Quotidiano | Categorie: Interviste, Banche, Economia&Aziende

Convegno BPVi, assenti o defilati i sindacati dei dipendenti. Fabi: "un convegno tardivo, Variati lo sapeva". Tutti: "responsabile del crac è l'alta dirigenza che non è cambiata"

Di Piero Casentini Martedi 29 Novembre 2016 alle 18:59 | 0 commenti

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Sabato scorso, 26 novembre, si è tenuto al Teatro nuovo del capoluogo berico il primo incontro pubblico-istituzionale sulla crisi della Banca Popolare di Vicenza organizzato, non senza una serie di polemiche legate al mondo associazionistico, dai vertici di Comune e Provincia di Vicenza, uniti nella persona di Achille Variati, e dalla Camera di Commercio locale. Ad ascoltare i vari relatori tra cui il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta e il giornalista de Il Corriere della Sera Stefano Righi oltre al presidente della BPVi Gianni Mion e a constestare più o meno tutti gli altri c'erano molti rappresentanti delle parti coinvolte nella tragica vicenda del crac di BPVi, compresi parecchi risparmiatori comprensibilmente arrabbiati. Grandi assenti le associazioni di soci che hanno rifiutato l’invito, prima non previsto e poi affannosamente inoltrato anche a quella non presieduta dall’avvocato Renato Bertelle, e i rappresentanti sindacali che non hanno occupato le poltrone a loro riservate nelle prime file della cavea.

Avevamo incontrato i rappresentanti delle varie sigle sindacali del comparto bancario esattamente trenta giorni prima del convegno al Teatro, il 25 ottobre, quando avevano inscenato una protesta davanti alla sede centrale della Banca, minacciando di ricorrere alla sciopero nel caso di esuberi e lamentando l’assenza di un piano industriale. In quella occasione avevano ribadito di essere delle vittime come i soci azzerati, ma allora perché al Teatro non erano presenti? O erano mimetizzati?

Abbiamo contattato alcuni rappresentanti delle maggiori sigle sindacali del comparto bancario per raccogliere le loro dichiarazioni in merito tanto più che per alcuni ex dipendenti i colleghi ancora in servizio e i loro rappresentanti sindacali avrebbero timore a venire allo scoperto perchè ancora oggi aleggerebbe nella banca una sorta di fantasma di Gianni Zonin grazie a molte figure da lui volute e ancora attive.

Per FABI, la Federazione Autonoma Bancari Italiani, hanno risposto alle nostre domande  Helga Boscato e Mauro Turatello. Boscato non era presente in Teatro, mentre Turatello c’era, ma solo a titolo personale, ha precisato. FABI, infatti, aveva ricevuto l’invito da parte del sindaco Variati, ma ha ritenuto di non entrare in una “arena nella quale non potevamo dare un aiuto”, come ha detto Boscato riferendosi anche alle bordate di fischi che, pur in una sala semivuota, risuonavano quando qualcuno accennava ai dipendenti da salvare o alle loro presunte corresponsabilità. “Un convegno tardivo” l’ha definito Turatello, che “doveva essere fatto un anno fa, l’ho anche detto al sindaco”. Boscato ha voluto precisare che “da oltre un anno e mezzo chiediamo di individuare le vere responsabilità, la magistratura deve fare il suo corso. Abbiamo a suo tempo sostenuto l’azione di responsabilità che però all'epoca non era passata”.

I sindacalisti cercano di fare il loro lavoro: “la nostra attenzione è focalizzata sul mantenimento dei posti di lavoro” ha dichiarato Turatello, “molte associazioni non capiscono che i dipendenti sono vittime come i soci azzerati”. Sulle responsabilità dei bancari, sono convinti che nemmeno i private banker e i direttori di filiali sapessero alcunché, ma non escludono comportamenti individuali scorretti. “Ci siamo interrogati tutti” ha detto Boscato, “le decisioni arrivavano dall’alto. Ci mentivano, quando ci fu l’indagine di Bankitalia ci dissero che tutto andava bene”. È d’accordo anche Turatello che si chiede “cosa hanno controllato i controllori?” e parla di “filiera che arriva fino ad un certo punto”: insomma, i conti veri della Banca, secondo i rappresentanti di FABI, sarebbero stati a disposizione di una stretta cerchia di persone, top manager e dirigenti, che impartivano ordini, poi eseguiti con variabile solerzia dai dipendenti. “I direttori delle filiali eseguivano gli ordini” sostiene Boscato, “non prendevamo premi da quattro anni. Molti dipendenti hanno partecipato agli ultimi aumenti di capitale”. Turatello ha aggiunto che “ci sono colleghi che si stanno indebitando per restituire i soldi fatti investire ai genitori”. L’origine di tutti i mali, o almeno di gran parte di questi, secondo Turatello risiederebbe nelle pressioni commerciali, “molto molto violente”, alle quali erano sottoposti i dipendenti, “ricattati, minacciati, dai superiori”. Boscato ha definito “fortissime” le pressioni commerciali, spiegando che quelli in alto “ci dicevano che se non ci credevamo noi nelle quote BPVi da far acquistare, quella era la porta”. Turatello ha ricordato con amarezza come “la gallina delle uova d’oro” in BPVi era rappresentata proprio dal rapporto col cliente. Oggi definitivamente perduto. Per il futuro, Turatello immagina “una banca nuova, un nome nuovo e un modello di fare banca diverso”. Abbiamo poi contattato due rappresentanti per BPVi di FIRST-CISL, Roberta Pilutti e Maurizio Pianezzola. Pilutti ha detto solo che non era in Teatro sabato scorso e di non essere autorizzata a parlare con la stampa. Pianezzola non era presente e, interrogato sul motivo dell’assenza dei rappresentanti del sindacato cattolico, ha risposto con un “non so cosa dirle”.

Da parte di FISAC-CGIL una risposta è arrivata da parte di Denis Sbrissa, mentre Gino Parisotto non ha voluto rispondere. Sbrissa ha detto che l’invito da parte del sindaco di Vicenza era arrivato, tant’è che un collega era sulle gradinate del Teatro, pronto ad intervenire con una relazione, ma “non c’è stato il tempo adeguato per esporre il nostro pensiero”. Qualche giorno prima, però, il sindaco aveva ricevuto i rappresentanti di FISAC i quali avevano espresso tutta la loro “preoccupazione” per il mantenimento dei posti di lavoro. “È importante una presa di posizione da parte del sindaco” ha detto Sbrissa, “c’è assenza totale della politica”. Le presunte responsabilità dei bancari, secondo lui, sarebbero facilmente accertabili: “basta guardare le buste paga, sono pochissimi quelli che hanno ricevuto dei premi. Le pressioni commerciali erano grossissime. Le responsabilità vere sono della dirigenza”, che non si è rinnovata. “I capi area, i capi settore, sono gli stessi di prima”, cioè quelli dell’era di Gianni Zonin, “manca pulizia” ha aggiunto Sbrissa, che si è detto “molto preoccupato per il futuro”, tant’è che ha già contattato un legale prevedendo future azioni contro i bancari, che secondo lui “nella stragrande maggioranza hanno agito correttamente, secondo mandato”.

Stefano Veronese di UILCA-UIL ha detto che l’invito era arrivato, infatti era presente in sala, ma “abbiamo scelto di non intervenire, il clima era già molto concitato, intervenivano dalle gradinate”. Riguardo alle presunte responsabilità dei dipendenti nei confronti dei soci azzerati, Veronese ha confermato di averne “discusso varie volte, sappiamo bene che esistono parecchie accuse rivolte a dipendenti. Sappiamo al contempo che i colleghi commerciali in molte occasioni sono loro stessi risparmiatori con quote della Banca, per cui abbiamo la convinzione assoluta che i quadri non fossero a conoscenza della situazione della Banca, vendevano un prodotto in assoluta buona fede”. Sull’esito delle azioni legali avviate da alcuni soci nei confronti di singoli dipendenti, Veronese si augura “che tutti i colleghi (anche se lui non è dipendente BPVi e nemmeno un socio, ndr) siano in grado di dimostrare la loro estraneità. Saranno i giudici a giudicare”. Le preoccupazioni, comunque, ci sono: “il nostro ufficio studi sta ragionando sulla fusione tra BPVi e Veneto Banca, questa operazione potrebbe portare a 3000 esuberi. Non c’è ancora un piano industriale, l’operazione è vaga”. Il motto di UILCA è “nessun  licenziamento”, anche se lo stesso Veronese ha detto di non sapere “quali possano essere i rimedi perché gli ammortizzatori sociali non bastano. L’ambiente vicentino sta soffrendo, le perdite dei soci hanno intaccato patrimoni e fiducia. A giorni dovrebbe arrivare dalla Banca una proposta di ristoro, si spera soddisfacente. Credo che i lavoratori, spesso soci, abbiano l’interesse a veder accertate le responsabilità. Non c’è contrasto d’interesse tra soci e lavoratori: non ci sono due partite” ha concluso Veronese.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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