Mentre venivamo a sapere che si era sentito male stamattina, 1° dicembre, alle 10.30 davanti al tribunale di Vicenza e, quindi, era stato ricoverato in ospedale Patrizio Miatello, il presidente di Ezzelino III da Onara, che da sempre si sta spendendo anima e corpo per una soluzione economica del crac delle due ex popolari venete (a lui va l'abbraccio nostro e quello di coloro che sta tutelando col massimo sforzo possibile e a prezzo della sua salute), davanti al collegio composto dal presidente Lorenzo Miazzi e dai giudici a latere Deborah De Stefano ed Elena Garbo iniziava proprio in quel momento con una efficiente organizzazione logistica la fase dibattimentale del processo per il crac BPVi  a cui, al termine di ogni udienza, dedicheremo una puntata della rubrica video "BPVi, il processo".
Arringa degli avvocati dell'ex presidente al processo sul crac. La difesa: «L'indagine non ha fatto luce su responsabilità della banca: «Come l'Ettore omerico, è una vittima designata» della Vigilanza, delle società di revisione, Bankitalia e BCe»Â
Stamattina, mercoledì 27 giugno, il Tribunale fallimentare di Treviso, si legge su La Tribuna di Treviso, "ha decretato lo stato di insolvenza di Veneto Banca. La passività complessiva è stata calcolata in 538,6 milioni di euro, nonostante un intervento dello stato di 2,5 miliardi di euro. Il giudice fallimentare interpellato dal pubblico ministero Massimo De Bortoli dalla Procura di Treviso ha così stabilito che al 25 giugno 2017, data della messa in liquidazione di Veneto Banca e della Banca Popolare di Vicenza, l'istituto di credito trevigiano era insolvente e non in grado di onorare l'emissione obbligazionaria decennale emessa in scadenza il 21 giugno 2017".
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Liquidità per 106 milioni 387 mila euro e, con riferimento alla situazione patrimoniale, un'eccedenza contabile di 2 miliardi - così inizia Sabrina Tomè su Il Mattino di Padova nel suo articolo sulla ex BPVi che riproduciamo integralmente. E poi, tra le voci di bilancio con segno positivo, assets finanziari per 850 milioni, crediti deteriorati per 4,9 miliardi, opere d'arte per 55 milioni di euro. È la fotografia di Banca Popolare di Vicenza alla data del 25 giugno 2017, quando è stata messa in liquidazione con il discusso decreto governativo 99.
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Crac BPVi e giustizia: l'udienza preliminare in corso verrà sospesa, almeno fino a metà settembre, quando la Cassazione stabilirà se il processo potrà continuare a Vicenza o essere trasferito ad altro tribunale, e cioè quello competente di Trento. Il giudice Roberto Venditti, ora che la Suprema Corte ha assegnato alla Quinta sezione l'istanza di remissione del processo presentata dalle difese (con cui si chiede di spostare altrove il processo per incompatibilità ambientale), nell'udienza di domani, 16 giugno, sarà obbligato a dichiarare la sospensione di ogni attività . E aggiornare tutto all'autunno (probabilmente fine settembre).
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Gianni Zonin non era un inconsapevole pensionato, ma un lucido manager che aveva le conoscenze di un economista e la capacità gestionale di un amministratore delegato. E dunque non poteva non sapere: non poteva essere all'oscuro delle operazioni baciate e delle altre irregolarità che hanno contribuito al tracollo del!'ex Bpvi. È la convinzione della Procura di Vicenza che nell'udienza preliminare di ieri per il crac dell'istituto, ha chiesto il rinvio a giudizio del potentissimo presidente.
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Nessuna possibilità di rivalersi su Intesa Sanpaolo. A differenza di Banca Popolare di Vicenza in liquidazione, tanto che è stata questa ieri a costituirsi come responsabile civile, sollevando Intesa da qualsiasi rischio anche solo potenziale, come d'altra parte previsto fin dal contratto di vendita di un anno fa. Detto che comunque il ricavato della liquidazione, dall'eventuale vendita del patrimonio immobiliare dell'ex Bpvi custodito in Immobiliare Stampa (valore di partenza: 400 milioni) appena impostato, o quanto verrebbe incassato dai crediti affidati alla Sga, andrebbe allo Stato in prededuzione (ovvero con priorità assoluta rispetto agli altri aventi diritto), che deve recuperare i fondi messi nell'operazione che lo scorso anno ha passato la parte «buona» delle due banche a Intesa a costo zero, evitando lo scenario peggiore della risoluzione.
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Decine e decine di avvocati in fila all'esterno del tribunale di Vicenza fin dalle 8.30 di ieri, con voluminose cartelle e trolley al seguito colmi di documenti di risparmiatori - in tutto pare almeno 3.500 - che hanno voluto costituirsi, o rifarlo, nel procedimento bis, entrando nel processo anche per le ulteriori accuse contestate di recente all'ex presidente Gianni Zonin e agli ex manager della banca. Tutto attorno al piazzale il cordone di forze dell'ordine schierate e i gruppi di risparmiatori di «Casa del Consumatore» di Schio.
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Fa discutere la decisione dei pm vicentini Gianni Pipeschi e Luigi Salvadori che nei giorni scorsi hanno chiesto al Tribunale berico di dichiarare l'insolvenza della Banca Popolare di Vicenza, in liquidazione coatta amministrativa dal 25 giugno 2017. Un'iniziativa forte, che ha spiazzato molti osservatori, a cominciare dai legali che su più fronti stanno seguendo la vicenda. Si dava unanimemente per scontato, infatti, che gli inquirenti avessero abbandonato definitivamente l'ipotesi di perseguire Gianni Zonin e soci per reati fallimentari.
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Va verso l'unificazione in un solo maxi-processo l'inchiesta sul crac della Banca Popolare di Vicenza, che ha visto ieri un altro passo avanti della Procura, con il deposito di nuove richieste di rinvio a giudizio. Si tratta di un secondo capitolo di indagine: quello per l'ostacolo alla vigilanza nei confronti di Consob, che i vertici dell'istituto avrebbero compiuto all'atto dell'aumento di capitale nel 2014. È per quell'episodio - oggetto anche di un conflitto di competenza territoriale Milano-Vicenza, che la Procura berica aveva ottenuto a inizio febbraio il sequestro preventivo di 106 milioni di euro: ovvero il profitto stesso dell'aumento di capitale, realizzato da BpVi schermando i controlli di Consob. Quei soldi, all'esito del processo, potrebbero andare a risarcire in toto i risparmiatori ingannati.
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