Esondazioni a Vicenza e delocalizzazioni della Fiat, Langella: accomunate dalla miopia
Domenica 11 Novembre 2012 alle 21:18 | 0 commenti
Giorgio Langella, Segretario regionale PdCI FdS - Mi sembra che ci siano stati pochi danni e poche esondazioni. Comunque è da rimarcare il fatto che ad ogni pioggia più o meno consistente, più o meno lunga, il pericolo di inondazione è ai massimi livelli. Segno che si è fatto poco o niente e che si fa poco o niente. Si aspetta l'evento e, poi, si spera che non sia devastante.
Non va bene. Bisognerebbe studiare e costruire un "piano del lavoro" che comprendesse anche grandi investimenti pubblici per la messa in sicurezza del territorio. La CGIL di Di Vittorio lo fece negli anni 49-50 del secolo scorso. Noi comunisti, nel nostro piccolo, proponiamo di costruirlo assieme alle altre forze politiche democratiche da parecchi anni.
Oggi si è miopi. Si cerca il profitto più grande possibile, tutto e subito. Non si fanno piani, non si guarda più in là ... si spera che il tempo risolva le cose e, invece, aggrava le situazioni già difficili.
Giorgio Langella
PS: La questione delle delocalizzazioni è parte di questa miopia.
I fatti che stanno succedendo in Serbia nello stabilimento Fiat fanno sperare che qualcosa cambi. (vedi di seguito)
C'è una notizia che dovrebbe essere evidenziata con maggiore attenzione. Si riferisce alla situazione degli operai nello stabilimento della Fiati di Kragujevac (Serbia) dove viene prodotta la nuova 500L. I lavoratori hanno alzato la testa e hanno chiesto più salario e meno orario di lavoro. Dalle notizie si apprende che i salari sono stati aumentati del 13%, che i lavoratori hanno ottenuto il pagamento di una tredicesima mensilità e un bonus di circa 320 euro. È bene rimarcare il fatto che, comunque, i salari restano bassi (circa 350 euro al mese). Sul "fronte" dell'orario di lavoro la proprietà (e, quindi, la Fiat) non vuole sentire ragioni. Attualmente il turno lavorativo è di 10 ore, che diventano spesso 12 a causa degli straordinari "richiesti dal processo produttivo". Turni massacranti, insostenibili. I lavoratori, attraverso il loro sindacato, chiedono di portare i turni a 8 ore per 5 giorni. La Fiat (attraverso la sua controllata Fas - Fiat automobile Srbija) non vuole cedere a quella che è una richiesta normale e "umana". Sostiene che i turni di 10-12 ore sono "la chiave della produttività " e che permettono di tenere alti i ritmi produttivi.
La notizia è importante perché rivela la politica della Fiat. Delocalizzare per esportare lo sfruttamento. Una situazione di sfruttamento che si perde nella notte dei tempi ma che è diventata una "normalità ". Le persone che lavorano sono trattate, dai vertici del Lingotto, come "animali da soma", ingranaggi che devono essere sfruttati oltre il limite sostenibile. Tutto in nome della "produttività ". Tutto in nome del maggiore profitto. Si badi bene, forse senza le esasperazioni (che sono, per lorsignori, "normali" e "necessarie") dello stabilimento serbo, le stesse cose la Fiat, di Sergio Marchionne e John Elkann. le vuole imporre negli stabilimenti italiani. È la stessa orribile "filosofia" fatta di salari bassi, turni massacranti e assenza di diritti, che sta alla base degli "accordi-ricatto" di Pomigliano o Mirafiori.
E, allora, ci si dovrebbe chiedere chi è dalla parte giusta. La Fiat di Marchionne che vuole imporre metodi ottocenteschi o la Fiom di Landini che lotta perché lo sfruttamento non possa trionfare?
Agli operai serbi va tutta la nostra solidarietà e il nostro appoggio. La lotta per i diritti di chi lavora non può fermarsi perché esiste un confine o perché la nazionalità dei lavoratori è diversa. La lotta contro lo sfruttamento è uguale in ogni parte del mondo e ha bisogno di una grande solidarietà e unità per vincere.
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