Le ombre della Send sulla città:VicenzaPiù 197
Sabato 11 Settembre 2010 alle 17:36 | 0 commenti
Il n. 197 di VicenzaPiù è in distribuzione da ieri in edicola e da ggi nei punti fre (domani sarà scaricabile in pdf).Â
Pubblichiamo di seguito per gli utenti delle nostre testate l'articolo sul caso Send di Marco Milioni.
Su Giandomenico Marchetti il sospetto che sia il volto pubblico di altri.
Tanti crac con la sigla Svir, ma bocche sempre cucite in comune
di Marco Milioni
Che cosa succederebbe se un grande uomo d'affari vicinissimo al governo nazionale venisse tirato in ballo come indagato per un crac da 20 miliardi di euro? Che cosa succederebbe se assieme a lui venisse indagato nella stessa vicenda, una vicenda che lambisce interessi governativi, anche uno dei più noti architetti del Paese? Diciamo Rino Caltagirone e Renzo Piano tanto per sparare due nomi a caso. Immagino i titoloni dei giornali. Immagino il capo dell'opposizione di centrosinistra, il democratico Pigi Bersani, sparare sull'imprenditoria poco sana, che magari ci porterà nella «fogna». Immagino interrogazioni parlamentari. Immagino opposizioni che insorgono, maggioranze che si dividono tra prudenti, legalitari e innocentisti. Immagino un'opinione pubblica che parla, si arrabbia, difende gli inquisiti o li attacca.
Fatte le debite proporzioni a Vicenza è accaduta la medesima cosa. Quando la scorsa settimana Il GdV, seppur in modo molto paludato, ha dato la notizia dell'indagine penale a carico del barone dei costruttori berici Giandomenico Marchetti e del suo amico Bruno Gabbiani (origini da geometra pure per lui ma con la laurea da architetto in tasca), a Vicenza nei palazzi del potere la notizia ha fatto clamore, ma nel silenzio più assoluto.
I personaggi
I due non sono due pischelli. Marchetti fa parte del gruppo dei nuovi potenti di Vicenza, il quale tre anni fa dopo una durissima battaglia confindustriale, ha messo ko i vecchi padroni dell'Assindustria locale ovvero Nicolino Amenduni e Tano Ingui. I big del nuovo gruppo sono appunto Marchetti, il tycoon della grande distribuzione Marcello Cestaro, l'onnipresente Gruppo Maltauro, la famiglia Bisazza, il dominus della Popolare di Vicenza Gianni Zonin. La compagine per la sua vittoria in seno all'associazione ha ovviamente tolto le chiavi del giornale confindustriale locale, il GdV, al precedente sodalizio. Ma Marchetti è stato pure il presidente di Vicenza Futura. Una spa legata proprio alla cordata confindustriale vincente. Una spa che sta trattando col comune di Vicenza per un affare da decine di milioni di euro: obiettivo finale? Stadio nuovo con annessa maxi lottizzazione in zona Vicenza Est.
Gabbiani da par suo è uno dei progettisti edili più noti nel capoluogo. In città a pesare come il suo studio associato ci sono solo quelli di Sergio Carta (ex vicesindaco, ex socialista, ben posizionato con gli ambienti che furono di Fi, ma anche amicissimo del primo cittadino Achille Variati del Pd) e di Flavio Albanese, prima designer poi «studiato» da architetto: senza dubbio il più "cool & fashion" dei tre; senza dubbio il più proiettato verso la ribalta mediatica e "gossippara".
L'accusa
Ad ogni buon conto Marchetti e Gabbiani sono accusati dalla procura della repubblica di Vicenza di essere coinvolti nel crac della Send srl. Si tratta della società nata per realizzare il centro polifunzionale, tuttora incompleto, in zona Settecà , proprio di fronte al centro commerciale Palladio Emisfero; quest'ultimo è di proprietà del gruppo Cestaro-Unicomm. La vicenda infatti ruota attorno ad un tonfo finanziario da 50 milioni di euro, di cui una quindicina secondo i magistrati, sarebbero spariti nel nulla. Il salasso sarebbe stato patito da un pool di banche, Unicredit in testa, che avrebbero aperto i cordoni del prestito per poi rimanere col cerino acceso in mano.
Ivano Tolettini, di solito informatissimo cronista giudiziario, sul GdV del 3 settembre non specifica al millimetro i capi d'accusa a carico degli indagati. Dal suo servizio, però, si può intuire che gli inquirenti abbiano intravisto in Marchetti, uno dei soci più o meno mimetizzati di Send, colui che avrebbe beneficiato di plusvalenze che invece sarebbero dovute finire in tasca ai creditori. Non a caso l'articolo parla di «bancarotta fraudolenta, semplice e postfallimentare». Ma Gabbiani? Quest'ultimo infatti è conosciuto come il progettista dell'opera. Opera che durante la passata amministrazione era stata aspramente contestata dall'ex consigliere diessino Ubaldo Alifuoco e dall'ex consigliere leghista Franca Equizi. Le critiche però erano arrivate sul versante urbanistico. La vicenda infatti non si è mai chiusa in modo chiaro, ma che cosa c'entra Gabbiani, se c'entra, con le accuse di bancarotta? Anche lui figura tra i soci più o meno occulti di Send?
Società di copertura
Ma la vicenda è di ancor più difficile lettura se si cerca di sapere chi siano i reali proprietari di Send. Marchetti è stato tirato in ballo dalle cronache di stampa. Epperò negli anni è stato sempre seguito dal sospetto di essere il volto pubblico di altri. A tal proposito sono memorabili gli affondo di Equizi contro Marchetti. Quest'ultimo mai però ha replicato, nemmeno quando VicenzaPiù intervistò lo stesso costruttore in un servizio del 25 novembre 2006.
Tuttavia la struttura della proprietà della Send rimane un enigma. Gli azionisti infatti sono inglomerati in un viluppo di società schermo, di fiduciarie anonime che non portano ad alcun volto definito (con l'eccezione parziale del solito Marchetti): Angelika srl, Parsen srl, Angelika Invest srl, Consulfiduciaria, Fiport. Questa è solo una parte del groviglio di nomi che avvolgono di segretezza i proprietari reali della srl, almeno poco prima del fallimento, datato dagli archivi di Infocamere il 21 dicembre del 2009.
Se però si va a ritroso nel tempo lo schermo dei proprietari reali di Send si infittisce. Nel gruppo figura anche la misteriosissima Svir. Quest'ultima appare ciclicamente nel Vicentino quando c'è una operazione chiacchierata o un fallimento di vaste proporzioni: lottizzazione Fenice ad Orgiano nel 2003; lottizzazione Fenice ad Asigliano nel 2003 (le due operazioni valevano ben 700.000 metri quadri insieme); affaire Send, appunto, nell'anno anno 2005; crac Volare Web nel 2005, crac Ristocenter-Betulle nel 2009. In questo caso la vicenda lambisce pure l'Ipab vecchia gestione, sfiorando indirettamente il sindaco, e vede nel calderone dell'inchiesta fallimentare, tra gli altri, l'ex presidente di Aim Beppe Rossi, che è stato in passato coordinatore di An nel capoluogo. Di più l'inchiesta coinvolge pesantemente anche il noto avvocato d'affari berico Paolo Pozza. Peraltro Pozza e Rossi per quel crac sono pure finiti agli arresti cautelari. Ovviamente non è da escludere che gli inquirenti della Guardia di Finanza abbiano in mano un quadro ben più chiaro della situazione, ma i politici in tal senso non hanno mai chiesto o fornito lumi. Ma come mai permane tanta segretezza sulla Send? Perché se ne vogliono tenere al buio i soci reali?
Silenzio a palazzo Trissino
Al momento in municipio c'è la consegna del silenzio. Tace la maggioranza di centrosinistra. «Marchetti - spiega Equizi - è uno dei volti pubblici della più importante operazione inserita nel nuovo piano regolatore. Questo silenzio non mi meraviglia. Ma una cornice di eventi così opaca mi preoccupa. Variati dovrebbe spiegare con quali soggetti ha deciso di tessere rapporti per conto del comune. Ma al contempo - continua l'ex consigliere - anche il centrodestra rimane in silenzio. Sono troppo grossi gli interessi in ballo?»
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