"Gara degli aghi", lo scandalo sulla pelle dei... lettori. Achille Variati e Daniela Sbrollini condannano gli infermieri "scagionati" ma assolvono il "sospeso" Vincenzo Riboni. Come primario o come politico?
Mercoledi 7 Settembre 2016 alle 18:15 | 1 commenti
E' la fine di aprile quando sui quotidiani, locali ma anche nazionali, non si fa che leggere dell'ospedale San Bortolo di Vicenza. "L'ennesimo caso di malasanità ", ci saremmo detti sfogliandoli. Così pare da come soprattutto i media locali descrivono la vicenda ormai nota come la "gara degli aghi". I cartacei (e successivamente altre testate online) scrivono che tramite un gruppo whatsapp nominato "Amici di Maria" -composto pressoché da tutto il personale del pronto soccorso ad eccezione del primario (dal cui nome di battesimo nasce anche il nome del gruppo)- infermieri e medici che ne fanno parte avrebbero indetto una gara a chi era capace di infilare l'ago più grosso ai pazienti, segnando il punteggio su un tabellone.
Il primario Vincenzo Maria Riboni viene a sapere del gruppo e fa una bella "strigliata" ai dipendenti. Parte un procedimento disciplinare verso sei infermieri e due medici, che sono quindi accusati e per due di loro vengono presi provvedimenti. Foto e documentazioni (riservate, ndr) su tutti i giornali, cittadini e lettori che inveiscono contro la malasanità , politici che prendono le parti del primario Vincenzo Riboni e tanti commenti e visualizzazioni per la stampa locale: questo è quello che i i giornali hanno messo in piazza.
Su web, però, girano anche diversi commenti e articoli sulla notizia che la rivelerebbero una bufala.
E dopo la sospensione del primario Vincenzo Riboni, circa una settimana fa, abbiamo deciso allora di fare chiarezza a noi stessi, e quindi ai nostri lettori, sull'intera vicenda poiché le testate oltre a riportare le parole "scandalo" e "malasanità " sulle prime pagine dei propri quotidiani non hanno dato modo di comprendere la successione dei fatti.
Le accuse vere (e mediatiche) ai dipendenti del pronto soccorso del S. Bortolo di Vicenza sono probabilmente l'unico aspetto chiaro della vicenda. Decidiamo quindi di chiamare il Segretario nazionale di Nursind, Andrea Bottega, che ha invece difeso gli infermieri e i medici presi in causa dichiarando false le accuse del primario Vincenzo Riboni.
Cosa è accaduto in quella chat?
"Si tratta di una chat privata e non pubblica" sottolinea "quindi senza nessuna pubblicazione né diffamazione dei pazienti natuaralmente. Una conversazione tra dei professionisti che ad una cena hanno indetto una competizione tra medici e infermieri per dimostrare che i secondi negli anni avrebbero acquisito delle capacità un tempo riservate solo ai primi, come la pratica di infilare una cannula venosa. E' come se voi nella chat della redazione, che sicuramente avrete, indiceste una competizione su chi è più bravo a fare articoli di cronaca nera piuttosto che di economia. Si tratta di ironia e, sottolineo, tra professionisti che sanno fare il proprio mestiere".
Cosa ha reso questa vicenda uno scandalo?Â
"La versione del primario Vincenzo Maria Riboni che ha ricostruito i fatti innanzitutto da una chat modificata, che è quella che trovate sui giornali, e non da quella originale. Inoltre il verbale della riunione indetta dal primario stesso per prendere provvedimenti verso gli accusati è stato modificato e quindi falsificato. I dipendenti, infatti, avendo letto che la convocazione era di ‘carattere penale' si sono muniti di registratore e ciò che hanno registrato è la prova della falsità di ciò che ha riportato Riboni nel verbale. Da questo è iniziato comunque un procedimento disciplinare sulla base di un verbale, appunto, firmato da un alto dirigente aziendale di cui si è accertato aziendalmente - ad opera dello stesso ufficio competente per le sanzioni disciplinari - la non veridicità ".
Apprendiamo da Quotidiano Sanità che, ad ogni modo, l'accusa di aver usato cannule a prescindere dalle indicazioni cliniche del caso e dal rispetto delle regole in materia di appropriatezza nell'impiego dei dispositivi medici - questa l'accusa- è stata archiviata prima che lo "scandalo" finisse sui giornali (qui il documenti di archiviazione datato 16 aprile), assolvendo quindi i dipendenti dell'azienda ospedaliera.
Per gli unici due dipendenti a cui è stato comminato un provvedimento la motivazione è stata quella dell'uso non consentito del cellulare in servizio. Nessuno dei pazienti ha esposto lamentele in merito nè sono stati arrecati loro danni perchè, aggiunge, Andrea Bottega, "i pazienti non sono stati minimante coinvolti. Si trattava di battute via whatsapp". Â
Come ci sono finite dunque tutte queste informazioni sui giornali?
"Le dico chi era al corrente della vicenda e deteneva i documenti: l'Ulss 6, che non ha diffuso alcun comunicato, chiaramente i dipendenti chiamati in causa che vi assicuro non avrebbero avuto interesse a fare una soffiata del genere e il primario Vincenzo Maria Riboni. Qualcuno, decida lei per esclusione, ha contattato Il Giornale di Vicenza rivelando un solo presunto "scoop". Che senso ha, allora, scatenare uno scandalo ad accuse archiviate?"
Quale sarebbe stato lo scopo, (del primario, si intenderebbe dalle dichiarazioni del Segretario sindacale di Nursind, ndr) nel vedere diffusa questa notizia su tutti i giornali?
"L'attuazione della sua promessa in quella famosa riunione in cui poi vennero presi i provvedimenti disciplinari contro i dipendenti (successivamente assolti). Il primario Riboni dichiarò: "Indipendentemente da ciò che decideranno di voi, io sarò brutale". Detto fatto. Una tale campagna mediatica è stata di fatto brutale, ha infangato una categoria e delle persone con delle famiglie, che vivono in paesini in cui la gente ha inveito loro contro. Persone che hanno dovuto fare i conti con le offese alla propria reputazione senza aver fatto altro che delle battute".
Cosa risponde a titoli come "Vicenza, scherzi sulla pelle dei malati" , "Alcuni medici e infermieri del pronto soccorso organizzavano gare su chi inseriva aghi più grossi" (dal Giornale di Vicenza, 28 aprile, ndr)?
"Non è tutto, nell'editoriale del 1° maggio l'ormai ex direttore del GdV, Ario Gervasutti, ha definito gli infermieri e i medici in questione "compagni di merende" difesi dal sindacato. La categoria, le ripeto, è stata vittima di una incredibile diffamazione senza fondamento".
Anche il sindaco Achille Variati e altre figure politiche, come Daniela Sbrollini, hanno voluto esprimersi sul fatto prendendo le difese di Riboni. Cosa ne pensa?
"Io l'uscita del sindaco sinceramente non l'ho proprio capita. Che cosa voleva dire? A nome di chi lo difende? Da sindaco, da presidente della Provincia? Dare giudizi non è compito della politica, ne stiano fuori".
Eppure il sindaco Variati prende ferma posizione nel difendere Vincenzo Riboni, verrebbe ora da chiedersi se come primario o come esponente politico essendo stato candidato sindaco del centrosinistra, e sulla sospensione dichiara: "E' una vergogna. Sul banco degli imputati viene scaraventato chi ha giustamente denunciato un fatto sconcertante. Una cosa inconcepibile". Se l'avverbio "giustamente" lascia a dir poco perplessi visto che il 16 aprile gli 8 accusati erano stati scagionati dai legittimi organi competenti, ad esprimere, poi, "totale fiducia" verso il primario Vincenzo Riboni è arrivata anche l'onorevole Daniela Sbrollini: "L'Ulss ha preso una decisione profondamente sbagliata gettando discredito sul nostro Ospedale San Bortolo e sul reparto di Pronto Soccorso che invece è gestito con serietà e professionalità da molti anni. Il dott. Riboni è stato il primo a denunciare e a dissociarsi dall'accaduto ​difendendo giustamente la professionalità delle tante donne e uomini che lavorano nel suo reparto".
Fuori dal coro è arrivata la voce di Elena Donazzan con l'appello in primo luogo al sindaco Variati e poi alla politica di restare fuori dalla vicenda: "Ha il sapore della presa di posizione politica l'intervento del sindaco Achille Variati a difesa del dottor Vincenzo Riboni, a maggior ragione dinanzi a una vicenda che resta tutta da chiarire, e che ha portato al disonore della cronaca nazionale la struttura ospedaliera più per le repentine opinioni espresse che per l'accertamento dei fatti. Ritengo quindi che non sia opportuno intervenire con opinioni e giudizi su eventuali fatti che direzione generale e Procura stanno approfondendo".
E invece i primi a dare giudizi sulla vicenda sono stati i media, prima, e la politica poi. Su che cosa poi? Su una vicenda che gli organi preposti hanno archiviato (ricorso di Rigoni a parte) e i cui protagonisti sono stati scagionati dalla Ulss 6? Gli unici dipendenti oggetto di un provvedimento non sono stati puniti per le accuse di giornali e politici, ovvero "scherzare sulla pelle dei malati", ma per aver usato il cellulare durante il lavoro.
Il caso era chiuso, ci ha fatto capire Bottega, ancora prima di essere stato aperto dallo scoop del Gdv, ma a quanto pare titoloni che contengono la parola "scandalo" hanno più valenza di una procedura "legale" e così chi ha, e sa di avere, in mano il potere di "informare" la città ne fa ciò che vuole e pubblica ciò che una telefonata, magari sottobanco, rivela senza accertarsi di come effettivamente siano andate le cose.
Imitando i maniaci dei like sui social non appena si vedono i click salire sulle notizie dell'ospedale San Bortolo, marcanoa la mano e si avvalgono dell'appoggio della politica per altri titoloni.
Purtroppo nel giornalismo non sempre vince chi informa ma chi deforma. In questo caso aggiungendo ai - già tanti - casi di vera malasanità qualche altro caso vero solo sulla carta di giornale. E' forse di questo che hanno bisogno i cittadini vicentini? Di non credere più in nessuna istituzione? Dopo il crollo della Banca Popolare di Vicenza, un bel colpo all'ospedale S. Bortolo non è quello che serve ai vicentini anche se magari aiuta a distrarli dai problemi veri e sottaciuti.
Il colpo, non di certo inflitto da una vicenda aperta e chiusa dalle apposite procedure dell'ospedale, ma da pagine e pagine di giornali privi di fondamento tra cui spicca l'editoriale del 1° maggio sul quotidiano locale che, sotto il titolo "La fiducia dei vicentini", diffama gli infermieri scagionati da documenti precedenti ma dando per assodato che gli stessi siano colpevoli. Colpevoli di cosa? Di ciò di cui il giornale stesso (e soltanto) li accusa?
Aspettando l'esito del giudizio sul ricordo presentato da Vincenzo Riboni, attualmente sospeso dall'incarico per 10 giorni, e dall'ANPO, ci chiediamo se facciamo bene ad aspettare decisioni ufficiali o a premere con informazioni artefatte, come paiono quelle di Variati e Sbrollini, sull'esito del giudizio?
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