Pier Paolo Baretta: «Bce rigida, rischio liquidazione per BPVi e Veneto Banca» L'affondo di Luca Zaia: «Dov'è il governo?»
Sabato 25 Marzo 2017 alle 20:09 | 0 commenti
Martedì sarà l'ultimo giorno per aderire all'offerta pubblica di transazione della Banca Popolare di Vicenza. Ieri le sottoscrizioni hanno raggiunto quota 66%. Intanto, l'agenzia canadese di rating Dbrs ha confermato la valutazione (B sul lungo termine, R4 sul breve) con la notazione «sotto osservazione con implicazioni negative» e ha declassato Veneto Banca portando il rating allo stesso livello di BPVi. La notizia è arrivata il giorno dopo che le dichiarazioni della presidente della vigilanza bancaria della Banca Centrale Europea Daniele Nouy avevano messo in allarme il Veneto. «In casi particolari il consolidamento può anche prendere la forma dello scioglimento delle banche se diventano non sostenibili», aveva detto giovedì.
Il pensiero era corso subito alle popolari venete, oggetto di una serrata trattativa per la ricapitalizzazione con fondi dello Stato. «L'approccio europeo mi pare molto severo sulle questioni bancarie. Il rischio di una interpretazione troppo rigorosa c'è - ammette il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta (nella foto nel suo incontro a Roma alla nostra presenza con Luigi Ugone, presidente di Noi che credevamo nella BPVi, ndr)-. Non abbiamo reagito a queste dichiarazioni perché non pensiamo che la cosa riguardi le banche venete». Roma sta lavorando per aderire alla richiesta di aumento precauzionale da 4,7 miliardi. Bce non vede come mai si dovrebbe ricorrere ad aiuti di Stato, oltretutto per banche non di sistema. Il Governo, questa la trattativa, vuole invece dimostrare che le popolari sono un perno che non si può svitare senza far crollare tutto.
«Mostrare che è possibile una strategia fondata più sul rilancio che non sul fallimento - spiega Baretta - Le venete non sono banche né piccole né sull'orlo del default; escono da una difficoltà di governance vera ma possono essere rilanciate». Ovviamente il presupposto è che non debbano tirar fuori cifre colossali per le cause di soci inferociti per aver perso i risparmi di una vita. Ecco perché è stato prolungato fino a martedì mattina il termine per aderire all'offerta pubblica di transazione. L'obiettivo del 70% non è lontano se ieri il vice direttore generale di BPVi Gabriele Piccini ha fatto sapere che si è arrivati al 66%, che «altri soci hanno già preso appuntamento per la firma e inoltre c'è un 6% di interessati ma indecisi».
«Se qualche banca dovesse fallire, il conto non devono pagarlo i risparmiatori - ha avvertito ieri il governatore Luca Zaia - Nouy non ha detto nulla di nuovo perché il bail-in è ammettere l'idea del fallimento di una banca, prima c'era l'assorbimento. Quella vergogna di bail-in fatta in Europa fa sì che il conto lo debbano pagare i risparmiatori. Ma la cosa scandalosa da dire a questa signora è che se le banche devono fallire bisogna intercettare i responsabili del fallimento. Secondo: ci chiediamo dove sia il governo. Terzo: se chi deve vigilare, ha vigilato».
Governo e soci ci stanno mettendo la loro, altri mancano all'appello. «Facciamo di tutto per evitare qualsiasi ipotesi di bail-in - ribatte Baretta -. Il governo sarebbe ben contento se in questa avventura fosse insieme ad altri soggetti: non solo le banche ma anche i capitali veneti, gli imprenditori. Noi faremo la nostra parte ed è tempo che tutti i pezzi della società facciano la loro».
L'ex viceministro all'Economia Enrico Zanetti sarebbe più per sfidare l'Europa: «Il governo proceda alla ricapitalizzazione e chi si è visto si è visto - dice - Si aprirà una procedura d'infrazione? Mille volte meglio avere banche risanate e passare i prossimi quattro anni a discutere con Bruxelles piuttosto che lasciare una situazione aperta a improvvise degenerazioni».
di Monica Zicchiero, da Il Corriere del Veneto
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