Flop BPVi, interrogatorio di Gianni Zonin: fiumi di parole ma dichiarazioni top secret. A parte sua denuncia e smentite di Sorato
Sabato 25 Marzo 2017 alle 13:54 | 0 commenti
Un interrogatorio in due fasi durato complessivamente più dieci ore ieri per l'ex presidente della Banca Popolare di Vicenza, Gianni Zonin. Fiumi di parole, non è dato sapere cosa abbia detto in sua discolpa visto che all'uscita dalla caserma della Guardia di Finanza di Vicenza, luogo dove si è svolto l'interrogatorio, Zonin in entrambi i "briefing" legali non ha proferito parola se non "Nessuna dichiarazione". D'altronde aveva già parlato tanto davanti ai pm Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi. Zonin, accusato di aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza, ha lasciato ancora una volta i risparmiatori truffati senza una risposta se non quella, comunque gravissima del "non sapevo nulla, altri hanno fatto..." e ha cercato di scrollarsi di dosso ogni accusa dal momento che pensa ancora (me ne è convinto?) e vuol far credere (ma gli crederanno, se non i pm, i soci traditi?) di aver fatto tanto (di bene o di male?) per chi ha creduto in lui.
Fatto sta che all'uscita dal comando delle Fiamme Gialle l'ex presidente della BPVi è salito per due volte a bordo di una lussuosa auto con autista, lui nullatenente visto che tutto ha donato ai figli, senza pensare che chi ha perso tutto è tanto se può permettersi il "lusso" di una bicicletta.
E dopo la Mercedes può permettersi anche il biglietto aereo in First Class per gli Stati Uniti, dove tipicamente risiede (con tanto di doppia cittadinanza?) e dove probabilmente è già rientrato in queste ore.
Il futuro delle banche venete è rimandato a passi futuri e a forte rischio risoluzione (fallimento) dopo il 28 marzo, giorno in cui scadrà definitivamene l'Offerta pubblica di transazione (Opt), il cui termine era previsto inizialmente per il 22 marzo ma è stata prorogato per raccogliere le ultime adesioni per avvicinarsi all'80% che era l'obettivo dichiarato al suo lancio.
Se il nostro quotidiano ha pubblicato non veline nè ipotesi ma la tesi difensiva ufficiale dell'ex presidente della BPVi, cioè la citazione originale di Gianni Zonin contro tutti i "cattivi" che hanno beffato lui, novello Claudio Scaiola, il prototipo di chi ha compiuto atti illeciti a "sua insaputa"), Samuele Sorato, ex direttore generale e, per un breve periodo, Ad della BPVi, respinge ogni accussa fatta da Zonin e assicura la massima collaborazione con i magistrati e in una nota, anche questa da noi pubblicata, ha fatto sapere che "ci sono alcune puntualizzazioni, che si rendono pertanto necessarie».
Quanto alle comunicazioni ufficiali della banca Sorato ricorda, ad esempio,che "non dipendevano affatto, nel loro contenuto di merito" dal direttore generale "bensì venivano deliberate dal Consiglio di Amministrazione, su proposta dei competenti uffici amministrativi, sotto la responsabilità del Dirigente Preposto ai dati contabili e con l'ausilio, nei casi previsti, dell'Ufficio Legale, della Funzione di Compliance e degli altri Uffici di Controllo" così come bilanci venivano "approvati dal Consiglio di amministrazione e sottoscritti dal Presidente e dal dirigente preposto".
Ad oggi, a parte le indiscrezioni, più o meno interessate, che si legge sulla stampa e le dichiarazioni contrastanti dei soggetti implicati, in base alle quali si assiste al prevedisto rimpallo di responsabilità , indiscrezioni e dichiarazioni sulle quali solo la magistratura è augurabile che esprima un giudizio, una sentenza definitiva è già scritta: quella che ha condannato all'impoverimento o alla povertà decine di migliaia di risparmiatori e imposto a un territorio limitto come quelo del Vicentino il peso di un disastro che vale più di una manovvra finanziaria nazionale...
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