"Canceeto": fatti, non pugnette
Lunedi 12 Luglio 2010 alle 20:40 | 0 commenti
Ci hanno rintronato le orecchie per anni, a destra come a sinistra, con l'ossessione della "sicurezza", con le ronde (dove sono finite?), con la lotta al degrado. E giù con iattanti bollettini di guerra su automobilisti puttanieri o alticci al volante, con retate di spacciatori e clandestini, con telecamere occhio della legge, con allarmi continui su questo o quel quartiere immancabilmente definito "bronx" da ripulire a furia di pattugliamenti in stile SS.
Ebbene, dopo quest'orgia di law&order scopriamo che i problemi generati da un assembramento di ragazzini amanti dello spritz in una centralissima piazzetta del centro storico (foto Il Corriere del Veneto) non vengono risolti come ci si aspetterebbe, cioè con un normale controllo dei vigili urbani, ma scaricando la responsabilità sul bar che lì ve li richiama. Il "Canceeto" a fianco del palazzo delle Poste ha subito un'ordinanza comunale che è una vera mazzata, in quanto il grosso dei suoi incassi il gestore, Fabio Casarotto, se li assicura proprio dalle 18 alle 21 quando davanti al suo ingresso, specialmente nel fine settimana, staziona una vociante torma di ventenni bevitori che d'ora in poi troveranno chiuso. Il titolare è uno che di regola si dà da fare: dopo l'incursione dei giovani "barbari", pulisce per terra raccogliendo i bicchieri di plastica e le cicche. Ma i residenti si sono lamentati col Comune soprattutto per il piscio che ammorba i muri degli edifici tutt'intorno, e per il fatto che durante questi raduni di massa è difficile anche solo passare a piedi e in auto. Allora a palazzo si è pensato di far appostare vigili in borghese che filmassero i comportamenti scorretti dei monellacci e di punire il locale troppo permissivo nei confronti dei propri maleducati clienti.
Ma cosa c'entra il locale? Qui si sta parlando di un luogo pubblico, e dev'essere innanzitutto l'autorità pubblica a garantire le regole. Si è scartata a priori, da parte dell'amministrazione che si fa un vanto dei verbali staccati a chi viola le ordinanze, la soluzione più ovvia: far fare alla polizia municipale un bel giretto all'ora dello spritz in centro, e in particolare nella piazzetta incriminata. Dopo qualche bella multa, il deterrente farebbe il resto. E magari provvedendo a installare bagni chimici e un congruo numero di cestini per i rifiuti - e questi accessori per il decoro potrebbero essere sì richiesti al gestore - l'urina e la sporcizia a cielo aperto diventerebbero un ricordo. Quegli agenti in borghese, invece di girare video, non potevano intervenire? Il principio-guida dovrebbe essere punire chi non si comporta rispettosamente, quindi individuare il colpevole e multare solo lui. E non, invece, emettere decreti di sapore repressivo, di cui fanno le spese indiscriminatamente tutti i clienti, compresi quelli che non c'entrano niente. Quanto all'intralcio al passaggio dei residenti, delle due l'una: o si vuole ridurre il centro a una landa desolata, oppure qualche disagio bisogna sopportarlo. Anche perché, nel caso specifico, si tratta di un orario che arriva al massimo alla cena, e che dura in tutto tre ore per qualche giorno alla settimana. Non ci sembra questo gran sacrificio.
L'unica nota positiva in questa brutta vicenda è stato il gesto della vicesindaco Alessandra Moretti, assessore ai giovani, che in mezzo ai giovani ha avuto il coraggio di andare di persona, issandosi sulla botte davanti al bar per spiegare le ragioni della giunta. E' scesa nella fossa dei leoni, e di questo le va dato merito. Per carità , quel discolo del consigliere ex Pd Luca Balzi non ha avuto tutti i torti a sottolineare la commedia degli opposti fra la linea conciliante della Moretti con quella dura del collega assessore Dalla Pozza, l'uomo d'ordine (sottintendendo, perfidamente, la rivalità che ci sarebbe fra i due, di cui si vocifera nei corridoi di palazzo). E la Moretti sbaglia a invocare un impossibile controllo dei ragazzi "perbene" su quelli indisciplinati: si sa che fra gli sbarbati c'è la solidarietà di classe (d'età ). Però almeno ci ha messo la faccia, e il tanto decantato "dialogo" ha avuto una sua prova sul campo.
Ecco, ci vorrebbe meno retorica sull'ascolto e sul confronto e più fatti per ciò che riguarda le cosiddette, orrenda espressione, "politiche giovanili". Partendo dalla constatazione che non sono necessarie riunioni e tavole rotonde per sapere che alla massa dei ragazzi stanno a cuore i ritrovi alcolici. E e i sistemi per lasciarli liberi di divertirsi come meglio credono, nel rispetto degli spazi pubblici, sono talmente semplici, e per nulla polizieschi, che ci stupisce di doverli suggerire. Verrà il centro giovanile in contrà Burci, verranno manifestazioni e concerti (intanto a Campo Marzo, però, quest'anno c'è un mezzo mortorio), verranno le meravigliose sorti progressive promesse dai giovani consiglieri di centrosinistra Diamanti e Zanetti. Fino ad oggi, però, abbiamo repressione da un lato e bei discorsi dall'altro. Fatti, non pugnette, direbbe un certo sindaco di Zelig.
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