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Marzotto parla al processo Marlane: la reazione di Langella, dell'avvocato Bartolo e di Slai Cobas

Di Citizen Writers Sabato 3 Maggio 2014 alle 12:34 | 0 commenti

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Riceviamo da Giorgio Langella e pubblichiamo - Ieri, venerdì 2 maggio 2014, al processo Marlane-Marzotto è stato sentito Gaetano Marzotto (foto), in qualità di testimone della difesa. Dalle dichiarazioni dell'avvocato Giuseppe Bartolo Senatore (legale di parte civile per lo SLAI-COBAS), il rampollo della famiglia Marzotto si è trincerato dietro molti “non so” e “non ricordo”, affermando che il consiglio di amministrazione si occupava solo dell'aspetto economico e strategico dello stabilimento di Praia a Mare.

Da quanto riportano le prime notizie, Gaetano Marzotto ha dichiarato “noi ci occupavamo solo dei nostri soldi”. Di fatto si vuole scaricare qualsiasi responsabilità sui dirigenti locali della Marlane che avrebbero omesso di segnalare i problemi della sicurezza in fabbrica ai livelli superiori. Gaetano Marzotto, avrebbe avuto consapevolezza di quanto accaduto a Praia a Mare solo dopo l'inizio del processo. Una giustificazione che ha poco senso dal momento che già nel 1997 l'allora deputato Mara Malaventa (oggi dirigente nazionale dello SLAI COBAS) presentò un'interrogazione e che il 16 ottobre 2010 la stessa Marzotto, quando si era ancora in una fase preliminare del processo, ha cercato di far spostare il processo stesso a Vicenza sostenendo che tutte le strategie della Marlane venivano decise nella sede centrale di Valdagno. Ma si può credere che la direzione centrale della Marzotto non si interessasse di un documento ufficiale (l'interrogazione parlamentare) che chiedeva di fare chiarezza su decine di casi di malattia e decessi avvenuti tra chi lavorava nel suo stabilimento calabrese? E che senso aveva chiedere il trasferimento del processo che doveva stabilire le responsabilità in merito alla carenza di sicurezza nello stabilimento calabrese se i dirigenti centrali della Marzotto erano ignari di quanto succedeva? Gaetano Marzotto afferma che i dirigenti centrali del gruppo di Valdagno si occupavano solo dei propri denari. È  proprio questo il punto. Lorsignori hanno a cuore solo i loro soldi, il loro profitto. Non interessa loro sapere se le condizioni di lavoro nelle loro fabbriche sono indecenti e poco importa loro se ci sono lavoratori che si ammalano e muoiono. È un “fastidio” che devono risolvere altri, magari con il silenzio e l'omertà. Del resto, “lorsignori” badano solo alla propria ricchezza e non sono responsabili di nulla. Non sanno, non possono ricordare. Hanno altri pensieri per la testa, non possono interessarsi anche dei problemi e della salute di chi lavora nelle loro fabbriche. Si sentono intoccabili perché, per la loro mentalità, si può risolvere tutto con una manciata di soldi.

Le dichiarazioni di Gaetano Marzotto, come sono riportate, sono emblematiche di una ideologia che mette il denaro davanti a ogni cosa e considera la salute e la vita dei lavoratori qualcosa che deve essere messo al servizio del profitto. Una ideologia spaventosa che è alla base di un sistema altrettanto spaventoso.

 

Di seguito la nota dell’avv. Giuseppe Bartolo Senatore avvocato di parte civile di Slai Cobas nel processo:

“L’udienza ha visto l’interrogatorio del teste a difesa dell’omonimo lanificio Gaetano Marzotto, rampollo dell’omonima dinastia. Testimonianza che tra l’altro può risultare quantomeno strana essendo stato inoltre il testimone, come da lui stesso dichiarato, componente del consiglio di amministrazione della Marlane spa fino al 2003, e poi azionista, del Gruppo Laniero che conta 30 stabilimenti nel mondo con 13.000 dipendenti. Alle domande delle parti civili se fosse al corrente delle gravi problematiche ambientali dello stabilimento di Praia a Mare il Marzotto si è trincerato dietro molti non so e non ricordo nell’evidente tentativo di scaricare le responsabilità sui direttori locali dello stabilimento i quali avrebbero a suo dire omesso di segnalare tali problematiche delle quali avrebbe avuto consapevolezza solo dopo l’inizio del processo. Inoltre lo stesso testimone ha più volte dichiarato che il consiglio di amministrazione si è sempre e solo occupato dell’aspetto economico e strategico ‘noi ci occupavamo solo dei nostri soldi’. Nell’udienza di stamattina la pubblica accusa ha preferito non procedere al contro esame lasciando il compito al collegio legale dello Slai cobas, rimasto ormai, assieme a Medicina democratica, l’unica parte civile sindacale costituita nel processo. Inoltre anche stavolta sono ancora risultati assenti i periti nominati dal Tribunale di Paola: la dott.ssa Triassi per impegni lavorativi all’estero, il dott. Betta per motivi di salute, ed il dott. Paludi… forse in solidarietà forse coi colleghi? Il presidente del Tribunale dott. Introcaso ha rinviato l’udienza al 16 e 17 maggio e al 6 e 7 giugno per l’illustrazione del lavoro dei periti”

 

Di seguito invece il commento di Mara Malavenda dell’esecutivo nazionale dello Slai Cobas e all’epoca dei fatti deputata in parlamento:

“Non è per niente credibile la dichiarazione del rampollo dei Marzotto, i Marzotto, tutti, non potevano non sapere dell’eccidio aziendale in atto (108 morti e gravissimo inquinamento aziendale in conseguenza delle gravi e sistematiche omissioni aziendali in materia di sicurezza dei lavoratori e dell’ambiente circostante, il fatto è che, per l’appunto, si occupavano solo di far soldi letteralmente sulla pelle degli operai!). Io stessa presentai nel febbraio del 1997 una interrogazione parlamentare sull’inquietante vicenda delle decine di morti e ammalati di cancro alla Marzotto di Praia a Mare al presidente del Consiglio dei Ministri (all’epoca Romano Prodi) ed ai ministri competenti, e tutti non potevano, già all’epoca, non sapere, figurarsi Gaetano Marzotto nonché il conte Pietro che ancora oggi continua a sottrarsi al disposto interrogatorio mandando avanti il suo degno rampollo. Inoltre e tra altro nell’interrogazione si certificava che già anni prima risultavano presentate alla magistratura tre denunce da parte della signora Anna Rosa Fagiano. Questi possono permettersi di comprarsi i morti ed offenderne oggi la memoria puntando alla prescrizione della causa grazie alla molteplici e complici coperture istituzionali, politiche e sindacali e non è certo un caso che oggi lo Slai cobas rimane l’unico sindacato costituito parte civile nel processo, con Medicina Democratica. E stiano certi i Marzotto ed i loro complici: noi non molliamo!"


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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