GdF: individuate operazioni sospette di riciclaggio per quasi quattro milioni di euro.
Martedi 19 Aprile 2011 alle 10:05 | 0 commenti
Guardia di finanza - Sanzioni fino a 1,5 milioni ad una fiduciaria vicentina. Tra i clienti della fiduciaria, anche una "casalinga", che ha investito mezzo milione di euro per comprare quote di una società .
A distanza di pochi giorni da un'analoga attività ispettiva, il Nucleo di Polizia Tributaria di Vicenza ha concluso una ulteriore ispezione antiriciclaggio nei confronti di una società fiduciaria vicentina, rilevando numerose irregolarità , tra le quali l'omessa segnalazione di operazioni finanziarie sospette di riciclaggio per un ammontare di quasi 4 milioni di euro e l'omessa identificazione del titolare effettivo di alcuni rapporti.
Da tempo i finanzieri hanno avviato un'ampia attività di monitoraggio e controllo delle società fiduciarie operanti nella provincia di Vicenza e nelle zone limitrofe. L'attenzione operativa del Nucleo di Polizia Tributaria è stata inizialmente rivolta a tale settore dopo che alcune recenti ed importanti indagini in materia di frodi fiscali e corruzione, note con i nomi DIRTY LEATHER e RESET, avevano posto in luce rilevanti transazioni finanziarie legate al reimpiego di denaro di origine illecita, non segnalate dagli operatori finanziari, soggetti alla disciplina degli obblighi antiriciclaggio.
Tra questi ultimi vi sono le società fiduciarie - le quali hanno finalità del tutto legittime ed ampiamente regolate dalle norme nazionali - che, tuttavia, possono, se strumentalmente utilizzate, attrarre capitali di origine illecita, in ragione della loro stessa natura, che vede le loro attività essenzialmente fondate sull'amministrazione fiduciaria di beni e disponibilità finanziarie di terzi, garantendo ai propri clienti un'assoluta riservatezza sulla loro identità .
Di fatto, dunque, le società fiduciarie nascono con lo scopo precipuo di nascondere ai terzi la reale identità dei proprietari di beni e società . Tale finalità può, ovviamente, essere del tutto lecita se giustificata, ad esempio, da ragioni commerciali, ma può anche essere oggetto di abusi con la strumentalizzazione dei mandati fiduciari, per celare l'origine illecita di beni e disponibilità finanziarie. Del resto, proprio in questi mesi, è in atto, a livello internazionale, un processo di revisione delle norme e degli accordi che disciplinano il settore, con l'indicazione di prescrizioni più stringenti per prevenire casi di riciclaggio.
Durante l'ispezione, appena conclusa, i finanzieri hanno accertato anche che la fiduciaria vicentina ha omesso di registrare nel proprio archivio informatico, da istituire ed aggiornare secondo le prescrizioni impartite dalla Banca d'Italia, due mandati fiduciari riferiti all'amministrazione, nell'interesse e per conto dei propri clienti, dei beni conferiti a due trust.
La società fiduciaria ha anche omesso di identificare il reale ed effettivo mandante in cinque distinti contratti fiduciari, così da rendere difficoltosa per le stesse Autorità , chiamate ad effettuare i controlli, l'identificazione dell'origine dei beni e la loro lecita provenienza. Gli operatori finanziari sono chiamati, infatti, a conoscere l'identità effettiva dei propri clienti: se questi si identificano, ad esempio, in società , enti o strutture estere che, ictu oculi, appare siano "scatole vuote" (con funzione, cioè, di mero schermo), devono accertarsi, in ogni modo, della reale identità delle persone fisiche retrostanti; ove ciò non sia possibile, le operazioni richieste dalla clientela (costituzione società , trasferimento di fondi, ecc.) non possono essere effettuate e, anzi, vanno segnalate, come sospette, all'Unità di Informazione Finanziaria della Banca d'Italia.
Il motivo di ciò è facilmente intuibile: dietro architetture societarie o trust esteri il cui unico obiettivo è quello di garantire l'anonimato, potrebbe, in effetti, celarsi chiunque disponga di fondi di natura illecita, riconducibili a qualsiasi reato e che, di tal guisa, voglia reintrodurli, con una parvenza di liceità , in Italia.
Tali rilevanti omissioni, da imputare ai due amministratori della fiduciaria, hanno, in alcuni casi, impedito alle Autorità di vigilanza di conoscere per tempo alcune operazioni chiaramente connesse a fatti di riciclaggio di denaro "sporco", così garantendo l'impunità agli autori di tale reato, scoperti in un secondo momento, soltanto grazie alle indagini condotte dalla stessa Guardia di Finanza.
Tra i mandati fiduciari amministrati dalla società vicentina hanno destato, da subito, molto interesse quelli conferiti, appunto, da società estere, riconducibili ad imprese con sede in Paesi con regimi fiscali privilegiati, quali Lussemburgo e Gibilterra, mentre poi, la reale origine delle somme di denaro transitate attraverso tali società estere doveva individuarsi in imprenditori vicentini, due dei quali già ampiamente coinvolti in rilevanti frodi IVA connesse al settore della concia delle pelli.
I movimenti di denaro transitati per il Granducato del Lussemburgo e Gibilterra, realizzati dalla fiduciaria vicentina nell'interesse di imprenditori locali, con finalità legate ad un possibile reimpiego di somme di origine illecita, sono risultati pari a 1,8 milioni di euro. A tali trasferimenti sospetti - mai segnalati dalla società controllata - si aggiungono poi ulteriori movimenti di denaro per 1,6 milioni di euro realizzati su disposizione e nell'interesse di persone coinvolte in indagini penali per fatti di riciclaggio. Dunque, nonostante la società fiduciaria ispezionata si sia trovata a gestire importanti disponibilità di denaro riconducibili a persone responsabili di gravi delitti, non ha comunque inteso segnalare alle Autorità alcun sospetto sulla natura delle operazioni poste in essere, così contravvenendo ai propri doveri.
In ultimo, i finanzieri hanno esaminato l'investimento di 500 mila euro effettuato da una "casalinga" per acquistare, tramite la fiduciaria controllata, le quote di una società vicentina. Evidentemente, l'ammontare significativo del denaro investito da una persona conosciuta dalla fiduciaria come "casalinga" e, dunque, priva di redditi tali da giustificare l'origine lecita di tale disponibilità finanziaria, avrebbe dovuto indurre l'intermediario controllato a prestare una maggiore attenzione all'operazione, segnalandone prontamente la natura sospetta.
Gli esiti delle attività del Nucleo di Polizia Tributaria, di carattere amministrativo, sono stati posti al vaglio della Direzione Antiriciclaggio del Ministero dell'Economia e Finanze; per i riflessi penali, è stata interessata la Procura della Repubblica di Vicenza.
Ad oggi, dunque, le due ispezioni antiriciclaggio condotte nell'ultimo mese dai militari del Nucleo di Vicenza hanno portato, tra l'altro, a contestare complessivamente omesse segnalazioni di operazioni sospette per oltre 25 milioni di euro.
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