La vigilanza europea ha incontrato oggi Viola per BPVi e Veneto Banca, c'era anche Carrus. A breve ufficializzate perdite di Montebelluna
Giovedi 30 Marzo 2017 alle 22:19 | 0 commenti
Dopo la maxi perdita da 1,9 miliardi di euro riportata nell'esercizio 2016 dalla Banca Popolare di Vicenza e le scure previsioni per il 2017 si è ancora in attesa di conoscere quella di Veneto Banca, di certo superiore al miliardo, visto che fonti interne al sistema bancario da tempo parlano di un rosso complessivo di almeno tre miliardi per le due banche venete, ultimi petali superstiti ma rinsecchiti di una margherita che comprendeva realtà , tutte sacrificate su altari foresti, come le "ecclesiastiche" Banca Cattolica del Veneto, prima, e Banca Antoniana, poi, che aveva già assorbito la "laica" Popolare Veneta. Il bilancio di Montebelluna è ancora ignoto perchè, ce lo assicura l'Istituto da noi interpellato, "mentre, la Popolare vicentina aveva statutariamente l'obbligo di approvare il progetto di bilancio entro il 31 marzo, questo vincolo non esiste per Veneto Banca", che dovrà rispettare semplicemente gli obblighi di legge per cui "entro una o due settimane" gli adempimenti civilistici verranno adempiuti.
Se questa è la motivazione ufficiale, e non c'è ragione di dubitarne, di certo non dispiace al presidente Massimo Lanza e all'Ad Cristiano Carrus poter portare all'approvazione del Cda il progetto di bilancio sapendo qualcosa in più sulla "continuità aziendale" della banca totalmente legato alla fusione con Vicenza, secondo la strategia complessiva, ma, soprattutto, all'ok europeo alla ricapitalizzazione precauzionale da parte dello Stato.
È questa ormai l'unica possibilità rimasta a Veneto Banca e alla BPVi per evittare la risoluzione e il bail-in dopo le note al bilancio vicentino in cui era escluso ogni intervento futuro nel capitale di Atlante che, anche per bocca del Ceo di Intesa S. Paolo, Carlo Messina, ha confermato che le risorse residue saranno impegnate esclusivamente per l'acquisto di NPL .
D'altronde gran parte degli Istituti sottoscrittori del fondo hanno già fortemente svalutato le loro quote con Unicredit arrivata a mettere una "pietra sopra" sull'80% di quanto dato ad Alessandro Penati, il dominus di Quaestio e del fondo, che aveva promesso un rendimento addirittura del 6% abbagliato dalle luci di quella che poi ha definito una horror story, della cui sceneggiatura gli ad di Vicenza, Francesco Iorio, e di Montebelluna, Cristiano Carrus, dovrebbero saperne un bel po'.
Non resta, quindi, che sperare in un'accelerazione del percorso che porterà alla ricapitalizzazione precauzionale da parte dello Stato ammesso che l'amministratore delegato della Popolare di Vicenza nonchè presidente del Comitato stategico di Veneto Banca, Fabrizio Viola sia totalmente sincero quando si mostra professionalmente fiducioso come ha fatto capire a margine dell'incontro avuto oggi insieme a Carrus con le autorità di vigilanza europee.
Che lo sembrano un po' meno.
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