Fondazione Roi, la GdF chiede accertamenti ulteriori ai Pm su "una preziosa collezione di avori e n. 4 quadri" forse a casa di Gianni Zonin e su "una preziona collezione di monete d'oro" (s)vendute a Giuseppe Zigliotto
Domenica 19 Novembre 2017 alle 20:05 | 0 commenti
Non finisce mai di stupire né fissa ancora un punto fermo la vicenda della Fondazione Roi, che ultimamente, "nostra culpa" abbiamo trascurato ma a cui abbiamo dedicato un libro dossier ("Roi. La Fondazione demolita") con la raccolta degli articoli che ci sono costati una richiesta di "almeno" un milione di euro di danni per aver raccontato e documentato in anticipo quello che ora è chiaro anche ai ciechi. In estrema sintesi, ma invitiamo a leggere oggi i dettagli e a breve altre informazioni, la GdF di Vicenza dichiara ad oggi non provate ma ritiene necessario indagare ulteriormente le "presunte distrazioni" di "una preziosa collezione di avori e n. 4 quadri" da parte di Gianni Zonin e la vendita di "una collezione di monete d'oro di grande valore, presumibilmente ‘acquistate', ad un prezzo molto inferiore al loro reale valore, dall'ex consigliere della BPVi, Giuseppe Zigliotto"...
Svelato il succo, se volte, seguiteci nel raccanto della storia brutta della Roi e del suo nuovo capitolo.
Tornando agli articoli ripresi dal libro questi erano stati da noi pubblicati su questo mezzo fino alla fine dell'era segnata dalla gestione dei Cda guidati dal Gianni Zonin ma nessuna soluzione di continuità c'è stata con quelli successivi in cui facevamo venire alla luce altri fatti insieme alla constatazione che la nuova gestione fa fatica a discostarsi dalla precedente e dalle omertà che la coprono.
Ricordiamo per sommi capi il succo della storiaccia dell'era Zonin, di cui l'erede presidente attuale, Ilvo Diamanti, aveva promesso di "cancellare" subito le sue cause intimidatorie, cosa mai fatta neanche nei confronti della nipote del Marchese Giuseppe Roi, Barbara Ceschi a Santa Croce, tutto ciò a vantaggio del tentativo di silenziarci e delle parcelle dei legali, avv. Enrico Ambrosetti in testa, a cuore di Gianni Zonin, il past president della Roi, dimissionato dalle sue aree di potere ma anche no visti gli echi recenti di vicende "segrete" appena svelate.
Gianni Zonin, all'epoca contemporaneamente presidente della Banca Popolare di Vicenza, dal 2009 in poi, oltre ad aver distribuito euro a destra e a manca, in "collisione" con lo statuto che prevede solo il finanziamento delle attività del "museo civico di Vicenza", alias il Chiericati con alcune spese effettuabili anche per le esposizioni nel sistema museale collegato, ed oltre ad aver acquistato per la Roi l'abbandonato ex Cinema Corso, in base a quale norma statutaria non si sa, aveva comprato, lui dice in perfetto accordo con i membri dei cda che si sono susseguiti alla sua guida, azioni della "sua BPVi" per un importo monstre di circa 29 milioni di euro.
L'incauto e conflittuale acquisto ha causato una perdita secca di oltre 24 milioni pur recuperando il provvidenziale, per la Fondazione, "ristoro" di 4.1 milioni di euro dell'Offerta Pubblica di Transazione a cui aderì il cda attuale della Roi per quattro settimi formato da consiglieri dell'era Zonin, presieduto da Ilvio Diamanti e, per lo meno finanziariamente, guidato da Andrea Valmarana, ex sindaco della Zonin Spa.
Ma la storia della mala gestio della Roi si incrocia ora con particolari accertamenti compiuti sulla persona di Zonin e su quella di Giuseppe Zigliotto dalla Guardia di Finanza di Vicenza, che ha operato nell'ambito dell'inchiesta sul crac della BPVi su mandato dei procuratori Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi e ha messo agli atti anche un rapporto che riguarda indagini, Dio non voglia anche questo, su "presunte distrazioni" indebite di beni della Roi da parte dell'ex suo presidente e da parte di Zigliotto, membro dal 2003 del cda della banca guidato da Zonin, presidente per due mandati di Confindustria Vicenza e tutt'ora con incarichi conferitigli da Confindustria nazionale, pur essendo indagato per la famosa vicenda degli "scavalcamenti".
Ebbene, si legge nel rapporto in nostro possesso della GdF di Vicenza e di cui riportiamo le parti salienti che si spiegano da sole e hanno l'ufficialità del "documento" senza equivoci, "in relazione al procedimento penale in oggetto indicato, questo Reparto ha svolto approfondimenti investigativi finalizzati a verificare elementi informativi, emersi dalle dichiarazioni rese in sede di interrogatorio' da CESCHI A SANTA CROCE Barbara, concernenti presunte distrazioni, in favore di persone diverse dagli eredi, di beni mobili facenti parte del patrimonio di proprietà del defunto marchese Giuseppe ROI e destinati per volontà testamentaria alla Fondazione Giuseppe ROl. Gli elementi emersi dalle dichiarazioni fornite da CESCHI A SANTA CROCE Barbara hanno trovato riscontro negli A.S.I. effettuati nei confronti di GIGLIOLI Gianni, FILIPPI Zeffirino, ... già membro del Consiglio di Amministrazione della Banca Popolare dì Vicenza (da cui si dimise per contrasti col presidente, ndr) nonché conoscente di CESCHI Barbara e GIGLIOLI Gianni, MELLONE Giorgio, ...uomo di fiducia e custode della villa sita in Oria (CO) di proprietà del defunto marchese ROI, CERANTO Gabriella, ... governante del palazzo di Vicenza, residenza del marchese ROl, i cui esiti sono stati comunicati con la nota a seguito. La sopra citata attività ha consentito di porre l'attenzione investigativa su alcuni beni mobili -in particolare risalenti al periodo XVIII/XIX° sec. - che come dichiarato in atti da FILIPPI Zeffirino e confermato dagli altri soggetti sentiti in atti, sarebbero custoditi presso una delle abitazioni di Giovanni ZONIN, sita in Gambellara (VI), paventando così che lo stesso ex Presidente del C. di A. della BPVi possa aver sottratto indebitamente i beni dal patrimonio testamentario del defunto marchese. Inoltre, si rappresenta che lo stesso FILIPPI dichiarava ulteriori elementi informativi dì sicuro interesse investigativo, supportato, in parte, dalla signora CERANTO Gabriella, riguardante, nello specifico, una collezione di monete d'oro di grande valore, presumibilmente "acquistale", ad un prezzo molto inferiore al loro reale valore, dall'ex consigliere della BPVi, ZIGLIOTTO Giuseppe.
In tale contesto ed al fine di accertare la reale destinazione dei lasciti testamentari del de cuius, questo Reparto ha dato esecuzione al decreto di esibizione documentazione in copia autenticata in riferimento, nei confronti dello studio notarile del dott. PIOVENE PORTO GODI Mario Antonio - designato quale esecutore testamentario e della dott.ssa BONVICINI Francesca (delegata, unitamente al dott. PIOVENE, alla repertazione di tutti i beni mobili presenti nell'abitazione di Vicenza, Contrà San Marco n. 37)...."
Dopo aver riferito dell'analisi della documentazione reperita presso gli studi notarli suddetti per ricostruire la base di un inesistente (!?) inventario dei beni presso la Fondazione Roi stessa e di altri beni del marchese finiti ad altri destinatari dei suoi lasciti, la GdF arriva a, non dirimenti e inquietanti, "conclusioni e proposte operative". Eccole:
"L'esame dei documenti acquisiti presso gli studi notarili ha consentito di riscontrare quanto segue:
a. una rilevante quantità di beni appartenuti al defunto marchese ROI, per volere testamentario dello stesso, sono stati destinati alla omonima Fondazione;
b. l'effettiva esistenza di vari oggetti in avorio, di quadri di importante valore economico e di monete d'oro da collezione destinati alla Fondazione ROl;
c. nel testamento del marchese ROI risulta menzionato, in qualità di erede, ZONIN Gianni, ma solo come destinatario di un lascito di modico valore (250 euro, ndr). Anche la di
lui moglie, ZUFFELLATO Silvana, è destinataria di un lascito, anche in questo caso non di particolare valore. Non risulta, invece, menzionato ZIGLIOTTO Giuseppe...".
Per cui "l'attuale quadro conoscitivo non consente, tuttavia, di avere contezza della destinazione dei beni testamentari sopra individuati e, in particolare, di quelli ereditati dalla Fondazione ROI. Alla luce di quanto emerso dalla attività investigativa espletata, pur emergendo elementi indizianti, non sussistono elementi probatori volti a comprovare il delitto dì appropriazione indebita o altri eventuali reati a carico di ZONIN Giovanni e, con riferimento alle monete d'oro, ZIGLIOTTO Giuseppe."
Tutto bene?
No, infatti la GdF conclude con questa richiesta: "Pertanto, vista l'esistenza di una precisa catalogazione dei beni testamentari che potrebbe portare l'effettuazione di riscontri certi, si richiede alla S.V. (i procuratori Salvadori e Pipeschi, ndr) di valutare l'emissione di un decreto di acquisizione documentale nei confronti della Fondazione Giuseppe ROI, al fine di eseguire un riscontro analitico tra i registri/cataloghi, tenuti dalla stessa fondazione, dei beni provenienti dai lasciti del de cuius, con la documentazione acquisita presso i citati studi notarili allo scopo di accertare l'effettiva presenza o l'eventuale nuova destinazione dei beni dì interesse investigativo..."
Per dissipare i forti dubbi esistenti sulla presunta appropriazione indebita, non negata con certezza anche se non provabile con analoga sicurezza senza gli ulteriori atti richiesti, speriamo, noi insieme, supponiamo, con gli "innocenti fino a prova contraria" Gianni Zonin e Giuseppe Zigliotto, che i Pm abbiano accolto le richieste della Guardia di Finanza per accertare se avori, quadri e monete d'oro siano al loro posto, quello voluto dal marchese Giusppe Roi.
O se qualcuno si sia... distratto portandoli altrove come si legge in altre parti del rapporto appena descritto parzialmente e su cui torneremo a breve,
Su certi traffici, poi, anche tra Roi e BPVi, contiamo di riferire appena studiati altri documenti...
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