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Il PD Veneto chiama. E i comunisti rispondono...

Di Edoardo Andrein Giovedi 29 Gennaio 2015 alle 12:13 | 0 commenti

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“Scrivo per rinnovare la disponibilità del Partito democratico del Veneto a intraprendere insieme con voi un percorso di profondo rinnovamento politico, sociale ed economico della regione”. Inizia così la lettera preparata dal segretario regionale del PD, Roger De Menech, indirizzata al responsabile regionale del Pdci, il Partito dei comunisti italiani, Giorgio Langella. Dopo le aperture di porte ai partiti della sinistra radicale e agli ex 5 Stelle, il PD veneto comincia a ricevere le prime risposte come quella proprio del Pdci, attraverso un’accorata lettera che pubblichiamo di seguito nella quale sono spiegate le “questioni concrete e non strumentali” di “un'alleanza tra i nostri partiti improponibile".

Caro segretario,

ho ricevuto, non nascondo, con un certo stupore la sua lettera del 27 gennaio nella quale “rinnova la disponibilità del PD” per intraprendere un percorso comune. A parte che questa mi risulta essere la prima lettera ricevuta e non un “rinnovo”, ritengo doveroso, pur accogliendo la sua richiesta per un confronto (che, per quanto riguarda il partito che rappresento non potrà essere per “lavorare alla piattaforma programmatica”), puntualizzare alcune cose. Soprattutto negli ultimi anni, le posizioni dei nostri partiti si sono profondamente divaricate. È nostra convinzione che le scelte fatte a livello nazionale e locale abbiano sempre di più collocato il PD su posizioni che poco o nulla hanno a che fare non solo con la sinistra ma, anche, con quella coalizione elettorale del centrosinistra della quale, ormai molti anni fa, il PdCI faceva parte.

Ci sono aspetti, per i comunisti italiani fondamentali, che oggi valutiamo inconciliabili.

La questione morale, innanzitutto, nei fatti e non nelle dichiarazioni di circostanza. I recenti scandali del MOSE e dell'EXPO (solo per citarne alcuni che interessano il nostro territorio e importanti imprese venete) evidenziano una prassi di assuefazione a pratiche corruttive che noi rifiutiamo. La presenza tra molti indagati di esponenti del PD e posizioni poco trasparenti al riguardo, evidenziano che tale “assuefazione” interessa anche forze politiche che facevano parte di quello che fu il centrosinistra. Non solo, riteniamo anche che la “questione morale” non sia solamente qualcosa di attinente a reati o indagini per tangenti e corruzione, ma che si possano collocare sotto quel titolo anche comportamenti leciti ma che poco hanno a che fare con la tradizione alla quale i comunisti italiani si richiamano. Per fare un esempio, forme di finanziamento delle campagne elettorali da parte di privati che potrebbero configurare un conflitto di interesse e sostitutive del finanziamento pubblico (che andava certamente regolamentato rigidamente ma non eliminato), non possono essere accettate da chi si propone di rappresentare chi vive del proprio lavoro. Pranzi o cene di autofinanziamento promossi a sostegno di candidati PD da imprenditori  interessati direttamente o indirettamente da indagini di corruzione e tangenti, si configurano, a nostro avviso, come una deviazione da quella trasparenza che la sinistra dovrebbe avere in ogni occasione.

La questione della Pace e della recrudescenza del fascismo e del nazismo in Europa e nel nostro paese, ci vede agire in campi profondamente diversi. La situazione dell'Ucraina e della Siria, solo per fare alcuni esempi, hanno visto il PD prendere decisioni e operare per soluzioni che consideriamo profondamente sbagliate e foriere di esiti funesti. L'appoggio dato al governo di Kiev, apertamente appoggiato da organizzazioni civili e militari che si richiamano al nazismo, le conseguenti sanzioni alla Russia che hanno comportato e comportano disagi soprattutto alla nostra economia, l'avversione al governo siriano con il finanziamento (in denaro e armi) di gruppi integralisti e terroristici che hanno favorito la nascita e il consolidamento dell'ISIS, sono decisioni che hanno visto il PD e il governo italiano retto da Renzi prendere posizioni che riteniamo essere inconciliabili con le nostre. Non solo, il recentissimo patrocinio di un convegno in ricordo della figura di Giorgio Almirante da parte del comune di Vicenza, ha visto il PD locale molto, troppo, timido nel contrastare e condannare tale decisione dell'amministrazione della quale è partito di maggioranza.

Le questioni del lavoro, le formule proposte dal PD e le leggi approvate sono elementi che ci dividono profondamente. Noi comunisti italiani riteniamo che il “jobs act” sia una legge profondamente sbagliata che produrrà ulteriore disoccupazione e precarietà. Così come riteniamo che la “riforma Fornero” delle pensioni, votata a suo tempo dal PD, sia una legge non solo ingiusta ma profondamente sbagliata. Su questi temi esponenti di spicco del PD, a partire dalla candidata Alessandra Moretti, si sono espressi in maniera totalmente contraria alla nostra, appoggiando (a nostro avviso) acriticamente le decisioni governative. La stessa distanza di posizioni esiste nei riguardi delle grandi opere (a partire dalla TAV e dalla TAC), della sanità e dei cosiddetti “project financing” e delle conseguenti privatizzazioni, del finanziamento alle scuole private.

Per quanto riguarda, poi, la “riduzione degli spazi di libertà e di democrazia” richiamata nella sua lettera, riteniamo che le cosiddette “riforme” costituzionali e istituzionali (a partire dalla legge elettorale conosciuta come “italicum”) e lo scellerato “Patto del Nazareno” vadano proprio nel verso di questa riduzione e siano decisioni atte a consolidare l'attuale assetto parlamentare. Qualcosa che ha molto poco a che fare con la libertà e la democrazia e che porterà, inevitabilmente, a una sempre minore partecipazione dei cittadini alle scelte politiche del paese.

Queste sono solo alcune tematiche che ci vedono su posizioni profondamente diverse e che ci impediscono di prospettare la possibilità di un programma condiviso e non ambiguo. È per questioni concrete e non strumentali che un'alleanza tra i nostri partiti è improponibile.

Siamo comunque disponibili a chiarire ulteriormente le posizioni reciproche in un incontro/confronto, come da lei richiesto da tenersi possibilmente di sera o durante il fine settimana visto che nessuno di noi è un politico di professione ma vive del proprio lavoro.

PCd'I – Veneto

il segretario regionale

Giorgio Langella

 


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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