Io voglio ricordare. 520 caduti sul lavoro
Mercoledi 30 Giugno 2010 alle 20:23 | 0 commenti
di Giorgio Langella
Ritorno sull'argomento dei "caduti sul lavoro" perché se ne parla troppo poco. Se ne parla solo quando succede vicino a noi qualche "disgrazia". Il più delle volte si parla di "tragica fatalità " o di "destino". E lo si fa solo per un giorno o poco più. Poi basta. Sui morti di lavoro cala il silenzio. E con l'oblio quelle persone non ci sono mai state. E allora, a metà di questo 2010, io voglio ricordare. Voglio ricordare Davide Minuzzo che aveva 18 anni e che è rimasto schiacciato tra gli ingranaggi di un macchinario la settimana scorsa a Bressanvido.
E vorrei ricordare ognuna delle 520 persone che sono morte lavorando. E tutte quelle 13.014 persone che sono quelle rimaste invalide per incidenti sul posto di lavoro. Vittime di "incidenti" che, nella stragrande maggioranza dei casi, si potevano evitare.
La sicurezza sul lavoro è una vera emergenza del nostro paese, ma pochi se ne occupano. Si parla d'altro. L'interesse è rivolto all'andamento delle borse, all'aumento di un decimo di punto del PIL, al profitto d'impresa. Non si deve dire di come viene umiliato chi lavora. Si tacciono quali e quanti diritti si perdono, progressivamente ogni giorno, per raggiungere quella produttività che "il mercato impone".
Del lavoro e della sicurezza sul lavoro si parla poco.
Ma perché non viene data attuazione alla legge sulla sicurezza sul lavoro? Perché non vengono inasprite le pene per chi non applica (o non fa applicare) le norme sulla sicurezza? E perché non si parla più (veramente se ne è parlato poco sempre) della Marlane di Praia a Mare (lo stabilimento del gruppo Marzotto dove sono morte di cancro decine di lavoratori), o della ThyssenKrupp di Torino? Qualcuno ricorda ancora i 7 operai bruciati vivi nel dicembre 2007? Si chiamavano Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò e Giuseppe Demasi. È giusto ricordare che furono uccisi dalla mancanza di sistemi di sicurezza efficienti. E che non è stata una fatalità .
Probabilmente si pensa che queste siano notizie poco "interessanti". Passato il momento diventano subito poco attuali. Invece dovrebbe essere un dovere scriverne e portare a conoscenza dell'opinione pubblica che nel 2010 si muore ancora (e tanto) di lavoro. Che non dovrebbero essere permessi né il silenzio né la rassegnazione. E che, in un paese democratico, è intollerabile morire di lavoro e non ottenere giustizia.
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