Appaltocrazìa veneta
Domenica 19 Febbraio 2012 alle 13:03 | 0 commenti
Dopo l'affaire Valdastico Sud nel mondo delle infrastrutture regionali, a partire dalla A4, si riscopre un roveto di commesse, interessi, manovre di corridoio nel quale il confine tra politica bipartisan e affari diviene irriconoscibile. Mentre la giostra delle imprese chiacchierate tocca, con la Girardini, anche la Spv. Intanto, non troppo lontano, si comincia a sentire l'odore delle mafie
«È un piccolo granellino di sabbia in quella tempesta che sta rivoluzionando assetti proprietari e struttura finanziaria dell'Autostrada Brescia-Padova. È costituito da un gruppo di investitori che stanno tessendo un accordo per creare una newco e acquisire il 3,8% della Serenissima che il Comune di Padova vuole cedere. Si tratta della finanziaria Cis del veronese Bruno Tosoni, che già aveva raggiunto un'intesa di massima con il Comune, del gruppo delle costruzioni emiliano, Pizzarotti, e del gruppo autostradale che fa capo agli eredi del gruppo Gavio. Se si dovesse guardare all'entità delle quote si potrebbe dire che è una delle tante operazioni che agitano il mondo autostradale, assetato di azionisti "privati". Pronti a sostituirsi agli enti locali che, al contrario, sono costretti a cedere le loro quote per rientrare negli stringenti patti di stabilità ... Ma non è solo questo. Perché la tempesta di sabbia in corso sull'asse Est-Ovest che da Milano porta a Venezia, prima o poi si calmerà e si vedrà chiaro chi ha raggiunto l'obiettivo, ormai dichiarato da molti, di tenere insieme l'asse viario più trafficato d'Italia. E quel granellino potrebbe diventare un bel mucchio sul quale costruire: ha azionisti che si intrecciano lungo questa direttrice (i veronesi del Cis, il gruppo Gavio che ha partecipazioni nell'asse lombardo, i Pizzarotti che costruiscono già parte di quelle autostrade)».
È questo uno dei passaggi fondamentali di un lungo servizio pubblicato il 19 febbraio 2011 sul portale de La Tribuna di Treviso. L'articolo (manca all'appello il Gruppo Mantovani per vero) descrive un pezzo dello scenario economico e industriale in seno al quale durante gli ultimi tre anni si sta giocando la partita lombardoveneta non solo sulla A4, ma più in generale sul versante delle grandi opere. Frattanto però in quel mondo è calato il gelo dovuto all'arresto di Lino Brentan, peso massimo del Pd veneziano, da sempre considerato uno dei trait d'union dell'ala "migliorista" o centrista del Pd. L'uomo è in ottimi rapporti con Renato Chisso, potentissimo assessore veneto alle infrastrutture. Quest'ultimo è di fatto un tutt'uno con Giancarlo Galan, ex governatore veneto del Pdl e con l'eurodeputato Lia Sartori, un altro colonnello di peso in seno al Pdl regionale. E Sartori non è una figura qualsiasi giacché siede nel consiglio di amministrazione della veronese Cis, nel quale figura anche Bruno Mastrotto, re delle concerie della Valchiampo.
Lo scenario se guardato in controluce appare più opaco di ciò che sembra. Oltre alle grane giudiziarie di Brentan, che sembrano il prologo di un sistema Penati in salsa bipartisan anche nel Veneto, non va dimenticata l'indagine della procura antimafia veneziana sull'affaire Valdastico Sud. Sui media si è parlato a fondo degli scarti ferrosi che sarebbero finiti lungo il sedime che da Vicenza porta a Badia Polesine. Nonostante qualche eccezione, qualche uscita e qualche interrogazione parlamentare, la politica locale è rimasta pressoché in silenzio. Un silenzio però che è stato rotto da François Bruzzo, portavoce del coordinamento dei comitati dell'area berica interessate dal tracciato autostradale A31 sud. Queste le sue parole pronunciate il 27 gennaio durante un forum sul caso "scorie" organizzato a Nanto nel Vicentino da Rifondazione (che in materia chiede una commissione d'inchiesta regionale): «L'Antimafia di Venezia ci ha domandato informazioni soprattutto rispetto al tratto autostradale della A31 tra Torri di Quartesolo e Longare: è questo l'aspetto che li interessa maggiormente. Di più non posso dire per questioni di riserbo investigativo». Parole pesanti rispetto alle quali la politica berica è rimasta ancora in silenzio. Il tutto mentre durante lo stesso incontro pubblico veniva fuori un'altra verità : i residui ferrosi sono lungo tutto il tracciato della A31 sud da Torri di Quartesolo sicuramente fino a Saline. Le zone interessate non sono solo quelle lungo il sedime ma anche in concomitanza dei sentieri e delle strade a servizio della Valdastico Sud. Questo almeno è quanto sostiene, con una vera e propria rivelazione shock, Marco Nosarini, l'appassionato di archeologia che con i suoi esposti ha avviato il lavoro dell'Antimafia veneziana.
Sicché rispetto all'arcipelago che si appresta a prendere il controllo della Brescia Padova le nubi non smettono di addensarsi. «Paolo Pizzarotti, patron del gruppo, che dirige con piglio autoritario, è stato coinvolto anche in numerose inchieste penali... Nel 1992 incappa nella inchiesta di Tangentopoli sull'appalto dei lavori per la costruzione dell'aeroporto milanese della Malpensa. Si aggiudicò l'appalto insieme ad altre imprese, anche grazie al versamento di tangenti per un miliardo e trecento milioni di lire versate alla Democrazia Cristiana. Pizzarotti patteggiò la pena, un anno e un mese di reclusione e 560 milioni di risarcimento»: è il 10 dicembre 2010 e sul suo blog così scrive di Pizzarotti l'europarlamentare del Pdl Salvatore Tatarella. Sul fronte del Gruppo Gavio le cose non vanno meglio giacché sul sito della Casa della Legalità , la prestigiosa Onlus capitanata da Christian Abbondanza, il 28 dicembre dell'anno passato viene pubblicato un post in cui si legge che «sulle autostrade del gruppo Salt-Gavio... operano anche società di famiglie della 'ndranghetala 'ndrangheta». Se a questo si aggiunge che il nome di Brentan è legato oltre che alla Padova Venezia anche ad altri incarichi di prestigio attorno ai quali si muovono commesse milionarie: Grande Raccordo Anulare di Padova, progetto Nogara Mare e Veneto Strade, l'Anas della regione, la cornice si inspessisce ulteriormente.
Ma anche la Pedemontana Veneta, o Spv, non sfugge alla regola del timore. Il 4 febbraio 2012 a pagina 18 il GdV dà la notizia del rinvio a giudizio per un pezzo del gotha dell'imprenditorìa veneta nel movimento terra e nelle costruzioni generali. L'inchiesta sul cartello di imprese che avrebbero danneggiato le amministrazioni pubbliche alterando i prezzi ad esse proposti ha preso il nome di "appaltopoli". Tra i nomi di maggior prestigio figurano il Gruppo Girardini e il Gruppo Miotti. Il primo ha avuto in affidamento una parte dei lavori della Spv, tra i quali spicca il cantiere di Montecchio Precalcino. Miotti invece ha ottenuto cospicue commesse dall'amministrazione comunale di Vicenza, dalla provincia e da molti comuni dell'hinterland berico. «È importante che con l'avvio dei cantieri della Pedemontana Veneta si dia lavoro ad imprese e maestranze della nostra terra». Così parlò il governatore Luca Zaia il 10 novembre a Romano d'Ezzelino al momento della posa della prima pietra della Spv. Però non fece alcun accenno alla necessità di tenere fuori dalle commesse le ditte chiacchierate. E in questo silenzio la politica e la cosiddetta società civile, con qualche rarissima eccezione, gli sono andate dietro senza balbettare verbo.
Da VicenzaPiù n. 228
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