Il Veneto e la zuffa tra Lega e Pdl, di A. Statera
Lunedi 8 Marzo 2010 alle 08:30 | 0 commenti
Fonte La Repubblica Â
Riportiamo come base di dibattito e commento l'articolo pubblicato il 7 marzo su La Repubblica a firma Alberto Statera e ripreso da www.dirittiglobali.it (clicca qui)
E nel derby del Nordest la Lega apre la questione morale "Il Pdl deve candeggiarsi"
La sfida di Zaia un test sulla crisi del berlusconismo. Ad eccitare la zuffa anche una bordata del governatore uscente sul Carroccio: "Quelli sono bifolchi"
Perquisita la Credinvest, banca degli sponsor di Galan, nell´ambito dell´inchiesta sulla frode Fastweb-Sparkle. Gobbo preannuncia lo spoil system di Zaia: "Persone di fiducia nei posti chiave e turn-over come nei lander"
di ALBERTO STATERA
VENEZIA - «Fanatici e bifolchi» (Giancarlo Galan ai leghisti); «Dovete fare il candeggio a prova di corruzione come la Lega» (il leghista Giampaolo Gobbo al Popolo della Libertà ); «Mi fa schifo» (ancora Galan a Maurizio Sacconi sul modo «indecente» di far politica del ministro suo compagno berlusconiano).
Altro che la battaglia della Polesella tra veneziani e ferraresi sulle sacre acque del Po.
Qui sul territorio della Serenissima la guerriglia tra azzurri e verdi e tra azzurri e azzurri degenera in una mischia fratricida tra generali dei due eserciti e tra ufficiali della stessa brigata. Con una posta che non è soltanto il nuovo inquilino di palazzo Balbi, che sarà Luca Zaia, il ministro leghista che invoca la Madonna dei Miracoli di Motta di Livenza, colloca in marzo il Capodanno dei veneti, come ai tempi dei dogi, e sta inondando le famiglie con una brochure propagandistica dovuta alla "Fabrica" dei Benetton. Costo top secret. Il numero dei voti in più che la Lega prenderà rispetto al Pdl alle regionali del 28 marzo, è valutato da Roberto Weber della Swg in circa 10 punti. Ed è la misura stessa della crisi del berlusconismo, un ulteriore test sulla durata della fase calante che porterà infine alla successione del leader. Non sono pochi a scommettere sull´implosione imminente del Pdl, mentre il popolo del Carroccio irride al partito liquido di Berlusconi che non riesce neanche a presentare liste corrette per le elezioni: «Se non sono capaci, facciano le scuole di partito», come quella che Franco Manzato ha aperto a Padova in un convento benedettino. La Lega ha le sue Frattocchie. E non soltanto le Frattocchie sul modello del vecchio Pci. Quegli altri invece trascurano il territorio e sanno soltanto «galanizzare», gestire il potere in un vuoto progettuale.
Giampaolo Gobbo, segretario della Liga e sindaco di Treviso rinviato a giudizio il 23 gennaio scorso per banda armata, ha fatto irrompere nella partita veneta quella che una volta si chiamava questione morale, ora riattizzata dagli scandali Bertolaso e Fastweb. Mentre da Treviso lui invocava un necessario «candeggio» per il Pdl, Roberto Calderoli, indagato per i soldi che Gianpiero Fiorani dice di avergli dato ai tempi della scalata dei furbetti del quartierino all´Antonveneta, si scontrava in Consiglio dei ministri con il guardasigilli Angelino Alfano imponendo la norma per l´esclusione dei condannati dalle liste elettorali. E Bossi sussurrava: «Io sto con Napolitano» nella difesa dei magistrati insolentiti quotidianamente da Berlusconi. La strategia di via Bellerio sull´arma degli scandali da imbracciare nell´ultima fase della campagna elettorale contro il Pdl per ottenere un sorpasso «storico» nel Veneto e non solo, l´ha poi spiegata Roberto Castelli: «Da noi nessuno ruba. E posso fare una previsione: la Lega trarrà un vantaggio politico enorme da questa situazione. Ma speriamo - ha avvertito - che non mettano in tasca una busta di cocaina a qualcuno di noi». Santa prudenza, visti i precedenti, a cominciare da Credieuronord, la banchetta leghista in bancarotta salvata a suo tempo da Fiorani. E visto il fascicolo aperto dal Pm veneziano Carlo Mastelloni proprio su Zaia per una rivista pare pagata con fondi ministeriali per illustrare le superlative doti del candidato. A Galan, che si scontra su un doppio fronte con il suo partito e con la Lega, la «busta di cocaina» è già arrivata bella e confezionata con la perquisizione alla Credinvest di Lugano, ex Egobank, ordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma che indaga sulla maxifrode telefonica di Fastweb e Telecom Sparkle. La boutique finanziaria svizzera, nel cui consiglio d´amministrazione figurava fino all´estate 2007 l´ormai ex senatore del Pdl Nicola Di Girolamo, che fu eletto all´estero con i voti della camorra, è posseduta oggi al 43 per cento dalla Finint di Enrico Marchi, presidente dell´aeroporto di Venezia, e dal suo socio Andrea De Vido, i migliori alleati di Galan nel mondo finanziario. Marchi e De Vido garantiscono che è tutto in regola e che Di Girolamo fu estromesso dalla banca pochi mesi dopo il loro arrivo. Galan non c´entra. Ma nel clima preelettorale da corrida, con la Lega che agita contro il Pdl anche la questione morale e i berlusconiani che si sbranano tra loro, anche il vago sospetto sui grandi sodali finanziari di Galan contribuisce ad alzare la febbre. Le pulci al governatore uscente le aveva già fatte Giulio Tremonti, referente-principe della Lega e attivissimo tra gli architetti che stanno progettando il dopo-Berlusconi, quando mandò in Veneto i suoi ispettori per verificare come vengono spesi 7 miliardi l´anno per la sanità . Ne è uscito un quadro raccapricciante da Venezia a Padova, da Rovigo a Belluno, da Verona a Vicenza, dove imperano 23 direttori generali di Usl nominati da Galan. Gli ispettori del Tesoro hanno svelato «gravi e numerose irregolarità negli appalti, illegittimi affidamenti di contratti a trattativa privata, eccessivo ricorso a forniture senza gara pubblica, artificioso frazionamento degli importi per restare sotto le soglie di legge». La via veneta al «fare» della filosofia berlusconiana. E la sanità è soltanto un pezzo del Sistema Galan, che ha spadroneggiato per tre lustri in tutti i settori, a cominciare dalle opere pubbliche. Tanto da far dire a Franco Frigo del Pd, che fu presidente della regione nei primi anni Novanta, che Zaia quando entrerà a palazzo Balbi «potrà assumere soltanto gli imbianchini». Più fiducia nelle capacità lottizzatorie degli alleati-nemici padani nutre Vittorio Casarin, ex presidente Pdl della provincia di Padova, il quale avverte: «Questi sono tanto ignoranti quanto affamati di poltrone, nominano soltanto i loro prediletti, mentre noi ci facciamo un culo così a caccia di voti». Ma chi pensa veramente che l´ala galaniana del Pdl porterà voti a Zaia, contribuendo a incrementare i numeri dello «storico» sorpasso?
Anche il candidato governatore del centrosinistra Giuseppe Bortolussi, antico e stimato cantore del popolo delle partite Iva e assessore di Massimo Cacciari a Venezia, che lamenta il trasferimento verso partite in regioni meno compromesse dei fondi Pd per la sua campagna elettorale, non sottovaluta le capacità lottizzatorie e affaristiche del Carroccio. E avverte che Zaia introdurrà il voto di fiducia in Consiglio regionale per governare nonostante le beghe interne, come ha insegnato Berlusconi in Parlamento.
Gobbo, da parte sua traccia il solco della moralità leghista: «Abbiamo un metodo che non lascia scampo. Non solo togliere chi si fa prendere con le mani nel sacco, ma anche uno spoils system all´americana con personale di fiducia nei posti chiave e turn-over obbligato degli incarichi come nei land tedeschi». Nella Marca, dove in coppia con Giancarlo Gentilini fa il bello e il cattivo tempo, i sondaggi danno il Pdl a un misero 14,8 per cento, poco più della metà rispetto alle europee, e la Lega addirittura al 38 per cento, con una media regionale di almeno il 34 per cento, un Pdl ridimensionato poco sopra il 20 per cento e il centrosinistra al 25. Una specie di prateria verde, con una novità : non più uno spostamento tra i due blocchi, come era avvenuto con il travaso di voti dal Pd alla Lega, ma un clamoroso scambio di leadership interna tra Pdl e Carroccio, di cui qui viene considerato responsabile Berlusconi, che ha lasciato la briglia troppo lunga sul collo di Bossi, il quale ha esercitato con abilità la "golden share" sulla maggioranza di governo.
«Bon dì e bon ano», esulta Zaia, tra pochi giorni primo governatore leghista della penisola, usando l´espressione della Madonna dei miracoli di Motta di Livenza, quando il 9 marzo 1510 apparve a un contadino del trevigiano.
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