Da Marlane Marzotto a Revet di Pontedera, una scia di sangue chiamata capitalismo: due appuntamenti a Schio e Marano
Domenica 24 Settembre 2017 alle 15:51 | 0 commenti
"Fabio Cerretani, operaio cinquantaquattrenne di Montopoli in Val d'Arno, è morto nella mattinata di oggi, sabato 23 settembre, per un brutto incidente sul lavoro. L'uomo stava lavorando alla Revet di Pontedera, nota azienda specializzata nella raccolta e selezione dei rifiuti della raccolta differenziata, quando è stato schiacciato da una pressa. ". Esordisce con questa ennesima notizia di morti sul lavoro pubblicata da GoNews.it Luc Thibault di Usb Privato nel lanciare i due appuntamenti a Schio per la presentazione del libro di Giorgio Langella "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" della collana Vicenza Papers curata dal direttore di VicenzaPiù Giovanni Coviello: giovedì 28 settembre alle ore 18.00 a Schio, presso il Lanificio Conte ex sala turbine, e sabato 21 ottobre alle ore 16.00 a Marano, presso il Circolo Operaio.
Da anni, prosegue Luc Thibault, denunciamo il progressivo scivolamento delle relazioni tra lavoratori e sistema imprenditoriale verso forme di nuovo servilismo. Il castello di norme antioperaie costruito in questi ultimi 20 anni, dalla legge n. 196 del 24 giugno 1997, (conosciuta anche come pacchetto Treu) sino all'attuale Jobs Act, passando per l'abolizione dell'Art. 18 ha prodotto, oltre ad un impoverimento generalizzato delle maestranze e ad un aumento della disoccupazione e della precarietà , anche un esponenziale incremento di infortuni e morti sul lavoro. I numeri dell'INAIL parlano chiaro: oltre 1.000 morti e un milione di infortuni ogni anno.
Tutta la retorica sulle riforme produttrici di sviluppo e progresso, diffuse da governi e da CGIL CISL UIL per giustificare il feroce attacco degli anni trascorsi, viene sepolta da queste impressionanti cifre.
Gli unici a progredire in questi anni sono stati i redditi dei padroni, dei manager, delle società che hanno comprato - grazie a Giunte e amministrazioni locali impegnate a svendere il patrimonio pubblico - servizi di pubblica utilità o che sono entrate nei consigli di amministrazione di società a controllo pubblico, trasformandole in luoghi di sfruttamento intensivo della mano d'opera, nel nome della "efficienza" della "produttività " della "competitività ".
Anche in questo caso nessuno ha notato miglioramenti nei servizi, ma solo aumenti delle tariffe, ruberie dei "manager" (vedi lo scandalo che ha recentemente coinvolto l'ex dirigenza Geofor), mala gestione.
Una vera e propria guerra contro i lavoratori, costata la vita questa volta a Fabio Cerretani, operaio di 54 anni morto mentre svolgeva il proprio turno di lavoro all'interno della Revet di Pontedera. I lavoratori si sono fermati immediatamente, presidiando i cancelli dell'azienda ed esprimendo sgomento e disperazione per il compagno perso, ma anche rabbia per le scelte aziendali, improntate al dogma del massimo profitto, ben rappresentate dalle "esternazioni" dell'attuale Cda, che parla di "perdita di produttività " e organici in sovrannumero. In questo clima generale di attacco sistematico ai diritti ed alla dignità dei lavoratori, la sicurezza diviene sempre più un "costo" da tagliare, a favore del controllo dei lavoratori, come dimostrano le esorbitanti spese per il sistema di sorveglianza interno ed esterno all'azienda di Pontedera. Nel salutare con dolore Fabio, la sua famiglia e i suoi compagni di lavoro, la Federazione dell'Unione Sindacale di Base di Pisa si impegna nei prossimi giorni e per tutto il tempo necessario, a promuovere, affiancare, sostenere le lotte che saranno promosse per la sicurezza e la dignità dei lavoratori della Revet e di tutti i luoghi di lavoro presenti sui nostri territori.
Le storie delle morti bianche (ma che ci sarà poi di bianco in quelle morti?) si ripetono in un rituale tanto crudele quanto prevedibile. L'ultimo morto a Schio è stato Milos Cvejic, operaio di origini serbe travolto da una pesante lastra di ghisa. Nei primi sette mesi di quest'anno sono aumentati gli incidenti e i morti sul lavoro, il cui numero ha raggiunto quota 591, 29 in più rispetto ai 562 decessi dell'analogo periodo del 2016 (+5,2%). E' quanto afferma l'Inail pubblicando i dati provvisori sul 2017.
Le denunce d'infortunio pervenute all'istituto sono state 380.236, 4.750 in più rispetto allo stesso periodo del 2016 (+1,3%), per effetto di un aumento infortunistico dell'1,2% registrato per i lavoratori (2.832 casi in più) e dell'1,4% per le lavoratrici (oltre 1.900 in più).
E il governo Renzi, per mano dell'ex boss delle cooperative, Giuliano Poletti - ministro del lavoro, inopinatamente - ha trovato la soluzione imponendola per decreto, nelle pieghe del mai troppo maledetto Jobs Act. Dallo scorso 23 dicembre è infatti abolito l'obbligo a carico dei datori di lavoro della tenuta del registro infortuni, compreso l'inoltro della certificazione relativa agli organi di controllo. Niente registro, niente infortuni, niente morti. E che ci voleva, un genio della sicurezza del lavoro?
A questo proposito molto interessante l'articolo della Repubblica "Da Epifani a Damiano, gli ex sindacalisti hanno detto sì al Jobs Act. La legge delega sul lavoro è passata alla Camera e così il governo Renzi potrà riscrivere l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. A dare il loro voto favorevole, molti politici venuti dal sindacato: dall'ex segretario della Cgil al ex Fiom ed ex responsabile lavoro dei Dem. E inoltre Bersani, Bellanova ed ex vendoliani come Boccadutri (clicca qui su l'Espresso).
"Dobbiamo rinunciare ad una quantità di regole inutili... Robe come la 626 (la legge sulla sicurezza sul lavoro) sono un lusso che non possiamo permetterci. Sono l'Unione europea e l'Italia che si devono adeguare al mondo". L'affermazione, poi maldestramente ritrattata, è di Giulio Tremonti ai tempi in cui occupava il dicastero dell'Economia nel governo Berlusconi!
Dal governo Berlusconi ad oggi, tutti i governi, nessuno escluso, ha tentato di allentare quelli che vengono spesso definiti lacci e lacciuoli per le imprese, ma che per i lavoratori significa eseguire una mansione in sicurezza. Berlusconi, Monti, Letta ed ora Renzi, tutti sono intervenuti per semplificare la materia che poi, a ben vedere, significava esonerare le aziende da "fastidiosi orpelli", come spesso vengono definite attività come la formazione dei lavoratori, i documenti di valutazione dei rischi, la tenuta dei registri infortuni.
Precarizzazione del mercato del lavoro, aumento dei ritmi di lavoro nelle fabbriche, cancellazione dell'articolo 18, ricatto dei padroni di trasferire la produzione all'estero: non sono altro che delle scelte politiche consapevolmente prese dai governi che in parlamento fanno finta di litigare ma in fondo sono tutti d accordo quando si tratta di fare pagare il prezzo della crisi economica alle fasce sociali più deboli (l'esempio del referendum a Pomigliano è lampante in quanto sia il centro destra che il centro sinistra erano d'accordo con Marchionne e con il suo infame ricatto di delocalizzare la produzione della FIAT all'estero così come poi fece a Mirafiori e a Termini Imerese, lo stesso si può dire della legge Fornero dove il PD e il PDL votarono la riforma delle pensioni voluta dal governo Monti).Â
Dalla morte di Fabio, alla morte di Milos, alla morte degli operai della Marlane Marzotto, alla morte dei 1000 morti all'anno, per onorare sinceramente la memoria dei caduti sul lavoro non bastano i concerti o le commemorazioni: bisogna prendere coscienza che solo con la lotta di classe si possono invertire i rapporti di forza e porre fine a queste tragedie sul lavoro.
Il responsabile vero ha un nome e si chiama "massimizzazione del profitto", ovvero capitalismo!
Su questo tema sarà presentato il libro di Giorgio Langella "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante
*Giovedì 28 settembre alle ore 18.00 a Schio, presso il Lanificio Conte ex sala turbine
*Sabato 21 ottobre alle ore 16.00 a Marano, presso il Circolo Operaio
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