Grandi opere e TAC, presa di posizione della Cgil di Vicenza: "logica verticistica"
Mercoledi 11 Marzo 2015 alle 22:01 | 0 commenti
"Noi siamo convinti che occorra ridurre il trasporto su gomma e favorire quelli alternativi, a partire da quello su rotaia. Riteniamo necessario investire di più sui servizi pubblici locali per favorire un’efficiente e moderna mobilità collettiva in alternativa al solo trasporto individuale. Perciò siamo interessati all’alta capacità ferroviaria, all’interno di un progetto, appunto, generale. Purtroppo non c’è stato il tempo per uno scambio approfondito con la cittadinanza. Con le ‘grandi opere’ sta passando una logica verticistica che non va bene". Comincia con questa premessa una approfondita analisi preparata dal sindacato CGIL di Vicenza sulle grandi opere in Veneto e sulla TAC a Vicenza.
Di seguito vi proponiamo il testo integrale:
In epoca di scarsità di risorse è bene scegliere, soprattutto quando si parla di risorse pubbliche. Non ci pare che questo stia accadendo, continuando con ciò una miope politica territoriale per la quale anche il vicentino ha subito pesanti conseguenze in questi anni (leggi alluvione).
E’ anche bene non confondere gli obiettivi con i mezzi, cioè serve capire importanza e sostenibilità dell'opera finale e non farsi condizionare dai benefici (transitori) nella costruzione e, tantomeno, dagli interessi dei costruttori o dei proprietari di terreni.
Tra le infrastrutture Vicenza sta costruendo, progettando, desiderando ci sono: la Pedemontana, Valdastico sud e Valdastico nord, Valsugana, tangenziali, Tav/Tac con fermata a Vicenza e due Stazioni nuove: per tutto ciò servirebbe una mole di risorse ingentissima oppure indebitamenti colossali da lasciare in patrimonio a figli e nipoti. Oppure bisognerà coprire con tariffe dei privati o esborsi pubblici gli eventuali ‘buchi’. Tutte queste opere, se realizzate, renderebbero il territorio più impermeabile di quanto già non sia oggi.
Noi crediamo che eccesso di strade e ferrovia non stiano in piedi e che bisogna decidere.
Sulle infrastrutture viarie la pensiamo così: la Pedemontana poteva perfettamente fermarsi a Thiene, agganciando così l'A31 senza deturpare ulteriormente un territorio già altamente urbanizzato come quello della Valle dell’Agno. La Valsugana vede oggi un imbuto a Carpanè di S.Nazario: concentriamoci su quella strozzatura senza farci sedurre da progetti faraonici quanto improbabili. La Valdastico sud va completata, i suoi caselli sono oggettivamente troppo ravvicinati, ma ciò che inquieta è la possibile urbanizzazione a grappolo dell'intero percorso, che va evitata. La Valdastico nord è un’opera non necessaria e in concorrenza con la Valsugana, il Trentino non ne vuole sapere, si sta potenziando il Brennero ferroviario (questa sì scelta ecologica precisa) e quindi non riteniamo né necessario, né urgente un nuovo accesso su gomma verso nord, con una vera e propria devastazione di ulteriore territorio verde.
Comune e Rfi stanno lavorando su due nuove stazioni, Fiera e Tribunale (peraltro in zone a forte rischio idraulico) e sulla dismissione dell’attuale stazione centrale (sulla quale si è investito anche recentemente).
Utile e necessario, per la CGIL, che questo studio sia integrato da una valutazione comparata, costi, soluzioni, criticità e problemi di esercizio, sulla possibilità di mantenere l’attuale stazione centrale, in luogo delle due stazioni.
Siamo ovviamente preoccupati della possibile mala pianta della corruzione, dell’illecito smaltimento di rifiuti e delle infiltrazioni malavitose, contro le quali va fatto ogni intervento preventivo coinvolgendo l’Autorità anticorruzione e adottando protocolli di legalità che proteggano anche i lavoratori.
Noi, abituati a sentirci dire dal pubblico e dal privato: non ci sono risorse (nemmeno per gli ammortizzatori sociali) temiamo molto che il fatto di convogliare ingentissime risorse sulle infrastrutture materiali, indebolisca altri canali di investimento di cui abbiamo grande bisogno, anche per uscire dalla crisi: oltre alla cura del territorio, la conoscenza, la formazione, la ricerca e l'innovazione, le infrastrutture immateriali come la banda larga e un processo oneroso e impegnativo ma fattibile, anche per i nostri territori, di up-grading tecnico-produttivo.
Il tema non è solo come trasportare, ma cosa progettare, produrre e trasportare verso dove. Insomma se siamo interessati o no ad un nuovo e sostenibile modello di sviluppo.
Noi siamo molto interessati.
Su questo sarebbe buona cosa vedere uno stesso impegno collettivo, tra tutti gli attori economici delle comunità .
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