Questa mattina, 23 gennaio, al Patronato Leone XIII di Vicenza, si è svolto il convegno dal titolo "Il trust: una nuova soluzione per il Dopo di Noi". Il convegno, aperto a tutti, era dedicato alle famiglie che devono confrontarsi con la disabilità e ha illustrato gli strumenti a disposizione delle persone disabili a partire dal momento in cui non possono più contare su un sostegno o appoggio familiare. L'evento è stato organizzato dall'associazione Il trust in Italia, con il patrocinio del Comune di Vicenza, l'Associazione Genitori de La Nostra Famiglia (sezione Vicenza) e l'Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Vicenza.
Il primo intervento è quello di Maurizio Casalini, referente locale dell'associazione Il Trust in Italia, che spiega, come il trust negli ultimi anni (se ne occupa dal 1992) sia sempre più volto ad aiutare i soggetti deboli. Sostiene che l'affetto della famiglia non è sicuramente un valore che si può sostituire, ma è giusto che le persone siano tutelate. Il genitore sceglie il trust appunto per questo motivo e per legarlo alla vita della persona da assistere quando questa perde i suoi cari.
Prende successivamente la parola l'onorevole Daniela Sbrollini, che spiega il lavoro fatto nelle aulee parlamentari. "Prima l'abbiamo trattato come uomini e donne e poi come parlamentari. Quando c'è un discorso che tocca le anime delle persone, le leggi devono essere fatte con calma. È meglio non avere nessuna legge, che una legge fatta male. E in Italia abbiamo avuto troppe leggi fatte male." Un lavoro che non è frutto di un solo partito politico, ma è un lavoro congiunto, anche con le associazioni e gli enti locali. "Siamo qui per ascoltarvi e prendere altri spunti." Verso la fine di febbraio il testo sarà presentato in aula dalla Commissione affari sociali, di cui Daniela Sbrollini è vice presidente. "È bene in questo caso che pubblico e privato lavorino insieme."Â
Il secondo saluto è quello dell'assessore al sociale Isabella Sala, in rappresentanza dell'amministrazione, che dice "Non è solo la famiglia che deve occuparsi delle persone più bisognose, ma anche la comunità deve aiutare, perché può fare. Il trust deve essere uno strumento che può coinvolgere anche la comunità ".
Ultimo saluto, che ha preceduto gli interventi dei relatori, è stato quello di Marco Poggi, presidente dell'Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Vicenza.Â
L'avvocato Donatella Rocco ha parlato degli strumenti tradizionali del nostro ordinamento. Quello che viene privilegiato è l'amministrazione di sostegno, che concede al soggetto libertà di "movimento", avendo una persona che lo segue, ma che non ne è tutore. È un procedimento che si può personalizzare caso per caso e permette al soggetto di avere una propria autonomia. Passando poi alla gestione del patrimonio da assicurare alla persona bisognosa, si parla del ben noto testamento, che riguarda esclusivamente il dopo di noi e non il durante, della donazione, della costituzione e dell'usufrutto. Tutti questi strumenti sono intrisi di problemi. Per esempio, l'usufrutto risolve il problema patrimoniale, ma non quello dell'assistenza o del mantenimento della persona. Anche il vitalizio alimentare copre vitto, alloggio e vestiario, ma la cura e l'assistenza sono escluse. O ancora il contratto di mantenimento, che trasferisce a una terza persona il compito di mantenere la persona bisognosa, non assicura che il compito sia portato avanti con impegno dalla persona predisposta.Â
Qui entra in gioco il trust, che può evitare alle famiglie di avere a che fare con le regole rigide che gli strumenti tradizionali, come appena scritto, comportano. Ne ha parlato Francesca Romana Lupoi, vice presidente dell'Associazione Il Trust in Italia. "Il trust permette di creare un programma "durante noi" che proseguirà nel dopo di noi." Il trust trasforma un'obbligazione morale in un'obbligazione giuridica. Questo comporta che il disponente, quando muore, può trasferire l'obbligazione su un'altra persona che si deve prendere cura della persona bisognosa. Per riassumere, il disponente è chi attiva il trust. Il trustee è chi "ha" la proprietà del patrimonio e ha le obbligazioni giuridiche fiduciarie. Il beneficiario è la persona disabile. Il guardiano è una presenza obbligatoria, che deve vigilare sul trustee e può aiutarla nelle scelte, dare consigli, visto comunque il "compito" delicato che le è stato affidato.Â
Dopo queste spiegazioni basilari sulle figure coinvolte nel trust, la Lupoi spiega che la parola trust è entrata per la prima volta in un testo di legge italiano. La legge vuole invertire quello che sta succedendo ora, cioè che l'80% delle persone disabili sono in istituti. In questo testo la famiglia è posta al centro e l'obiettivo è darle supporto. Si vuole impedire l'isolamento dei disabili. È stato istituito un fondo di 90 milioni, che parte nel 2016 e verrà rinnovato per tre anni. "Il trust deve essere fatto "durante noi", quando i genitori sono ancora in forze e hanno modo di pensare e capire. Essendo modificabile, si può sempre cambiare, ma non si deve aspettare."Â
L'ultimo intervento è stato quello di Francesco Ioverno, dottore commercialista in Vicenza e revisore contabile di due cooperative, che racconta di come il trust fosse stato preso in considerazione dai genitori di questi enti come soluzione ai vari cavilli giudiziari. Si era pensato di fare un trust collettivo, ma il progetto non è andato in porto. Forse era troppo ambizioso. Ma, con il passare del tempo, qualcuno ha scelto il trust privatamente, segno che sta diventando sempre più conosciuto.Â
Al termine degli interventi è stato dato spazio alle domande delle persone presenti in sala. Una signora chiede chi deve nominare il guardiano e se il trustee deve essere pagato per la sua funzione. Risponde Casalini. "Il guardiano deve prima essere previsto da una clausola. Sono, successivamente, i disponenti che ne individuano più di uno: nel caso in cui venisse a mancare il primo designato, ce ne sarebbe un altro che si occuperebbe di portare avanti il compito. Il trustee generalmente non viene pagato, a meno che non sia una figura professionale che lo fa di lavoro." Interviene anche Benedetta Miniutti, consigliere comunale, che a tal proposito dice che le figure del trustee e del guardiano debbano essere scelte da professionisti super partes. "Si deve mettere in mani sicure ciò che si ha, senza correre il rischio che, per fare un esempio, il patrimonio venga sperperato."Â