precise, e le abitudini, lo stile di una classe erano immediatamente individuabili. Ad un certo punto le dottrine di sinistra, il pensiero estremista e il pensiero operaista divennero egemoni, generando una considerevole corsa all'appartenenza formale della classe di cui si incoraggiava il predominio. Anche chi apparteneva a delle minoranze agiate volle assomigliare nei modi e nel pensiero al soggetto motore della storia corrente.
Il termine che coniò per costoro Tom Wolfe fu "radical chic". La storia del costume italiano testimonia che la provenienza politica e quella di classe persero allora ogni concordanza, e la rielaborazione delle manifestazioni di ceto fece la fortuna di due termini giovanili: freak e fighetto. Le due espressioni divennero contenitori in cui furono raccolti diversi mimetismi, ad esempio il termine freak assommava sia membri di classi abbienti con la mania del linguaggio e delle consuetudini operaie, sia all'opposto soggetti schiettamente plebei che, fingendo una missione radicale, nascondevano il gruppo sociale di provenienza. Da allora abbiamo assistito alla polverizzazione delle classi tradizionali, abbiamo registrato dal "68" in poi l'inesorabile decadenza della borghesia e, almeno nello stile, la vittoria delle classi subalterne. La tragedia della piccola borghesia, attaccata sia nei propri miti sia dalla crisi economica, consiste nell'esaurimento della propria qualità mimetica che la condanna inesorabilmente all'indifferenziato magma popolare predisposto in questi ultimi decenni dal Capitale. Le uniche schiere in cui sopravvive furtivamente ogni aspetto della "fu" piccola borghesia sono le compagini medio-colte di certi gruppi sinistrorsi. Quelli che hanno superato 40 anni di storia tra alimenti bio, incensi e colori di Provenza, che hanno occupato larghe porzioni del pubblico impiego e che godono di una discreta sicurezza economica, che si raccolgono ancora intorno ai revivals anni 70, e che sono attivi nelle battaglie civili tuttavia dimentichi di quelle sociali. Proprio loro, gl'intrufolati nelle congerie in cui quasi mezzo secolo fa si rielaboravano le espressioni di ceto, quelli che hanno vinto la guerra mimetica ingaggiata allora, e quelli tra cui gli ingredienti radicali sopravvivono per nostalgia e per pretesto condiviso. Ecco, sono loro i veri conservatori! Sono loro le avanguardie di quella vasta area troppo presto bollata come ottusa, e che invece dimostra con chiarezza come il tradimento dell'ideologia operaia e proletaria non sia opera di un paio di mistificatori professionisti, ma un evento inevitabile e prevedibile dell'asfittica storia di classe.
Giuseppe Di Maio
Noi che non vogliamo la pacificazione con i fascisti.
Intanto "noi" in forma di plurale maiestatis, non rappresentando nessuno ma con la segreta convinzione e speranza che sia una posizione ampiamente condivisa. Il fascismo non fu, non è stato, non è e non sarà una posizione ideologica, una idea con la quale confrontarsi e quindi con la quale fare i conti. Il fascismo fu ed è semplicemente un crimine e chi lo sostenne e lo sostiene semplicemente un criminale. In più, in Italia, fu arruffone, buffonesco, pressappochista e cialtrone. Non esiste, quindi, una equidistanza con altre forme, magari più sanguinarie di dittatura, dalle quali pur ci dissociamo allo spasimo. Esiste solo una condanna storica, giudiziale e politica che non ammette ripensamenti od attenuazioni.
In politica è possibile ogni cosa MA NON un accordo coi fascisti. L'antifascismo militante è il fondamento dei valori dell'occidente democratico e della nostra repubblica.
La così detta pacificazione coi fascisti (attenzione, coi fascisti, non col fascismo, che come tale è incommensurabile ed improponibile) c'è già stata e fu la amnistia Togliatti. A mio parere i fascisti ed i loro amici pagarono troppo poco, tanto che nel dopo guerra fu loro permesso di riorganizzarsi: ma tant'è, così è la politica, così furono le superiori esigenze di pacificazione nazionale (o semplicemente serviva una coperta ampia per altri crimini). I fascisti anche per questo, non hanno diritto di rialzare la testa.
Improvvida fu pure la scelta, o non scelta, di consentire il risorgere di posizioni nostalgiche, tollerate fin anco nel parlamento italiano, pur nato dalla resistenza e che vietava e vieta nella sua carta costituzionale il ricostituirsi del partito fascista. Probabilmente fu un portato della troppo ampia pacificazione concessa, che consentì, assieme alla situazione politica della guerra fredda, il permanere di fascisti nelle pubbliche amministrazioni ed in luoghi generalmente di potere.
Il fascismo assunse il potere con un colpo di stato, antidemocratico nella forma e nei fatti. Consolidò il suo potere con l'arbitrio, il sangue, l'intolleranza e la prevaricazione. Fu la causa prima ed unica dell'entrata in guerra coi nazisti, loro degni compari, causò le sofferenze che conosciamo (ma non abbastanza). In più non fu nemmeno in grado di vincerla, la guerra. Mussolini, nonostante tutta la sua prosopopea, riuscì a mobilitare molte meno risorse che non gli italiani per la grande guerra: credeva che i suoi proclami e le sue parole di trasformassero in oro: poveretto. Basterebbe il delitto Matteotti e le Leggi fascistissime, e poi le leggi antirazziali, per eliminarli dalla Storia, anche se ci fu di peggio.
Quindi in fascismo ed il suo duce NON erano un governo democratico, ma frutto di un colpo di stato, illegali fin dall'origine.
Cadde per una faida interna al medesimo fascismo (in combutta col re). L'esercito aveva giurato al re e non al duce od al fascismo.
Il governo che succedette al duce (Badoglio) tentò di ripristinare, malamente e controvoglia un regime democratico come ex ante fascismo Furono anch'essi travolti dalla guerra, dagli alleati, dal popolo italiano, dalla storia in definitiva. Comunque il governo Badoglio non aveva le sue basi su un colpo di stato fascista, ma su un tentativo di proseguimento di democrazia liberale con lo statuto albertino: erano fuori dai tempi, ma certo più legittimi, NON meno legittimi dei fascisti.
I Nazisti occuparono immediatamente l'Italia (e la smembrarono) in avallo ad un regime illegale e liberticida (come erano loro medesimi, per altro).
La Repubblica Sociale Italiana si instaurò a supporto di un esercito invasore (e come tale si comportò), non fu certo la continuità del precedente stato italiano, non fosse altro perché non richiamava lo statuto albertino, rinnegava il re, e non aveva esercito e forza propri. Se anche fosse stato la continuità del regime fascista, fatto cadere dai loro stessi gerarchi, sarebbe stato, comunque, la continuità di uno stato golpista, liberticida, totalitario. Furono come tutti i governi nei territori occupati dai nazisti : SERVI che ammazzavano i compatrioti.
La guerra di Liberazione non fu una guerra civile di due eserciti di due parti politiche. Fu la Resistenza degli italiani e dee territorio invaso contro la soldataglia di occupazione straniera e contro i loro lacchè sanguinari.
Nessun parallelo od equidistanza od equipollenza, nessuna confusione può esser fatta su ciò.
Detto ed interiorizzato tutto ciò credo sia stato giusto revocare la medaglia al partigiano scledense Teppa. Non per miscellanea di discorsi equivoci o di invocate pari dignità .
I fascisti erano e restano criminali, come già detto, e nessun accordo politico con loro può nemmeno essere ipotizzato.
Tuttavia anche i partigiani che si sono macchiati di crimini sono criminali, e certo non diventano eroi. Per questo è stato giusto revocare la medaglia che non doveva mai essere concessa.
Questo errore (quanto in buona fede ?) ha provocato il "riarmo" dei fascisti nostrani che invocano pari dignità eccetera eccetera.
Certo pietà umana per i morti, ma nessuna tolleranza per i fascisti e per il fascismo od i loro alleati e compagni di merende.
Mariano Professione
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Non si arr9iverà mai alla vera pacificazione se prima non si saranno fatti i conti con tutti i totalitarismi. E' richiesta una nuova e più onesta visione della storia e dei suoi protagonisti, senza per questo demonizzare nessuno che "credette" in quelle ideologie.